L’orso rappresenta una vitalità solitaria ed esasperata, selvaggia e istintiva, ma sempre orientata nella difesa a oltranza del proprio se biologico e animale: la volontà di vita a tutti i costi anche nella lotta e nella solitudine. Certo Marx non avrebbe gradito: se odiava Robinson Crusoe probabilmente l’orso non gli sarebbe stato molto simpatico. Non aveva capito quanto coraggio, preliminare e solitario, sia necessario nel forgiarsi al fuoco ardente della critica, per svaporare la cortina fumogena di una società estremamente malata e decadente ( questo i ragazzi del 68 lo fecero in parte: certo travisandolo e soprattutto praticandolo malamente). Non aveva nemmeno capito quanto ambivalente e pericoloso fosse inseguire e perseguire i miti comunitari delle masse. Questo portò alla corruzione della sovrastruttura minando il valore anche della struttura economica. Ora proprio perché anche quei ragazzi caddero, quanto mai amaramente e illusoriamente, in quella trappola ultra ideologica ricolma di mitologia, il primo grande antidoto consiste nel comprendere il rapporto tra verità e libertà. Cosa che per esempio Simone Weil capì benissimo, ma non venne ascoltata (ancora oggi?) quando disse che la verità deve essere assolutamente un prerequisito, un valore fondativo della politica che voglia perseguire anche libertà e giustizia. Certo quando si parla di libertà e verità in filosofia a volte non si approda da nessuna parte, alla fine si arriva persino a dire che non esistono. Ma se li osserviamo nella politica e nella società, scopriamo subito che cosa significano le trombonate dei giornali, oppure quando un potente ti impedisce di fare illegalmente qualcosa di sacrosanto. Scopriamo così che proprio non se ne può fare a meno di verità e libertà, che nel passato un sacco di gente è morta per difenderle e che la cosa potrebbe ripetersi ancora. La verità è il primo mattone di quella politica che vorrebbe cambiare il mondo. Noi in verità ci accontenteremmo di cambiare l’Italia a partire dal rifiuto della globalizzazione: tutta la globalizzazione. In Italia la verità intesa come etica, come valore qualitativo intrinseco da salvaguardare a tutti i costi, praticamente non esiste. Esiste solo il fatto inteso come il coagulo di tutti i maneggi più sporchi possibili, di corruzione politica, corruzione economica, carrierismo e prepotenza dei singoli. A questo si aggiungono tutte le ragion di stato partitiche o pseudo nazionali, in nome delle quali si giustifica sempre tutto, salvo poi perdere tutto, assistendo impotenti alla infinita decadenza del bel paese. Da noi, da sempre, si ammette l’inammissibile. Una volta Iva Zanicchi, anima candida nazional popolare, disse che in Italia si tollera l’intollerabile; che se negli altri paesi, accadesse quello che capita da noi, da loro sarebbe già scoppiata le rivoluzione. Da noi esiste solo un regime che, come Giano bifronte (dal 46 in poi, ma col tempo si è aggravato e consolidato) alterna il centro democristiano (poi berlusconiano) e la pseudo sinistra, come se fossero, senza una vera soluzione di continuità, le facce della stessa medaglia. Esiste una struttura trascendentale, il regime del regime, il vero regime che comanda semi nascosto; ma neanche tanto nascosto: mafia, massoneria,chiesa, banche ecc. Questo tira in aria la monetina secondo la casualità e variabilità delle elezioni, tanto dopo, più o meno le cose vanno, devono andare come vuole lui. All’inizio questo regime era super comandato a bacchetta dagli Americani che, pur di fermare il PCI, attivarono decenni di stragismo dinamitardo; ma quando se ne andarono, rimasero gli orfani che mantennero la loro cospirazione preventiva. Smisero solo di mettere le bombe su commissione. Con l’ultimo complotto “pacifista” hanno mandato a casa, in un men che non si dica, due segretari dei partiti maggiori, Conte e Zingaretti. Tutto è incominciato nel 46 con una opposizione apparentemente feroce tra Dc e PCI. Quest’ultimo un partito che lottava per vincere le lezioni, ma che non avrebbe mai potuto vincerle. Se si fosse solo avvicinato a vincerle, gli Americani gli avrebbero scatenato contro l’inferno; ma anche se le avesse vinte per davvero, chi ci dice che avrebbe instaurato un vero comunismo democratico e non la solita dittatura leninista? Non lo sapremo mai, la storia ci ha risparmiato