bocca della verità

LA TEORIA DELL’ARTE

Comunemente si crede che la musica sia l’arte suprema. E’ certamente vero se pensiamo che soddisfa magnificamente due piani completamente opposti, come quelli del risultato emotivo e della perfezione formale; ma dal punto di vista della vita non è così affatto. La musica è la contraddizione suprema espressa dalla tensione idealistica tra la purezza della intelligenza (con la sua forma e il linguaggio matematicamente perfetti) e la contaminazione della vita, che invece va in tutt’altra direzione. È dunque la dissonanza tra la armonia platonica di un fattore interno puramente mentale (numeri e note), e la bellezza corporea e materiale di ciò che esiste all’esterno (lacrime, riso, sangue , sperma…). Avrà anche la perfezione formale impareggiabile e comportare il coinvolgimento totale della persona, ma resta il sogno di un bambino geniale e il godimento di un’armonia soltanto metafisica. Non esiste niente di più religioso della musica dove il presente è sempre altrove: e infatti la musica è nata sicuramente dalla religione. La seguo, anzi ne sono ammaliato, ma solo sul piano di un fraintendimento segreto e nascosto: quello di una eccitazione edonista sensibile e immediata, completamente sedotto dalla malia del suono che invece rimanda a una profondità abissale. Non la seguo sul piano del ragionamento, perché l’oasi (ossia il fasullo e artefatto l’iperuranio dei suoni) non può, non deve far dimenticare il deserto distonico della vita reale. La musica che sembra l’arte più impegnata, la più seria e tragica, in realtà finisce quasi sempre con una catarsi e un’evasione edificante. La musica è come la visione del vampiro al cinema: ne sei terrorizzato ma ne godi, perché sai che non è vero. Così per esempio è l’opera lirica: mi è piaciuto tanto e ho pianto tanto perché so che non è vero. Ma un quadro di un’esecuzione ti mozza il fiato come una fotografia , anzi di più. Mio padre quando mi raccontava della “Traviata”, si commuoveva sempre, la perdonava e la preferiva palesemente alle altre donne; ma poi parlava molto male delle puttane, quelle vere che non si trovano nei libretti dell’opera.
Guardiamo allora le altre forme di arte. L’architettura ha la grandiosità demoniaca e il fraintendimento colossale del potere, ma anche quella sacrale del mito popolare. Realizza ed esteriorizza in modo grandioso il collante sociale e la sua visione del mondo: ad entrambi dona l’eternità finché dura la pietra. Senza di essa non sapremmo nulla del reale corso della civiltà che ha sfidato i secoli. Così dei barbari non ci sono rimaste le barbe ne per fortuna i loro rozzi idoli. Invece ci sono rimaste le meravigliose statue greche, nonostante che i barbari e i preti, abbiano fatto di tutto per distruggerle. La scultura addirittura perpetua questa conoscenza unendo ad essa il trionfo della bellezza . Architettura e scultura non sono come la musica dentro a una favola troppo bella e troppo effimera, ma domando il cuore della materia, le donano, attraversando i secoli, il volto della bellezza e della storia. Anche la pittura è, come la musica, prima di tutto una visione mentale, ma non astratta, bensì realizzata in forme concrete , restando materia nella materia. Non è più una vera metafisica ma a modo suo una fisica, collegata al fattore più potente della mente, cioè la immaginazione. Certo è molto più effimera della pietra, ma sempre meno della musica che sparisce e si dissolve nell’aria. Se la musica è l’universale più astratto, la pittura è l’universale concreto , dunque vittorioso. Per quanto riguarda gli attori e il teatro invece la faccenda si fa ben dura. Sul piano della fascinazione e del godimento ci siamo sempre e tanto di cappello; ma solo se sono bravissimi, fattore oggi rarissimo. Tuttavia è tra tutte le arti quella più sofista e legata alla ironia (simulazione e dissimulazione) in modo però perverso. Un attore se recita se stesso mascherandosi da altri, allora che attore è ? Soprattutto compie una doppia falsificazione. Si spaccia per un altro e nello stesso tempo copia se stesso. Se recita per davvero si annulla e trae comunque in inganno il pubblico. Il prezzo di questo miracolo è un cortocircuito e un mezzo inganno, perché sarà sempre un po dell’uno e un po’ dell’altro. Perciò ringrazio gli attori, ma capisco chi li faceva seppellire fuori delle mura insieme alle puttane. Anche loro fanno provare, a pagamento, quel godimento che non sanno provare in se stessi, se non appunto, fingendo. La verità vera consiste nel fatto che chi fa l’attore non sa recitare ne accettare se stesso, se non con l’inganno: questa personalità vuota e perdente nel disincanto quotidiano, sopravvive solo rifugiandosi in un palcoscenico finto e virtuale. Certo avranno anche un gran coraggio nell’affrontare il pubblico, però sempre dentro alla falsità e alla fine la loro presunta spontaneità è solo abitudine inveterata di una infinità di prove. Comunque ringrazio i fratelli Giuffrè che stavano quasi per uccidermi a suon di risate. Allora?
