Prendiamola alla lontana. Nel 68 ci furono 100, 200 mila ragazzi ( a parte l’indotto) che per 10 anni di seguito, si giocarono il tutto per tutto pur di cambiare disperatamente il paese. Lasciamo perdere il fatto che combinarono un sacco di guai, ma anche cose buone ecc. Il punto è che che rappresentarono sicuramente dopo 25 anni, il totale rifiuto del regime Democristian-Comunista. Questi benedetti ragazzi non ne potevano più di una semi-dittatura democristiana e di una opposizione comunista falsa o inconcludente. Ora 25 anni di semi-dittatura secondo una matematica approssimativa ma tragica, sono come 5 anni di dittatura vera e propria, di qui lo scossone per via extraparlamentare, visto che per via parlamentare non si tirava fuori un ragno dal buco. Sembrava che il problema fosse la rivoluzione comunista, e questo purtroppo nella forma lo era per davvero, ma proprio per questo condannata a fare guai e al fallimento finale. In realtà il vero problema era attaccare la democratura del regime, la famiglia patriarcale , l’Italia eterna parrocchia (oggi lo è più che mai) la scuola super autoritaria, tutti i mali endemici dell’Italia, in primis la corruzione politica, economica , morale ecc. Tutti quelli che ci sono ancora oggi perché nel frattempo si è fatto poco o nulla. Anzi sono enormemente peggiorati con il crollo demografico e la follia della globalizzazione. Tutto questo per tornare subito a Draghi: riuscirà a salvarci dai nuovi super mostri della pandemia economica e sanitaria, ma solo per poi restituirci ai vecchi mostri di sempre? Cioè salverà l’Italia si, speriamo, dobbiamo sperarlo, ma con essa salverà anche l’eterno regime. Certo forse stiamo chiedendo troppo a super Mario. Sarà doppiamente miracoloso: appunto salverà l’Italia ma anche il mostro che le sta appiccicato addosso da 75 anni. Tuttavia è proprio in un momento come questo che non ci si dovrebbe limitare a tappare i buchi (che sono voragini) ma risalire (e attaccare) il male alla radice. Ora questo non avverrà, non solo perché farlo sarebbe oggettivamente difficilissimo, ma proprio perché in realtà non c’è affatto la volontà di cambiare il regime, bensì ancora una volta di salvarlo. Quando finì il 68 tutti (gli uomini del regime) tirarono un enorme sospiro di sollievo. Ma non ci fu nessuno che, messasi una mano sul cuore o sul cervello, deducesse che dopo un tale ambaradan, se non altro per motivi sanamente patriottici, fosse arrivato finalmente il momento di dare una svolta: per esempio smettendo di rubare (apriti cielo). Invece, tirato un sospiro di sollievo fecero “balla alta” , si stropicciarono le mani, anzi le manone, e si apprestarono a rubare come prima e più di prima. Ora lo stesso discorso vale papale papale per i 5 Stelle. Su di loro possiamo dire in negativo tutto quello che vogliamo, fare l’elenco di tutte le magagne e di tutte le ambiguità, ma sta di fatto che improvvisamente sono stati votati da una quantità incredibile di persone fino al punto di diventare il primo partito in Italia. Questo è il punto. Come mai? Evidentemente perché un numero incredibile di persone ( data la tendenza moderata atavica del paese e il fiume di acqua santa che viene periodicamente innaffiato sul fuoco di qualsiasi conflitto sociale) ancora una volta non ce la faceva più sopportare il peso e la puzza del regime : piccolo esempio il massacro di Genova e la impunità di cui godono ancora gli assassini, perché di questo si tratta. Conseguentemente solo la destra può saltare di gioia per l’aggravarsi di un’eventuale crisi dei 5 Stelle; tutti gli altri, a meno che non siano degli incoscienti totali, assistono malinconicamente alla sceneggiata di una catastrofe, che per quanto prevista e prevedibile, in realtà coinvolge tutti. Quante persone si sono lasciate illudere da certe sirene per disperazione, o per disillusione da parte di chi ancora una volta, invece di fare vera opposizione, da tempo pensa soprattutto ai migranti piuttosto che a invertire il blocco demografico. Nello stesso tempo tutti gli sono saltati addosso in maniera pazzesca, compresa quella sinistra che aveva il terrore di essere mandata definitivamente in pensione rispetto a un certo piccolo ghetto narcisista massimalista, oppure alla infinita deriva e stagnazione pseudo riformista. In questo momento sono tutti assieme, ma forse è già troppo tardi e soprattutto chissà se ci resteranno. La stessa precedente alleanza con la Lega si è giustificata solo nella illusione che nascesse un fronte comune anti regime di destra e di sinistra. Tutto questo per dire cosa? La mossa di Renzi e l’ascesa di Draghi ( al momento) potrà anche avere molte e validissime giustificazioni ( il responso di Mattarella, la enorme gravità delle tre crisi unificate ecc ecc) ma alla fine rischia (e probabilmente sarà) la rinnovata vittoria (come se ce ne fosse bisogno) del centrismo come minimo, forse addirittura un ulteriore spostamento destra dell’intero asse politico del paese ( come ci fu con le tre televisioni berlusconiane). Intendiamoci, anche chi scrive è ben consapevole che questo è il momento del governo e non della piazza, del grande realismo politico e non dei colpi di testa; ma è altrettanto vero che questo avviene obtorto collo e con una pistola puntata sulla schiena. Siamo tutti sulla stessa barca, a parte certi che si salvano sempre, e quindi nessuno vuole che affondi, e tutti vogliono come minimo che Draghi ci salvi dal disastro, come tutti si aspettano da lui e sperano possa