questo dilemma. Quelli del “Manifesto” sono sicuri che sarebbe stato democratico, peccato che proprio loro furono a suo tempo espulsi dal PCI… Alla fine questa opposizione col tempo si è smorzata, fino a diventare, in senso ultratrasformistico, compromissione-spartizione sotto banco. DC e PCI incredibilmente si assomigliavano: condividevano pensiero unico e semi dittatura interna esterna. Da una parte una teocrazia pseudo religiosa, dall’altra una teocrazia ideologica pseudo laica. Alla fine, come disse per primo Marco Pannella, abbiamo avuto due chiese simili e diverse; ma due chiese sono troppe. Soprattutto 60 anni di mezza dittatura (o di democrazia a metà) è come se fossero 20 anni di dittatura completa. Ci voleva fin dall’inizio (ieri come oggi), l’egemonia di un partito socialista che fosse in grado di trattare con gli Americani, un partito pulito e popolare, realista e antagonista nello stesso tempo: un partito di piazza e di governo, come voleva Berlinguer comunista; ma lui non lo poteva fare altrimenti succedeva il putiferio (come accadde con l’assassinio di Moro e la sua scorta). Invece fu un partito moderato e “borghese”, compromissorio e capitolardo, che alla fine venne stritolato dalla Dc e dal PCI (che avevano torto), addirittura suicidato dal suo capo politico Bettino Craxi per eccesso di corruzione ( pensava a torto l’unico mezzo per contrastare i due giganti malefici, intanto era diventato parte del regime. I comunisti colsero al balzo l’occasione di sbarazzarsi dell’odiato fratello, non avevano capito che loro dovevano riciclarsi come socialisti, prima che fosse tropo tardi. Alla fine, nella nostra democrazia super malata, al di la dei proclami e dei risultati elettorali, nella vera sostanza, non cambia quasi nulla (a parte l’avanzamento del deficit e dei migranti). Pertanto ci sentiamo al di sopra della destra e della sinistra, contro le loro reciproche cazzate, ma anche nel tentativo di recuperare, se possibile, ciò che vi era di buono in entrambi. Qualcosa di simile ha cercato di fare il movimento 5 Stelle, ma ha fallito miseramente, visto che in dieci anni, non è riuscito a forgiare una vera classe dirigente e soprattutto a costruire un nuovo partito moderno e non un ridicolo movimento che va dove soffia il vento. Tuttavia staremo sempre dalla parte dei più deboli soprattutto se Italiani. Per il resto la politica in Italia è un eterno maquillage affinché la mummia puzzolente e imbellettata se ne resti sempre al potere; dall’alto il Papa fa il direttore d’orchestra, dal basso le termiti mafiose piano piano si sgranocchiano il territorio. Da sempre questo regime fa pendere sulla testa degli Italiani le sue paurose spade di Damocle, mentre tutti proclamano di essere “riformisti”. Nessuno ha paura di essere contraddetto o smascherato, tanto di vere riforme non se ne vede neanche l’ombra. Nel frattempo il paese lecca come può le sue eterne piaghe:
– la paralisi burocratica
-la corruzione dilagante
– una storia di grandi crimini e massacri impuniti, ora per stragismo politico ora per incuria del territorio.
– l’abisso economico tra chi paga le tasse e chi da sempre la fa franca
– l’abisso che c’è tra nord e sud, da molti punti di vista, ma soprattutto per quanto riguarda la qualità della vita.
– l’eterno nepotismo
– l’egemonia dei poteri forti autarchici che se ne fregano dei veri interessi sociali e nazionali (multinazionali, massoneria, lobby ecc); da ultimo anche i sindacati sempre più distaccati dal popolo.
– il fallimento semplicemente pazzesco della giustizia; ma quando accade una cosa del genere (questo vale anche per tutti i punti di cui sopra, ma qui proprio non vi è ombra di dubbio) è evidente che il governo e l’opposizione, la destra e la sinistra, hanno fallito insieme per 60 anni di seguito.
– da ultimo, ma sarebbe la prima, la terribile crisi demografica, che veramente prefigura e anticipa la autentica morte materiale e morale del paese.
– naturalmente la tragica vicenda del coronavirus aggraverà ulteriormente tutte queste falle. Se Draghi dovesse riuscire (come ovviamente ci auguriamo) a colmarle e tapparle tutte (?) evitando il naufragio della barca, ben difficilmente riuscirà a levare il marcio cronico del sistema. Probabilmente non è nei suoi piani, ma così volente o nolente, ancora una volta si rafforzerà il regime.