Sapete che vi dico? Solo la danza si salva ed è prima veramente: tra l’altro è stata anche la prima storicamente e anche questo ha il suo significato. Quanto detto prima vale sia per l’artista che per lo spettatore. Infatti solo nella danza l’artista è realizzato veramente ma senza finzione perché col linguaggio del corpo non si può fingere. Lo fa nella realtà totale del suo corpo secondo un’armonia che potrebbe fare a meno della musica. Non inventa un’armonia ma è l’armonia e senza fraintendimenti perché il linguaggio del corpo non tradisce mai nemmeno quando si traveste. Esalta la bellezza del corpo vivente e addirittura lo trasfigura. Architettura e scultura e pittura sono materia, ma materia morta: il corpo è materia vivente.
La danza non è solo il corpo, ma il contatto tra i corpi, e quindi esalta sublimandola, la sessualità che è il vero fattore primario della vera arte. Una grande coreografa romana ha detto: la danza esiste per esaltare tutta la bellezza e la grazia del corpo femminile. La danza esalta la materia attraverso il corpo e nello stesso tempo vince la forza di gravità. Tutte le altre arti o tradiscono il corpo e la materia, o tradiscono in parte il messaggio intellettuale come un gioco rinviato e proiettato, che resta sempre come un aquilone tenuto in mano da un bambino. Ma nella danza il bambino eterno ( tutti i bambini ballano) si realizza veramente e pienamente nel gioco del momento presente. Nella danza la vera protagonista è ovviamente il corpo femminile che però, guarda caso, per volare, per vincere la gravità, avrà sempre bisogno di quello maschile.

   Comunemente si crede che la musica sia l'arte suprema. E' certamente vero se pensiamo che soddisfa magnificamente due piani completamente opposti, come quelli del risultato emotivo e della perfezione formale; ma dal punto di vista della vita non è così affatto. La musica è la contraddizione suprema espressa dalla tensione idealistica tra la purezza della  intelligenza (con la sua forma e il linguaggio matematicamente perfetti) e la contaminazione della vita, che invece va in tutt'altra direzione. È dunque la dissonanza tra la armonia platonica di un fattore interno puramente  mentale (numeri e note), e la bellezza corporea e materiale di ciò che esiste all'esterno (lacrime, riso, sangue , sperma...). Avrà anche la perfezione formale impareggiabile e  comportare il coinvolgimento totale della persona, ma resta il sogno di un bambino geniale e il godimento di un'armonia soltanto metafisica. Non esiste niente di più religioso della musica dove il presente è sempre altrove: e infatti la musica è nata sicuramente dalla religione. La seguo, anzi ne sono ammaliato, ma solo sul piano di un fraintendimento segreto e nascosto: quello di una eccitazione edonista sensibile e immediata, completamente sedotto dalla malia del suono che invece rimanda a una profondità abissale. Non la seguo sul piano del ragionamento, perché l'oasi (ossia il fasullo e artefatto l'iperuranio dei suoni) non può, non deve far dimenticare il deserto distonico della vita reale. La musica che sembra l'arte più impegnata, la più seria e tragica, in realtà finisce quasi sempre con una catarsi e un'evasione edificante. La musica è come la visione del vampiro al cinema: ne sei terrorizzato ma ne godi, perché sai che non è vero. Così per esempio è l'opera lirica: mi è piaciuto tanto e ho pianto tanto perché so che non è vero. Ma un quadro di un'esecuzione ti mozza il fiato come una fotografia , anzi di più. Mio padre quando mi raccontava della “Traviata”, si commuoveva sempre, la perdonava e la preferiva palesemente alle altre donne; ma poi parlava molto male delle puttane, quelle vere che non si trovano nei libretti dell'opera. 