riuscirci. Ma intanto il prezzo è già stato enorme e in continua evoluzione: il meglio o il peggio deve ancora venire. C’è stato un uomo di regime , tale Giorgino, che ha detto: in democrazia la forma ha la stessa importanza della sostanza. Peccato che Renzi col suo colpo di mano la forma (e la scacchiera) l’ha completamente sparigliata. Col 2 per cento ha fatta fessa la destra che voleva votare compatta; ha cercato di distruggere lo schieramento chiamiamolo di “sinistra” e nessuno sa se ancora si salverà per davvero da questa tempesta. Ha fatto, per sua stessa ammissione, correre al paese un rischio terribile; ha fatto ricadere il paese nella peggiore prassi delle corti rinascimentali italiane, dove tutti fanno il doppio gioco e nessuno sa come andrà a finire veramente fino all’ultimo. Anche questo è un vizio che esiste sciaguratamente da sempre, ma oggi lui ha dimostrato di essere (il nuovo Cesare Borgia?) il genio dell’imboscata politica. De Luca lo ha paragonato ai trapezisti del circo, ma lui l’osso del collo ha rischiato di farlo rompere al paese. Alla fine si è creata una situazione così assurda e paradossale dove l’unica paladina della democrazia è diventata una figura di destra come Giorgia Meloni, la sola che vorrebbe votare a tutti i costi in un paese dove gira e rigira, in un modo o nell’altro, la nazione è sempre espropriata della sua volontà popolare. Nello stesso tempo ancora una volta si è ricaduti nel solito vecchio vizio di mettere tutto nelle mani di un solo uomo, l’uomo del destino, il fac-totum che , con le buone o con le cattive, metterà a posto tutti quanti; ma in precedenza lo aveva già fatto lo stesso Conte. Tant’è, al presidente della repubblica e a Draghi non si può dire di no ( soprattutto dopo che si è saputo che va messa tutte le domeniche). Questa però è solo una battuta; ripeto il realismo politico impone , costi quel che costi, di stare dentro al governo di unità nazionale. Forse questo copione era già stato elaborato da tempo. Ma se qualcuno dice che Renzi è stato il sicario chi sarà il mandante? Ma la Confindustria e tutti i poteri forti naturalmente. Fino ad ora se ne è stata zitta zitta, ed anche adesso cerca di stare un po defilata; ma è lei che ha fatto il gran colpo. Certo tutto questo nella impellenza di mettere le mani sul malloppo Europeo (speriamo gestito proficuamente dal genio economico) e soprattutto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la urgenza di fermare a tutti i costi Conte, la cui crescente popolarità forse toglieva il sonno a parecchi. In un primo momento l’unità delle forze del vecchio governo sembrava ed era in effetti, la mossa più giusta; ma poi la genialata di Salvini (o chi per lui…) ha di nuovo sparigliato tutto. La sinistra dalla bassa classifica di serie A è ripiombata in serie B; ma se si dovesse dividere o malauguratamente astenere, sarebbe peggio che all’aventino di vecchia e funesta memoria, preparando in tutto e per tutto la volata al centro destra. Sarebbe invece bello pensare che questa ritrovata unità dopo tantissimo tempo abbia acceso una scintilla, e da qui un piccolo fuoco che speriamo divampi in positivo portandoli, è proprio il caso di dirlo, a una vera e propria “fusione”. Qualcuno ha detto che così Salvini rischierebbe tantissimo sul fronte della Meloni; non credo affatto. In realtà anche lei se solo potesse, vorrebbe partecipare al coro dei chirichietti per bene; ma non lo può fare a causa dell’estremismo dei suoi elettori. Alle prossime elezioni ruberà un po di voti di qua e di la ma forse per l’ultima volta. Chi rischia grosso è Berlusconi rispetto a Salvini. Chi rischia grossissimo è il fronte della sinistra. L’idea di restare compatti sostenendo Draghi era perfetta ma adesso dopo il colpo di Salvini che ha sparigliato il boccino, non si sa più come andrà a finire.
La sinistra deve assolutamente rinascere se vorrà finalmente crescere per davvero e non tirare a campare, e lo potrà fare solo restando unita e superando i vecchi micidiali errori. Sogno alle prossime elezioni un unico partito di stampo socialista ( chiamatelo come volete) dove i 5 Stelle si reinventano elaborando un nuovo partito, coinvolgendo nella scommessa anche il PD; questi dovrà realizzare finalmente il sogno di Berlinguer di essere partito di piazza e di governo ( come volevano e dovevano essere i 5 stelle senza riuscirci) ma che il Partito Comunista non poteva essere ( se no a quei tempi si finiva tutti in un fossa comune insieme al povero Moro) e che il Pd non ha voluto essere; in quanto a Leu dovrà uscire una volta per tutte dal suo ghetto massimalista e minimalista, dalla sua sbornia globalizzante. Finisco con due osservazioni. La stampa italiana non fa un gran servizio a Draghi parlando di lui tutto il santo giorno; alla fine il nostro corre il rischio di stufare prima ancora di scendere in campo. Infine mi dispiace dirlo, ma il metodo della piattaforma Rousseau, il metodo della democrazia diretta che invece si fa indirettamente e virtualmente al computer, non è la realizzazione della volontà popolare ma un escamotage demagogico che non potrà mai sostituire i congressi di partito. Questi non si possono fare al momento, ma in tutti i casi melius abundare quam deficere: com’è noto i 5 Stelle non ne hanno fatto nemmeno uno in dieci anni. Così i tre porcellini hanno costruito una casa di paglia e quando viene il lupo se li mangia se non riusciranno a scappare al più presto in una casa ( un vero partito) più forte.