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COMMENTO A“LA GUERRA DELLA FINE DEL MONDO”DI VARGAS LLOSA

7/7/2025

Ho sempre pensato che la “Montagna incantata” di Thomas Mann fosse il libro più bello che avessi mai letto, persino migliore dei romanzi di Dostoevskij. Questo per la sua modernità; successivamente leggendo questo di Llosa l’ho ritenuto a lungo apparentemente il migliore, ma solo fino alle 30 pagine finali; poi purtroppo mi sono in parte ricreduto a causa di una grave caduta di stile e di tono che vi dirò.
Fino ad allora per me Llosa non era solo un genio relativo ma un vero genio assoluto e il suo libro “quasi” perfetto nella forma, nel contenuto, nella trama, ma soprattutto nel suo significato ultimo antropologico e filosofico: il che significa che in pratica ti spiega tutto sulla vita e sulla storia, senza speranza e senza pietà, mostrandone senza veli la verità più profonda. Gli uomini di tutte le classi sociali e di tutti i livelli culturali (conseguentemente tutte le tipologie di cultura), vivono immersi inconsciamente in apparenze ideologiche le quali o esaltano simboli magici o comunque ci sconfinano e soprattutto vi soggiacciono. Ma attenzione anche quando sembrano intrecciare un peccato veniale, diventa invece il peggiore proprio perché magari si prefiggono di rovesciare e sconfiggere il pensiero magico (diventando i falsi eroi della razionalità e del progresso) quando invece ci sono dentro fino al collo. E’ successo ahimè al Positivismo e al Comunismo vecchio stampo. La cosa più notevole di Llosa consiste nel fatto che raggiunge questo risultato attraverso la spietatezza empirica della realtà sulla realtà, non basandosi a sua volta su elecubrazioni ideologiche e concettuali, ma esclusivamente sui fatti. In pratica descrivendo quello che è accaduto veramente. In questo modo non da scampo al valzer delle ideologie, lasciando la umanità o meglio la disumanità nuda e “deforme” di fronte a uno specchio terribile e impietoso. Un libro piacevolissimo che leggi classicamente tutto di un fiato, ma anche un testo dolorosissimo e molto molto commovente: quindi da non consigliare ai deboli di cuore e di mente. A proposito di deformità posso citare un episodio meraviglioso che addirittura mi ha fatto piangere. Nel romanzo si racconta di una specie di circo itinerante composto come si usava allora dai classici fenomeni da “baraccone”. C’è la donna barbuta a cui tirano la barba e contemporaneamente tastano il seno per vedere se è veramente una donna; c’è il nano cantastorie che fa le piroette e suona la fisarmonica e la chitarra; c’è l’uomo serpente che quasi privo di ossa si può contorcere in tutti i modi come se fosse fatto di gomma; il gigante che spezza le catene sfidando alla lotta i più coraggiosi ecc ecc. A un certo punto mentre fanno lo spettacolo in una piazza esce la gente, ma questi sono quasi tutti malati e “deformati” come loro e peggio di loro. Per me un colpo di genio spettacolare, che mi ha fatto piangere, ha un significato particolare: in questa società aberrante siamo tutti disumanizzati e deformati guadagnandoci da vivere in una società mostruosa al circo della vita ( e questo è anche il vero significato di Fantozzi).
Siamo nel Brasile del 1890 di fronte alla più sconvolgente rivolta di desperados tra le molte già accadute in quei decenni; ma stavolta la resistenza sarà veramente terribile e coinvolgerà in una incredibile disfatta ben tre spedizioni militari, fino alla quarta, quella definitiva che regolerà i conti una volta per tutte. Naturalmente questo avverrà al prezzo di un impietoso massacro finale, non solo di guerriglieri ma di tutto un popolo: donne, vecchi e bambini compresi ( duemila militari circa più 30.000 vittime). Queste vittime sacrificali della storia, questi “ultimi” sono veramente gli ultimi degli ultimi. Si tratta di indios, negritos ex schiavi, banditi cangaceiro ecc che vivono, tentano di sopravvivere, in un clima di violenza e povertà inimmaginabili. Purtroppo alla fine della scala sociale già così disastrata, ci stanno proprio le donne, coloro che tengono in piedi la famiglia e nel contempo cercano di salvarsi come possono da un mondo selvaggio dominato dalla violenza fisica maschile, sia quella sessuale che quella sanguinaria. Di primo acchito sembrerebbe che queste rivolte siano avvolte in un alone di mistero a motivo del fatto che scoppiano improvvisamente senza chiedere il permesso a nessuno; al contrario sono endemiche per ben noti motivi, e infatti culminano nella distruzione delle fazendas degli odiati latifondisti ed ex schiavisti.