Nel frattempo di fronte a tutti questi problemi giganteschi, la pseudo sinistra pensa che la questione più grande non sia il popolo italiano, ma bensì il popolo dei migranti. A questo proposito la voglio dire una volta per tutte: la globalizzazione, quella che Fusaro chiama giustamente glebalizzazione, è stato (ed è) un tragico errore da tutti i punti di vista. Fin dall’inizio è stato imposto da una strana alleanza tra capitalismo, chiesa e quello che restava della sinistra. Così questi mandarini sopravvissuti, invece di rifondare tutto dalle fondamenta, in un senso socialista profondamente rinnovato, volevano restare sulle ultime careghe a tutti i costi. Del resto ormai lo sanno tutti, che le caste burocratiche, pur di sopravvivere a se stesse e alle proprie malefatte, farebbero carte false.
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Gli Americani, dopo aver vinto la guerra fredda, in preda a mania di onnipotenza, cercarono di imporre al mondo e soprattutto all’Europa:
– il loro modello economico di mercato mondiale super liberista
– il loro modello sociale e nazionale fondato sulla esaltazione delle differenze e la confusione delle etnie. Il modello del melting pot ha origini e motivazioni storiche che non sono applicabili in Europa (se non in Inghilterra che però è già corsa ai ripari). Un modello che si imporrà all’Europa solo facendo violenza a tutta la sua storia precedente. Ci dimentichiamo che questa società ( il modello adorato di un tempo; ma a quando la prossima strage?) notoriamente suscita incredibili atti di violenza interetnica (a proposito di esaltazione delle differenze). Quando Alessandro Magno disse ai Greci che sarebbero diventati tutti dei “metechi”, non la presero troppo bene. Quando qualcuno recentemente ha fatto lo stesso, raccomandando la stessa cosa, agli italiani e agli Europei, com’è possibile che non ti caschino le braccia, semplicemente in base a un minimo di sano patriottismo e di buon senso ?
– vendicarsi sull’Europa nel senso di destrutturarla e assoggettarla definitivamente ai suoi valori e alla sua mentalità. Una vera e propria forma di colonialismo ideologico, ancora prima che economico. Così uno che vorrebbe mantenere un minimo della sua verginità ideologica di sinistra, dovrebbe obbedire supino, a questo progetto che in altri tempi, sarebbe stato definito “imperialista”.
– la chiesa da parte sua ha interessi sovrastrutturali politici e ideologici enormi in Africa (lo stesso dei Cinesi, ma questi in senso strutturale visto che, come al solito, si stanno comprando tutto). Pertanto ha tutto l’interesse a promuovere e difendere la invasione di migranti; senza contare che potrebbe avere interessi inconfessati, di distruggere definitivamente la identità nazionale Italiana, arrivando finalmente al suo vero e definitivo trionfo storico. Dato che fin dalle origini ha remato contro, finalmente le riuscirebbe di rovesciare la pariglia.
– infine la sinistra, dopo una tragica rilettura di Marcuse, ha pensato bene di sostituire le fila del proletariato locale in estinzione, con quelle degli stranieri. Anche lei fregandosene altamente del concetto di patria ( che non è solo una schifezza fascista). Non ha capito che come è sbagliata la identificazione identitaria assoluta, altrettanto sbagliata è l’esaltazione assoluta delle differenze. Di fronte a una crisi economica che le impediva ogni possibilità di manovra, ha puntato tutto sul cavallo di battaglia dei migranti. Doveva pur avere e fare qualcosa che proclamasse e conservasse la sua vocazione umanitaria universale (Italia a parte); doveva pur avere qualcosa di finalmente concreto da realizzare. Non era difficile visto che questo programma era appoggiato da tutti e che, per la prima volta nella sua storia, andava a braccetto con gli ex nemici di ieri: la chiesa e il capitalismo italiano e internazionale. Come sappiamo perseverare è diabolico e lei lo ha fatto per trenta anni. Nel frattempo l’economia si è destrutturata. Molte industrie sono sparite all’estero o sono state comprate dagli stranieri: è stato fatto qualcosa per fermare tutto questo? Infine i migranti si sono parzialmente integrati, è cresciuto un esercito di riserva che ha messo in crisi i lavoratori locali. Soprattutto non è stato fato nulla per fermare la crisi demografica; anzi si è pensato bene che la vera e unica soluzione del problema, fosse appunto la nascita dei bambini immigrati. Ebbene di fronte a tutto questo, dato che cosa fatta capo ha, non bisogna tanto insistere sullo ius soli ( salvo casi particolari); bisognerà limitarsi a una politica che salvaguardi per quanto possibile, italiani e immigrati insieme, quelli che ci sono già. Insomma ci vuole uno ius soli limitato, ma soprattutto non deve essere questo il cavallo di battaglia, non deve essere questo il principale obiettivo (visti quelli già precedentemente elencati). Per il resto bisognerà diventare molto più selettivi in modo intelligente, senza mettere a repentaglio la vita delle persone. Detto questo non sono disposto ad accettare accuse di razzismo o peggio di fascismo visto che oramai i migranti sono già 5 milioni. Nello stesso tempo mi pare che questa politica non abbia affatto portato voti alla sinistra, ma al contrario ne abbia fatti perdere ( e ne farà perdere) una gran quantità. In un certo senso abbiamo già dato e fine del discorso.