   Guardiamo allora le altre forme di arte. L'architettura ha la grandiosità demoniaca e il fraintendimento colossale del potere, ma anche quella sacrale del mito popolare. Realizza ed esteriorizza in modo grandioso il collante sociale e la sua visione del mondo: ad entrambi  dona l'eternità finché dura la pietra. Senza di essa non sapremmo nulla del reale corso della civiltà che ha sfidato i secoli. Così dei barbari non ci sono rimaste le barbe ne per fortuna i loro rozzi idoli. Invece ci sono rimaste le meravigliose statue greche, nonostante che i barbari e i preti, abbiano fatto di tutto per distruggerle. La scultura addirittura perpetua questa conoscenza unendo ad essa il trionfo della bellezza . Architettura e scultura non sono come la musica dentro a una favola troppo bella e troppo effimera, ma domando il cuore della materia, le  donano, attraversando i secoli, il volto della bellezza e della storia. Anche la pittura è, come la musica, prima di tutto una visione mentale, ma non astratta, bensì realizzata in forme concrete , restando materia nella materia. Non è più una vera metafisica ma a modo suo una fisica, collegata al fattore più potente della mente, cioè la immaginazione. Certo è molto più effimera della pietra, ma sempre meno della musica che sparisce e si dissolve nell'aria. Se la musica è l'universale più astratto, la pittura è l'universale concreto , dunque vittorioso. Per quanto riguarda gli attori e il teatro invece la faccenda si fa ben dura. Sul piano della fascinazione e del godimento ci siamo sempre  e tanto di cappello; ma solo se sono bravissimi, fattore oggi rarissimo. Tuttavia è tra tutte le arti quella più sofista e legata alla ironia (simulazione e dissimulazione) in modo però perverso. Un attore se recita se stesso mascherandosi da altri, allora che attore è ? Soprattutto compie una doppia falsificazione. Si spaccia per un altro e nello stesso tempo copia se stesso. Se recita per davvero si annulla e trae comunque in inganno il pubblico. Il prezzo di questo miracolo è un cortocircuito e un mezzo inganno, perché sarà sempre un po dell'uno e un po' dell'altro. Perciò ringrazio gli attori, ma capisco chi li faceva seppellire fuori delle mura insieme alle puttane. Anche loro fanno provare, a pagamento, quel godimento che non sanno provare in se stessi, se non appunto, fingendo. La verità vera consiste nel fatto che chi fa l'attore non sa recitare ne accettare se stesso, se non con l'inganno: questa personalità vuota e perdente nel disincanto quotidiano, sopravvive solo rifugiandosi in un palcoscenico finto e virtuale.  Certo avranno anche un gran coraggio nell'affrontare il pubblico, però sempre dentro alla falsità e alla fine la loro presunta spontaneità è solo abitudine inveterata di una infinità di prove. Comunque ringrazio i fratelli Giuffrè che stavano quasi per uccidermi a suon di risate. Allora?
   Sapete che vi dico? Solo la danza si salva ed è prima veramente: tra l'altro è stata anche la prima storicamente e anche questo ha il suo significato. Quanto detto prima vale sia per l'artista che  per lo spettatore. Infatti solo nella danza  l'artista è realizzato veramente ma senza finzione perché col linguaggio del corpo non si può fingere. Lo fa nella realtà totale del suo corpo secondo un'armonia che potrebbe fare a meno della musica. Non inventa un'armonia ma è l'armonia e senza fraintendimenti perché il linguaggio del corpo non tradisce mai nemmeno quando si traveste. Esalta la bellezza del corpo vivente e addirittura lo trasfigura. Architettura e scultura e pittura sono materia, ma materia morta: il corpo è materia vivente. 
   La danza non è solo il corpo, ma il contatto tra i corpi, e quindi esalta sublimandola, la sessualità che è il vero fattore primario della vera arte. Una grande coreografa romana ha detto: la danza esiste per esaltare tutta la bellezza e la grazia del corpo femminile. La danza esalta la materia attraverso il corpo e nello stesso tempo vince la forza di gravità. Tutte le altre arti o tradiscono il corpo e la materia, o tradiscono in parte il messaggio intellettuale come un gioco rinviato e proiettato, che resta sempre come un aquilone tenuto in mano da un bambino. Ma nella danza il bambino eterno ( tutti i bambini ballano) si realizza veramente e pienamente nel gioco del momento presente. Nella danza la vera protagonista è ovviamente il corpo femminile che però, guarda caso, per volare, per vincere la gravità, avrà sempre bisogno di quello maschile.
error: Il contenuto di questo sito è protetto!