Tuttavia effettivamente questa ultima volta, la famosa e famigerata rivolta di Canudos (la cittadina dei ribelli) costituisce una specie di rebus storico per la quantità di popolo coinvolta, per la qualità strategica e la ferocia della resistenza, ma soprattutto per la fanatica e superstiziosa ideologia religiosa che l’ha fomentata e sorretta. A tutta questa sofferenza cercò di porre rimedio, ma alla fine esasperandola e facendola esplodere, la grande e incredibile figura del santone, apparentemente “pacifista”, denominato il “Consigliere”. Così pacifista ma così pacifista che si portava sempre sul collo un meraviglioso agnellino tutto bianco appena nato ; alla fine di tutto troveranno anche lui ridotto in poltiglia crivellato di pallottole. Anche se il “Consigliere” era solo un soprannome nel suo caso il detto numen nomen non fu mai più appropriato. Tutti credevano che fosse veramente il diretto rappresentante di dio secondo il mito del re portoghese S.Sebastiano e lui effettivamente si spacciava come intermediario di entrambi. Aveva un carisma incredibile essendo uomo altissimo e di grande fascino profetico: la gente ammirava la sua coerenza estrema tra il modo di pensare , di parlare e soprattutto di vivere quotidianamente. Dunque anche lui ultimo tra gli ultimi. In tutti i casi la sua santità crebbe col tempo e lui si fece una lunghissima gavetta (riparando i cimiteri e le chiese, aiutando gli anziani e i malati) attirando dei seguaci che lo seguivano dappertutto in totale mistica adorazione. Un po alla volta questa incredibile ciurma itinerante si allargò sempre di più come se il numero aumentando, crescesse continuamente su se stesso, fino a diventare una folla di “convertiti” una folla che finì per concentrarsi nella cittadina di Canudos.
Arrivati a questo punto la sua lotta decennale contro il male e la corruzione del mondo non era più solo individuale, non era più lo sciamano eccentrico di una delle tante sette che pullulavano tra quelle menti fantasiose e disperate. Antonio, il Consigliere per antonomasia, aveva finalmente trovato l’ esercito per la sua crociata contro il male: il suo contagioso entusiasmo profetico ormai era ciecamente condiviso dalla folla di un popolo intero. Quando trovò anche i capi militari, ossia i i più terribili cangaceiro, ex banditi però miracolosamente convertiti, a questo punto tutto era pronto affinché la tragedia si compisse e scoppiasse improvvisa una violentissima rivolta. Naturalmente su questa figura realmente esistita si è detto di tutto da vivo e da morto principalmente per metterlo alla berlina, basandosi sul lato ridicolo della superstizione popolare o sulla assurdità e tragicità del suo fanatismo. La verità è che la sua capacità di sedurre il popolo e e la disponibilità del popolo a farsi ipnotizzare fino al martirio finale, resterà uno dei grandi misteri della storia come del resto fu anche per molti altri episodi simili. A questa lotta all’ultimo sangue parteciparono attivamente anche le donne, sia come figure profetiche che come partigiane, prefigurando anche per loro un riscatto particolare visto che erano le ultimissime fra gli ultimi: nel regno del machismo più assoluto non era raro che venissero violentate.