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Per salvarsi da questa situazione disperata gli italiani da sempre adottano quattro strategie:
– mettere la testa sotto la sabbia
– parlarsi addosso ( chiacchiera che ti passa, oppure canta che ti passa, vedi San Remo)
– fare come le tre scimmiette (non vedo, non parlo, non sento: e soprattutto non penso…)
– cantare tutti insieme:- Tutto va ben madama la marchesa, tutto va ben, va ben, va ben…
– alla fine, urlando a squarciagola come al bar sport, si fa tutti assieme un gran pasticcio polemico, sia in alto (quelli che sanno tutto), sia in basso (quelli che non sanno niente); per fortuna ci salva sempre all’ultimo momento. Sarà così anche con i vaccini e con il recovery f und?
Certo facendo in questo modo non sentono la puzza, non vanno in cerca di guai, ma naturalmente non cambia nulla. Noi cercheremo di fare come in tribunale: cercare e dire solo la verità, tutta la verità, niente altro che la verità. Del resto questo è già l’imperativo categorico della filosofia. Se un filosofo fa questo ha già fatto la sua parte e ha lasciato ai giovani una eredità importante. Pertanto è in questo modo che leggeremo sia la filosofia che la realtà, cioè del tutto privi di ciò che Hegel chiamava la vuota edificazione (la piaggeria e e il plagio del potere, le illusioni delle masse, il tradimento dei chierici). Forse lo stesso non cambierà nulla, ma almeno i giovani sapranno come sono andate, come stanno andando veramente le cose.
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Certo anche negli altri paesi Europei la verità è merce assai rara, ma da noi è quasi introvabile. Anche nelle altre democrazie malate la falsificazione è imperante, ma non come da noi, non nella dose così tossica e massiccia. Dunque proponiamo l’orso come simbolo di lotta, per salvare la natura e la propria libertà individuale, contro una società che produce soprattutto una pseudo cultura e una sottocultura, quanto mai subdolamente artificiali e ingannatrici. Certo tutte le società hanno cercato di plagiare e fagocitare l’io, prima quello psicologico del singolo, e poi quello ideologico delle masse, annullando l’autonomia e la valenza critica delle persone. Tuttavia mai era successo che, come nel nostro tempo, si mettessero in campo per tale impresa, forze tecnologicamente e ideologicamente potentissime: insieme il medioevo antico e moderno, ossia la chiesa e i media. E infatti, incredibile a dirsi, per quanto riguarda i migranti, sono tutti d’accordo, appassionatamente insieme. Sono queste sirene troppo forti e invitanti per i giovani, i quali purtroppo raramente hanno i valori e gli strumenti critici per svegliarsi e controbatterle. Li dovrebbero fornire la scuola e la famiglia, ma queste non sempre sono all’altezza se non addirittura complici. Ecco proprio questo vorremmo fare: cercare di fornire questi strumenti interpretativi, proponendo una storia della filosofia diversa, sicuramente didattica e divulgativa ma soprattutto critica. Quindi adatta a tutti quelli che vogliono aprire gli occhi, ma soprattutto alle nuove e generazioni, se non vogliono fare e restare come i gattini ciechi. Per fortuna queste sentono fortissimo il richiamo dell’orso verso la natura , purtroppo non altrettanto dell’orso (Nietzsche) verso la filosofia e il pensiero, che rappresentano invece il baluardo più forte per resistere al controllo e all’insabbiamento del proprio io, da qualsiasi parte questo avvenga. Anche Nietzsche è stato un orso solitario che però non ha mai rinunciato a sbranare i suoi avversari, e proprio per questo ha pagato un prezzo altissimo. Dovremmo cercare di salvare i più giovani dall’ammucchiata tribale e modaiola, anche a costo della durezza di un risveglio solitario, che permetta loro di attraversare e superare le macerie nichiliste e globalizzanti della nostra decadente società. Questa celebrando e imponendo un falso tessuto connettivo, operando una socializzazione artificiale, omologante e consumistica (sempre più falsa ed evanescente) ti costringe o ad aderire incondizionatamente o a