Una di queste poverette la chiamavano la Madre di tutti gli Uomini: dopo aver ucciso il suo neonato per ignoranza e per follia, uscita dal carcere, continua a espiare per sempre la sua colpa girovagando per il mondo come una suora penitente e itinerante. Purtroppo la violentano per ben quattro volte. Ciononostante non odia il genere umano, più precisamente quello maschile, continua imperterrita a pregare e a mortificarsi per la redenzione sua e della umanità intera: evidentemente anche quella colpevole dei crimini più abietti. Come del resto era stato anche per lei. Addirittura quando viene violentata alla quarta volta da un ragazzo giovanissimo, dopo i primi momenti di odio e disgusto assoluti, capendo che sia dominato da un impulso irresistibile di cui non è totalmente colpevole, incredibilmente prega dio che lo perdoni del terribile crimine che sta compiendo su di lei. Dal punto di vista femminista o semplicemente di tutte le donne questo pezzo sembrerebbe incomprensibile e comunque disdicevole; ma dal punto di vista di Llosa ha il significato di cercare la redenzione, anche dei più colpevoli, attraverso la apparente santità e il sacrificio di persone totalmente pure e ingenue. Sono molti i protagonisti che sembrano prefigurare questo ruolo di redenzione primo fra tutti ovviamente il Consigliere. E’ tuttavia una illusione visto che tutti loro parteciperanno, nonostante il loro spiritualismo e pacifismo esasperato, sia pure indirettamente, alla resistenza: dunque collaborando comunque alla morte di migliaia di soldati. In particolare lei resterà la madre di tutti tranne che di quelli atei maledetti in divisa. E’ questo uno dei punti più oscuri e misteriosi del romanzo: come può tanta commovente santità popolare, tanto genuino cristianesimo sbandierato, inizialmente del tutto spiritualista e pacifista, sfociare e immergersi in un terribile bagno di sangue? La risposta troppo semplicistica consisterebbe nella constatazione che il fanatismo non può che portare a tali conseguenze; ma questa è anche la tesi di chi reprime nel sangue la rivolta. Il consigliere non aizzerà mai il popolo alla violenza, ne mai impugnerà le armi ma predicherà che i morti in battaglia saranno perdonati e andranno sicuramente in paradiso accolti trionfalmente dagli angeli e da dio. Questa religiosità popolare nella sua parte migliore, sembrerebbe veramente un nuovo tipo cristianesimo risorto, per il richiamo così intensamente vissuto al vangelo secondo uno sfondo fortemente solidaristico e comunitario. A questa gente poverissima e istintivamente violenta, il Consigliere in effetti farà il grande miracolo di insegnare ad amarsi rispettandosi e soprattutto ad organizzarsi aiutandosi concretamente in tutti i modi possibili: scoprire che l’aiuto reciproco pur nella povertà estrema è un grande sollievo, non solo nei fatti ma psicologicamente, è importantissimo. Ancora più importante e decisivo sarà la riconferma assoluta che tutte le loro sofferenze riceveranno il giusto premio in paradiso e che comunque verrà presto l’apocalisse che darà a tutti il giusto premio oppure la pena eterna. In realtà questo movimento religioso era anche fortemente eretico, mescolandosi con la parte pagana e più superstiziosa della fede primitiva degli antichi schiavi: al punto che credono che sorgerà dal mare il mitico re portoghese Sebastiano (in effetti il consigliere è il suo alter ego) per guidarli alla vittoria finale. Così ci sarebbe stato un mitico re portoghese che sorgendo dalla tomba aiuterebbe degli schiavi? Semmai farebbe il contrario esatto come è sempre accaduto nella storia per tutti i veri re portoghesi; ma evidentemente per loro il corso degli eventi deve pur rovesciarsi magicamente nel suo opposto. Così l’oppressore reale nella storia si trasforma in un fantastico liberatore cristiano. Insomma è una doppia follia in una sola volta (un re che resuscita e per giunta a favore degli schiavi) e la dice lunga sul livello totale di ipnosi fantastica, onirica e mentale di quella povera gente. Certo la fantasia anche quella estrema non costa niente tranne quando il mito porta alla morte di 30.000 persone.
In effetti il movimento era esploso per tre cause storiche ben precise :

  • l’abolizione della monarchia e conseguentemente la nascita della repubblica aveva coinciso con la fine della schiavitù che però, come era già successo in America, lungi dal risolvere la situazione, l’aveva peggiorata: adesso gli schiavi senza un tetto, senza mangiare e pericolosamente inattivi si ritrovavano in una condizione se possibile ancora più assurda, precaria e disperata.
  • il governo repubblicano tanto per far piovere sul bagnato, aveva introdotto delle nuove tasse: adesso la gente veramente non ne poteva più.
  • non solo ma si era dato una identità massonica fortemente antireligiosa e anticattolica introducendo per esempio il matrimonio civile. Tutto questo aveva creato un odio fortissimo contro il governo considerato ateo, di fatto peggiore di quello precedente, favorendo la sognante nostalgia per il ritorno del fantomatico e cristianissimo re Sebastiano.
    Anche su questo aveva fatto fortissima leva la predicazione del Consigliere, presentando il governo come una diabolica emanazione dell’Anticristo e l’avvento del re come la promessa garantita del paradiso in terra.
    Ma qual è l’aspetto più enigmatico e incomprensibile di questa rivolta? IL romanzo non lo spiega e allora ci proverò io. Si parte da questo concetto; questi dopo aver sbaragliato per ben tre volte le formazioni militari massacrandole, ormai saturi di vendetta e di successo, son ben consapevoli che alla prossima si chiude definitivamente il cerchio su di loro, questa volta senza nessuna possibilità di vittoria. Contro l’esercito brasiliano quasi per intero e fortissimamente armato sarà quasi impossibile farla franca. Ebbene decidono lo stesso di resistere a oltranza consegnandosi a morte sicura. Potrebbero sparpagliarsi di qua e di la scomparendo nel Brasile immenso. Infatti proprio questa sarà la preoccupazione più grande dell’esercito, che possano scappare evitando la vendetta. Invece non lo fanno scegliendo inesplicabilmente il combattimento all’ultimo sangue e conseguentemente il martirio. La spiegazione è molto complessa perché presenta molte sfumature:
  • il fatto è che per loro, a causa delle condizioni di vita miserrime, il confine tra la vita e la morte non è così ben definito e adesso il loro credo li riconferma in una speranza ultraterrena
  • inoltre hanno una minima speranza di potercela fare soprattutto se saranno miracolosamente sorretti dalla volontà di dio e di S.Sebastiano. In caso contrario hanno scelto il martirio sempre seguendo la sua santissima volontà. In tutti i modi morendo andranno sicuramente in paradiso come è accaduto in tutte le crociate religiose.
  • raggiunta una compattezza straordinaria a livello di collante sociale, hanno anche una adorazione per se stessi come popolo; non sono più disposti a sciogliere e a disperdere quel meraviglioso legame anche a costo della morte. Si tratta di una relazione sociale che per la prima volta ha dato loro una identità, una dignità, un vero senso di amore e fraternità al di la di ogni egoismo e materialismo proprietario e borghese. Questo è veramente il lato più bello e grandioso di tutta la faccenda. Il fatto di morire l’uno per l’altro alla fine è una grande festa dove al posto dei mortaretti ci stanno le esplosioni dei cannoni.
  • lo stesso discorso vale per la fedeltà al capo soprattutto se è vincolata sempre nel senso di un carisma religioso fanatico. Non potevano più abbandonare il Consigliere e così il destino di uno come di tutti, è ormai reciprocamente vincolato per sempre.
    Dunque la comunione del popolo con se stesso e con il capo può comportare comunque esiti terribili nel senso della violenza.
    Ecco dunque svelato il mistero della terribile resistenza di Canudos che ossessionerà i suoi nemici militari, politici e intellettuali nella parte conclusiva del romanzo: almeno sapere di che cosa veramente sono morti in così gran numero sia le vittime che i carnefici. Eppure questa non è ancora la parte più segreta e profonda della spiegazione. Fin qui siamo ancora alla superficie.
    Passando dallo stato dell’istinto animale a quello culturale dell’uomo, questi è incredibilmente approdato subito alla produzione di simboli dandogli non solo un potere magico (quasi automatico in corrispondenza alla loro ramificazione fantastica e rappresentativa ) ma assoluto, tale da escludere in quanto tale, ma solo tendenzialmente, anche la minima forma di critica e autocritica. Abbiamo detto tendenzialmente: infatti già ai tempi della primissima fase di caccia e raccolta non è da escludere che lo stregone più volte fallito in alcune prove, facesse una brutta fine; tanto più che ai quei tempi esisteva incredibile a dirsi una forma di democrazia tribale. In tutti i casi anche in quell’epoca la magia era una forma di mentalità ipnotica auto avvolgente e imprescindibile. In seguito con la scomparsa di questa democrazia e la nascita del potere assoluto anche la magia ha assunto un potere esclusivo palesando quella chiusura perniciosa che ancora oggi caratterizza la produzione simbolica religiosa e ideologica. Giacché il pensiero magico (superstizioso in quanto feticista: Sebastiano era un mito ma soprattutto un feticcio) consiste nel dare onnipotenza presunta e artefatta a una produzione esclusivamente mentale che pretende di sostituirsi alla realtà. La magia è stato il primo caso di elaborazione di prodotti umani che poi comandano sull’uomo che ne diventa schiavo e zimbello; non solo, ma come già detto, con l’aggravante storicamente processuale della dissoluzione di ogni critica. Se qualcuno avesse detto a Canudos rinunciamo alla resistenza , non so che fine avrebbe fatto. A volte la dipendenza del pensiero magico dai suoi simboli può essere più aspra, a volte un po di meno, ma è sempre un pericolo terribile e incombente che fa perdere agli uomini la tramontana; sappiamo quanto poco ci vuole perché questo accada. Lo stesso discorso vale per l’adorazione ingigantita delle figure carismatiche taumaturgiche come erano i genitori alla origine del genere umano: tanto è vero che vennero adorati anche come albero genealogico. Ecco il bisogno di un grande padre salvifico come magari era in gran parte effettivamente il Consigliere nella pratica e S.Sebastiano nel mito, ma non certo come figure alla stregua di Hitler o Stalin, che però passarono lo stesso come tali nonostante la loro palese e feroce negatività. Tale è la esigenza così pressante della figura di un padre salvifico tra gli umani e l’amore fanatico che lo sorregge, se lo vogliamo chiamare così.