perdere ogni speranza di cambiamento. Sto pensando, per rendere la faccenda meno astratta e soprattutto meno dura e abbordabile, al magnifico esempio di Greta Tumberg che (con tutte le sue contraddizioni, e chi non le ha?) pur sembrando un soldo di cacio, si è messa solissima contro il mondo intero, vera simpaticissima e coraggiosissima (almeno per noi) orsetta filosofa. A questo porta la vera filosofia, che non è un edulcorante psicofarmaco per stare tranquilli e acquietati, magari ballando l’ultimo valzer mentre il Titanic sta affondando. Certo anche l’eccesso di critica fine a se stessa, può essere pericoloso e inconcludente, portando alla resa, tanto elitaria, quanto pessimistica e depressiva, nei confronti di una totalità negativa ( che però va decantata e smascherata comunque). Importante è salvare l’onestà intellettuale che in Italia, da sempre ipocrita e trasformista, oggi è merce più rara che mai. Questo è accaduto soprattutto dopo il crollo di tutte le ideologie, peggio di tutti gli ideali, di fronte allo strapotere del dio denaro e al mito della carriera a tutti i costi. Dobbiamo cercare di contrastare e riempire la deriva di questo grande vuoto intellettuale e morale. La salvezza del proprio se va di pari passi con la problematica ricerca della verità e viceversa; entrambi si rafforzano a vicenda o si eliminano a vicenda. Che vita sarebbe quella totalmente inconsapevole di se e del mondo supina a tutte le rappresentazioni mitiche infondate, da quelle più arcaiche a quelle più ideologicamente moderne? (perfido miscuglio della globalizzazione). Se, come diceva Nietzsche, tutto è interpretazione di interpretazione, seguiamo almeno quella più progressiva. Non pensiamo affatto che verità e libertà siano lì a portata di mano; anzi pensiamo che ce ne sia ben poca accessibile agli umani, inoltre per averla bisogna sudare le classiche sette camice. Tuttavia anche questo non basta. Bisogna anche avere un coraggio formidabile, come quello dei sub che si calano negli abissi, come gli alpinisti che scalano le vette più alte del pensiero, ma anche come i medici anatomo-patologi che non si bloccano nemmeno di fronte alla corruzione dei corpi e della materia. Fare come Ulisse che non si fermò di fronte a niente.
C’è chi invece esalta il mito, rivalutando teoreticamente e giustificandolo storicamente, e con esso il livello più basso della conoscenza (lo aveva già deprecato Platone chiamandola eikasia). Trenta anni fa, nel periodo della prima sciagurata apologia e glorificazione della invasione straniera, mi trovavo in sala insegnanti. Lessi su un giornale, per la prima volta, che in Italia gruppi nigeriani praticavano sulle bambine la famigerata infibulazione. Ne rimasi sconvolto e maledissi una situazione simile, a partire da chi aveva permesso tutto questo, compreso il fatto che i responsabili non sarebbero mai finiti in galera. Subito ci fu chi (soprattutto professoresse, che avrebbero dovuto avere almeno una solidarietà di genere, che invece non ci fu) prese le loro difese sostenendo che avevano il diritto antropologico di esercitare la cultura originaria. Se questo è il livello di antropologia che è la vera base ideologica dell’inclusione e della differenza a tutti i costi, ecco un bel modo per attaccare il pensiero unico martellante. Inclusione, inclusione, differenze, differenze… tutti i giorni dalla mattina alla sera fino alla nausea. Ma attenzione: est modus in rebus. Lo stesso discorso valeva quando avevo in classe un povero ragazzo autistico che prendeva a testate il muro della stanza. Quando mandò in ospedale il professore di sostegno solo allora si presero provvedimenti. Quando tutti sono d’accordo e dicono le stesse cose dalla mattina alla sera allora c’è puzza di bruciato. Quando i presunti moderati sono estremisti ossessivi e maniacali del bene, allora nascondono da qualche parte o il marcio o semplicemente dell’assurdità bella e buona. Ecco un bel esempio di ciò che intendiamo come verità critica che non guarda in faccia a nessuno e se ne frega della vuota edificazione, il cibo preferito dei sudditi.