    Detto questo non abbiamo affatto esaurito la profondità del romanzo: continuando sulla falsariga di quanto detto sopra, cioè indagando sul dominio palese o segreto dei simboli superstiziosi al di sopra di tutto, nel fondo della coscienza di ciascuno di noi.
    Infatti a questo punto emerge una figura interessantissima e apparentemente molto affascinante che ci permetterà la chiusura del discorso a livello totale (antropologico, filosofico e sociologico). Questo personaggio corrisponde a Galileo Gall .Anche qui il nome è tutto un programma. Sembrerebbe il personaggio più positivo (e positivista) e invece alla fine farà una figura meschina e una morte miserrima. E’ un rivoluzionario di professione come ce n’erano tanti nell’ottocento: figure che giravano il mondo con il lanternino alla ricerca di una rivoluzione per cui valesse la pena offrire la propria spada e la propria vita. Conseguentemente ne ha già passati di tutti i colori. Imprigionato e torturato più volte, sfuggito alla pena capitale chissà come, è rivoluzionario due volte: per la sua incrollabile fede di tipo anarchico socialista (odia soprattutto la proprietà privata che considera ,come Proudhon, il vero tumore del mondo) infine perché esalta la scienza come la nuova vera “religione” antireligiosa. Lui però è sicurissimo che le sue idee rappresentino la modernità contro l’oscurantismo del passato: insomma è convintissimo ideologicamente di non aver nessuna forma di religiosità o di superstizione; questa può essere solo appannaggio di quei poveretti analfabeti da sempre vissuti in condizioni miserrime e nell’ignoranza più totale. Non sa che il suo ateismo è una forma di religione non molto diversa da quella dei primitivi, non si accorge che il suo credo scientifico è una fede mitica basata su feticci come lo è a modo suo pure l’incredibile sebastianesimo. Non si rende conto di rappresentare viceversa l’oscurantismo della modernità. La sua crociata, laica solo in apparenza, soppianterà tutte le altre religioni, salvando l’umanità da quella odiosa e mortifera falsità che ottenebra, in tutte le sue forme, la mente del popolo. Qui sta il punto nel suo fanatismo scientifico,in parte è lo stesso che sorregge il governo brasiliano che ha sulla bandiera il motto .”Ordine e Progresso”. Al contrario il nostro avrebbe come motto anarchia scienza e progresso. Peccato che qui ordine sta per proprietà, progresso sta per difesa della medesima ad oltranza e che questo abbaglio farà scambiare una rivolta disperata per la Vandea, incubo e tabù di tutti i massoni dichiarati. Quindi da distruggere a qualsiasi costo minando intrinsecamente sia la proprietà che l’idea stessa di progresso. Così questi borghesi filistei, dopo aver creato le condizioni della rivolta, la schiacceranno nel sangue pensando di essere dei veri progressisti a differenza di Gall che è comunque un bandito, sia pure aristocratico, amico di selvaggi banditi peggiori di lui. In un certo senso è una guerra tra falsi progressisti anche se Gall almeno sta dalla parte giusta.
    Dunque Galileo viene a sapere della ribellione e subito è incuriosito e interessato moltissimo. Il suo istinto gli dice di precipitarsi li a difendere il popolo oppresso in rivolta, ma si crea in lui un terribile dilemma e conflitto interiore; ma come va difendere quella che viene già chiamata la Vandea del Brasile, ossia masse di popolo fanatizzate da un santone quanto mai equivoco e discutibile. Insomma andrebbe a difendere uno dei suoi nemici principali, ossia il fondamento della più bassa superstizione popolare.
    Alla fine decide comunque di intervenire in base a questo ragionamento: il fanatismo è la superficie, ma il vero movente, quello che conta perché va nella direzione concreta della evoluzione storica è l’attacco e la abolizione della proprietà privata. In seguito avrà opportunità e modo di convertire le masse alla vera razionalità laica; se questo fosse accaduto veramente sarebbe stato divertente vedere come andava a finire in questa assurda competizione con il Consigliere…In realtà sappiamo già come sarebbe andata la faccenda. Come già detto anche Galileo è un fanatico ridicolo, ma non lo sa: proprio per questo è anche peggio degli altri. Infatti crede ciecamente nella frenologia Lombrosiana cioè nella capacità di interpretare le personalità analizzando e palpeggiando le fattezze della faccia e del cervello. Un giorno mette in pratica tutto ciò in un villaggio nel tentativo di incominciare a indottrinare le folle in modo “alternativo”. Tuttavia questi “primitivi” in un certo senso lo smascherano e gli chiedono se può leggere il destino sul cranio, come piace a lui, invece che sulla mano come si faceva una volta.
    Non lo trattano affatto come un grande scienziato all’avanguardia, ma come un cartomante un po pazzo, in altre parole più curioso, più originale e diverso dagli altri… ancora una volta anche lui è vittima di simboli interpretati feticisticamente. In poche parole pretende di guarire gli altri dalla sua stessa malattia. Oltre a questo Gall assomiglia molto anche ai veri sacerdoti quando farà un assurdo voto decennale di castità totale; ma si equiparerà alla bassezza del popolo quando, sopraffatto da un raptus e da una pulsione irresistibile, violenta di punto in bianco la bella e povera Yurema. Così non morirà eroicamente sulle barricate come ha sempre sognato, ma verrà miseramente ucciso dal marito cornuto dopo un lungo inseguimento come nella commedia all’italiana.
    Finisce così la grande , straordinaria ma terribile morale del romanzo: tutti noi siamo sopraffatti dai nostri simboli magici e feticisti, tutte le religioni ma anche tutte le ideologie (persino la scienza) e proprio per questo non vediamo la trave che sta di fronte a noi e proprio per questo siamo anche in preda alle nostre peggiori pulsioni sessuali e aggressive. Lo aveva già detto Dostoevskij: l’uomo ha un bisogno imprescindibile di inginocchiarsi di fronte a Dio o a degli idoli. Il grande scrittore pensava che anche gli atei si inginocchiano di fronte a degli idoli, altrimenti il peggiore di tutti è proprio il nulla; gli atei viceversa pensavano a loro volta che anche le divinità più evolute e spirituali non sono altro che idoli.
    Alla fine il romanzo rimane sospeso tra tutte queste verità conflittuali anche se resta ferma la condanna contro ogni forma di fanatismo, e in definitiva contro ogni forma di ideologia.
    Infine dobbiamo rendere conto di un giudizio finale critico nei confronti delle ultime trenta pagine.
    Il romanzo si è dipanato in modo straordinario e tutto di un fiato fino a quando non scoppia la descrizione delle varie fasi della guerra e delle varie battaglie. All’inizio anche questa descrizione è formidabile ma dopo un po è sempre la stessa, e alla lunga finisce per annoiare. Inoltre anche le situazioni per così dire ideologiche sono sempre molto interessanti e avvincenti ma finiscono a mio modo di vedere in maniera orribile, assurda e molto esagerata. Agli ultimi giorni dell’assedio, quando la città è già mezza massacrata dai bombardamenti incessanti e da un momento all’altro si attende l’assalto decisivo con il sacco finale e l’orgia di sangue, il Consigliere già da tempo molto malato, sta per morire. Ricorda un po S.Agostino che muore in attesa che i barbari invadano la sua città; oppure il grande poeta Neruda che morì circondato sul letto di morte dai militari golpisti.
    Eppure questa situazione quasi sublime di martirio finale viene gravemente sporcata, è proprio il caso di dirlo, da un incredibile episodio di coprofilia. Circondato dalle altre figure profetiche ve n’è una in particolare che si dispera per la morte imminente del grande capo: lo chiamavano il Beatino per la sua fede al di sopra di tutto. A farla breve il Consigliere ha due scariche finali evacuando delle “nocciole”, come le descrive Llosa, e il Beatino incredibilmente le assimila e se le mangia.
    Sicuramente Llosa ha voluto stigmatizzare da ultimo l’assurdità pagana e infantile del fanatismo di questa gente. Altri hanno notato che questo colpo di scena è geniale rompendo di punto in bianco con tutto lo stile epico e aulico della la trama precedente. Tuttavia questo ultimissimo episodio che finisce con la cacchina santa a me sinceramente ha fatto schifo. Questi sono gli unici appunti che faccio a questo che comunque resta un romanzo meraviglioso .
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