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E’ evidente che non possiamo giustificare l’arretratezza mentale e culturale con la arretratezza materiale : dobbiamo combattere entrambi. E’ bene che i giovani conoscano subito il rapporto che esiste tra la crescita dell’io e la ricerca della verità , visto che stanno muovendo i primi passi verso la verità di se stessi e del mondo (per quanto impegnativa questa sia).
La filosofia dovrebbe insegnare loro un metodo efficace, il giusto passo e la via maestra. Ma questo è valido anche per gli adulti che però dovrebbero avere il coraggio di fare una operazione preliminare: fare, come auspicava Husserl, epochè (depurazione) di tutti i loro vecchi (e infondati ) modi di pensare. Solo così potranno “iniziare” il loro spirito e il loro animo verso una ricerca veramente libera, senza pregiudizi e senza paraocchi. In questo senso il simbolo dell’orso ha un valore paradossale e anche, per così dire rovesciato.Infatti il nostro povero orso ha tutto il diritto di rifugiarsi nella caverna e cedere alletargo. Non è così per l’umanità che dovrebbe fare il possibile per avvicinarsi almeno all’uscita della caverna, per risvegliarsi dal letargo mitico, politico, ideologico e religioso, giacché il sonno della ragione genera mostri. Per questo dietro all’orso ho messo l’immagine di Nietzsche. È lui il vero orso filosofo solitario e selvaggio nel suo accanimento critico, apparentemente antisociale, ma straordinariamente utile nel fornire gli antidoti contro tutte le forme di falsificazione e di plagio. Ora ci sono molti fattori positivi di Nietzsche che mi appaiono fondamentali. L’aver posto la psicologia al vertice della filosofia (oggi diremo la psiconalisi; lo stesso Freud lo considerava uno dei suoi maestri); conseguentemente l’esaltazione rivoluzionaria del corpo e della sessualità, anche se purtroppo oggi è sparita la valenza per davvero innovativa e salvifica di tutto ciò. Ancora una volta, come già successe al cristianesimo primitivo (quello vero), il potere ha fatto sue queste parole d’ordine, ma stravolgendole del tutto, fino al loro odierno, fatale e banale, depotenziamento in una specie di feticismo e consumismo erotico di bassa lega. C’è riuscito promuovendo una ossessione pornografica di massa, e come dice Diego Fusaro, celebrando il desiderio infinito illimitato (ma questa critica l’aveva già detto Epicuro col suo desiderio cinetico). Citiamo persino un certo femminismo d’assalto, che considera tossico e maschilista lo stesso desiderio virile. Nietzsche mi va bene per la sua distruzione di tutti gli assoluti anche se lui stesso a volte, è caduto paradossalmente, in questa trappola:
– alla fine ha assolutizzato proprio il mito e la irrazionalità, vedi Dionisio. A me va bene come denuncia della nostra grande irrazionalità di fondo, ma non certo per la sua esaltazione.
– ha attaccato la religione ma il suo “Zaratustra” è pieno zeppo di parabole ad alta intensità religiosa.
-lo ha fatto con la metafisica, ma la strana teoria de “l’eterno ritorno” è ultra metafisica
– lo ha fatto giustamente con tutte le ideologie, anche se poi ha flirtato con quelle di destra (un filone da abbandonare completamente, soprattutto quando sfiora pericolosamente il nazismo).
In conclusione ha tracciato la via maestra per ogni forma di critica sociale e ideologica ben più di quanto non avesse fatto Marx, che di psicologia non capiva nulla. Tuttavia anche quando ha tradito se stesso, queste cadute sono state lo stesso molto utili per completare il vero senso del suo discorso : guardare il mondo per come è veramente, anche spietatamente, e non come vorremmo che fosse. In questo modo è pervenuto a un impudico svelamento di tutte le forme mascherate di nichilismo , ossia di quelle visioni del mondo, le quali più si presentano e spacciano per assolute, tanto più rivendicano illusoriamente, la loro presunta positività taumaturgica. E’ proprio questa presunta assolutezza, apparentemente indiscutibile che, eliminando ogni possibilità di critica e autocritica, esaltando il proprio feticcio e fantasma ideologico, perde tragicamente il contatto con la realtà. In questo modo finisce per distruggere inesorabilmente proprio quei valori tanto sbandierati e osannati all’inizio. Uno dei modi per fare questo, consiste nel ripetere lo stesso ritornello assordante e ripetitivo tutti i giorni, per anni e anni: chi non ci sta è un mostro razzista o fascista. Eppure proprio Marx e anche Nietzsche ci hanno insegnato che, dietro a valori apparentemente meravigliosi e indiscutibili, spesso si nascondo interessi inconfessabili: non un qualche cosa che proviene dall’alto, ma molto dal basso. Anche Machiavelli, e soprattutto Max Weber, al di sopra di ogni sospetto, ci hanno insegnato che nessuno fa la politica solo con i sentimenti; ma quando lo fa di solito, anche se in buona fede, combina grossi guai.
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Poiché è giusto che il grande inquisitore venga indagato a sua volta continuiamo le critiche. Per esempio non accettiamo la sua avversione per il povero Socrate, considerato il primo bigotto moralista della storia Non possiamo certo dimenticare che Socrate per primo ha iniziato la razionalità critica a sfondo sociale per salvare la collettività (che poi è l’unico modo di intendere e salvare la razionalità). Inoltre è riuscito a fondare per la prima volta, l’autonomia dell’io personale, la quale in definitiva obbedisce soltanto alla propria coscienza (Daimon). Socrate era l’amico di tutti, l’amico della positività di tutti (su questo ha fondato la sua pedagogia, che cercava di rendere attiva la persona sul proprio progetto di liberazione conoscitivo e morale); ma era anche il nemico iper critico di tutti (orso filosofo), ossia il nemico della negatività ideologica di tutti. In questo senso era contro la città ma solo per salvarla. Ovviamente ma alla fine restò solo e lo ammazzarono: solo dei ragazzi rimasero con lui fino alla fine. Ecco, è di questo tipo di ragazzi, amici dell’orso e della filosofia critica militante, che abbiamo bisogno più che mai, in un mondo totalmente dominato dalle apparenze, dai soldi e dal carrierismo. Pensiamo che senza un totale ricambio mentale e culturale della classe dirigente italiana, tutto è perduto in un paese che sembra sprofondare sempre di più nella sua infinita decadenza. Oggi di fronte alla disperazione del coronavirus nessuno balla attorno al fuoco come ai tempi dei miti tribali; possono anche inginocchiarsi di fronte a san Gennaro, ma quel sangue, che si sciolga o no, non sarà esattamente questo che ci salverà dalla pandemia. Adesso tutti si aspettano il cosiddetto miracolo proprio dalla scienza. Questo non certo per tornare ad esaltare la sua assolutezza e onnipotenza, ormai assurda e ridicola; ma rincuorarsi attraverso una grande potenza positivamente ritrovata, ebbene si. Ecco allora ritornare, finalmente e provocatoriamente, la gaia scienza; non quella che si è fatta scappare il virus per sbaglio o a bella apposta, ma la vera scienza, riconquistata amica dell’umanità. Una scienza che continua pervicacemente a convalidare l ‘esistenza della realtà esterna, il principio di causa, la verificazione senza cadere nei trabocchetti fuorvianti, delle solite assolutizzazioni metafisiche, scettiche e idealiste. Certo ci sarà sempre, anche in questo caso, una scellerata strumentalizzazione da parte dei poteri forti, ma intanto lei il suo servizio, se lo farà, come tutti si augurano, ci restituirà finalmente la Vita sia quella biologica che quella sociale. Lo farà contro la sua terribile gemella, quella cattiva scienza che ci ha portato sull’orlo del baratro (ecologico e atomico, e ora pandemico): la vecchia scienza basata sul calcolo strumentale e analitico al soldo del potere di turno. Questa è analitica perché smembra tutto in parti separate, non tanto al servizio della conoscenza, ma di quel progetto economico di sfruttamento e dominio della natura che segretamente, ideologicamente la domina. E’ strumentale in quanto il mezzo prevale su tutto (se nessuno lo ferma) col suo strapotere tecnologico fine a se stesso: così la trivella estrae il petrolio, ma distrugge la natura. Ancora una volta è la parte che prevale sulla totalità. In questo modo non coincide affatto con la vera conoscenza, ma con la volontà di potenza del potere volta a volta costituito. Ecco tutta la pseudo scienza e pseudo razionalità concentrate nel raggiungere un obiettivo specifico, fregandosene totalmente del contesto sociale e naturale. E’ infine quantificata, cioè basata sul potere calcolante formalmente perfetto della matematizzazione. In questo modo, celebrando la sua razionalità formale con la misurazione esatta, nasconde la irrazionalità concreta della parte lacerata e staccata. E’ dunque arrivato il momento una volta per tutte, di smascherare la falsa neutralità di cui si ammantava, come se il metodo analitico dipendesse solo dalla cattiva volontà di chi la usava e fosse al di sopra dei valori. E’ invece un metodo conoscitivo improprio che, se usato malamente, presenta molte contro indicazioni ed gravi effetti collaterali. Infatti può trovarsi facilmente al di sotto dei valori e delle conoscenze richiesti dalla natura e dalla società (sempre che non siano quelli del profitto capitalista). Nello stesso tempo è ora di sfatare il mito che giudica e inchioda la scienza solo come colpevole, senza nessuna possibilità di trasformazione e redenzione. Già Platone ci aveva avvertito che senza l’idea del Bene (intriso di matematica ma superiore alla matematica) non si va da nessuna parte. Idea del bene che solo l’uomo può apprendere e che non può insegnare a nessun computer; e che certamente nessun computer può a sua volta insegnarci. Ma che cos’è l’idea del bene rivisitata in senso moderno? Prima di tutto il rispetto della verità e dell’esistente se questo garantisce la vita; ma poi l’eterna utopia, l’unico mito positivo plausibile: ossia l’armonia integrata e progressiva tra individuo, natura e società. Questo significa preservare o far emergere e portare a maturazione ( a compimento) le potenzialità positive e progressive insite in queste tre dimensioni. Certo per quanto riguarda la natura ha un aspetto soprattutto conservativo in direzione di una rinnovata alleanza per uno sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda individuo e società ha un aspetto marcatamente rivoluzionario ma non violento, e quindi potentemente in direzione di un riformismo socialista che che non preservi l’esistente, ma lo cambi per davvero, prima che sia troppo tardi. Il che significa per quanto riguarda l’individuo un nuovo modello educativo per la famiglia e la scuola che sia finalmente veramente critico e laico. Parliamo anche di un modello per la società che persegua uno sviluppo sostenibile in direzione della giustizia sociale. Certo sappiamo benissimo che la dimensione analitica ha comunque un potere conoscitivo enorme. Tuttavia questo dovrà essere solo preliminare e propedeutico alla conoscenza e al rispetto della totalità naturale e sociale. In caso contrario rappresenterà un pericolo e una deviazione che ben conosciamo. Facendo la negazione della negazione la nuova scienza si fonderà su un circuito continuo di analisi e sintesi, dalla totalità verso la totalità, cercando di risolvere la contraddizioni nel modo meno distruttivo e invasivo possibile. Non sarà solo analitica ma olistica dinamica , non sarà solo strumentale ma vaglierà tutto nel rispetto inter-dinamico del contesto naturale e sociale ; non sarà solo quantitativa ma riconsidererà la qualità, come inserimento nel procedimento scientifico di finalità, valori e critica sociale (anti)-ideologica; in poche parole perseguirà il matrimonio di scienza critica e filosofia critica che poi sono la stessa cosa. Tutte banalità che Hegel ce le aveva già dette. Ma sarà possibile attuare ciò soprattutto socialmente? Il nostro sogno consiste nel risvegliare l’illuminismo e laicità dal loro sonno oggi quasi mortale, emendarlo dai suoi errori e crimini, resuscitarlo e rivalutarlo nei suoi inestimabili benefici resi all’umanità. Si tratta di risvegliare di fronte alla grave crisi del capitalismo e delle società post comuniste, una terza via neo-socialista, prima che la casa bruci del tutto. Per questo speriamo che avvenga in Italia una invasione di giovani orsi filosofi, neo-socialisti e anti globalizzanti totali. Dovranno essere finalmente disincantati, se vorranno per davvero portarsi dietro una grande maggioranza, necessaria per guarire i gravissimi problemi italiani già elencati. Auspichiamo, parafrasando il titolo di una famosa novella di Buzzati (la “Famosa invasione degli orsi in Sicilia”), una invasione di giovani orsi filosofi, finalmente non invasati di ideologia come avvenne nel 68, o di eccessivo sentimentalismo come accade oggi.