LA CRISI DELLO STATO ITALIANO
Come è noto la nostra storia, così particolare e sciagurata, ha indotto tutta una serie di comportamenti, individuali e di massa, decisamente nefasti e soprattutto ormai congeniti. Infatti ancora oggi, oggi più che mai, costituiscono una ricca e variegata tara cromosomica. Si tratta di una serie di handicap culturali e ideologici, che rendono così invalidante la ben nota complessità tossica della politica e della società italiana. Ora, questi mali, se presi tutti assieme, perdono qualsiasi connotazione folcloristica, per assumere il senso di una maledizione (nei fatti) e di una dannazione (nei comportamenti) tale per cui tutti, gli italiani per primi, si domandano come sia possibile che una stato e una società, si possano reggere a queste condizioni. Purtroppo per la gran massa degli italiani (solo una minoranza straordinaria ne è esente) privarsene significherebbe come levarsi la seconda pelle. E vediamole finalmente queste tare una per una:
– per gli italiani di ieri e di oggi, lo stato non esiste; anzi peggio è il nemico principale. Ma come è stato possibile tutto ciò? Se lo vediamo esclusivamente dal punto di vista del suo particolare (ossia il tornaconto atomistico di ciascun individuo) lo stato, con tutte le sue dimensioni e intromissioni collettive, è semplicemente un fastidio, peggio un insieme di ingombri. Esso rappresenta una specie di gimcana fastidiosa e pericolosa irta di ostacoli, non tanto da superare, ma da aggirare furbescamente. Anzi lo stato è veramente considerato il nemico numero uno. Quelli che cercano in tutti i modi di sfuggire alle sue sgrinfie, magari riuscendoci, sono delle specie di eroi popolari della italianità più bassa e profonda. Per quelli che ci riescono non è solo un premio ma un gran vanto. Lo vediamo ancora oggi dal disastro permanente del gigantesco cronico mancato pagamento delle tasse; ma anche dal modo attraverso il quale lo stato prende in giro se stesso e i cittadini, attraverso i condoni, il pentitismo, la giustizia tardiva e fallimentare ecc. Ogni volta che c’è un terremoto sappiamo già che subisseranno quei poveretti di false promesse su una rapida ricostruzione, ma che tra 40 anni, se sono ancora vivi, se nel frattempo non sono scappati nel posto più lontano, li troveremo ancora a vivere in fatiscenti catapecchie. Il giorno in cui questo non accadrà più allora sarà successa la rivoluzione in Italia (speriamo pacifica).
Questa situazione viene da molto lontano. Il primo stato oppressivo considerato il nemico numero uno fu l‘impero romano. Questi unificò l’Italia con la spada e, soprattutto negli ultimi secoli della sua grande crisi, divenne, con le tasse esorbitanti, una specie di vampiro da cui bisognava salvarsi semplicemente per riuscire a sopravvivere. Questa situazione già secolare, si consolidò ulteriormente e pervicacemente quando, nel lungo proseguo della storia, vari stati stranieri si impossessarono dell’Italia. E qui veramente i nuovi padroni erano nemici e alieni a tutti gli effetti. Così da allora , dopo secoli e secoli di pessima abitudine, gli italiani veramente considerano ancora oggi lo stato sempre straniero in quanto tale. Ormai questa abitudine inveterata li ha strutturati (o destrutturati) a un punto tale, che non si accorsero del cambiamento nemmeno quando arrivarono i Piemontesi, che in fondo erano italiani almeno un po. Ma come dargli torto! Questi non si comportarono affatto da fratelli d’Italia, ma continuarono appunto ad essere come uno stato coloniale straniero. Del resto bisogna purtroppo dire, che ancora oggi il nostro stato attuale si comporta in effetti da…nemico! D’altra parte i burocrati servi degli stranieri, quelli che in illo tempore, vampirizzavano a diretto contatto la gente, erano comunque italiani. Così da allora gli italiani non riescono assolutamente a capire che tutto quello che fanno contro lo stato, il loro stato, prima o poi come un boumerang, gli si rivolgerà contro sotto forma di disservizi e corruzione. Non riescono a capire che non stanno colpendo degli stranieri ma se stessi. Così gli italiani sono i nemici di se stessi. Del resto, e questa è veramente una faccenda incredibile, lo stato si presenta veramente come un nemico, come un padrone assurdo e ottuso, che vuole solo sudditi obbedienti e schiacciati. Insomma come in un famoso film di Totò, finanzieri ed evasori giocano eternamente a guardie e ladri come nel moto perpetuo.
Anche i dirigenti dello stato sono pur sempre italiani, anche loro pensano incredibilmente e inconsciamente, che lo stato è veramente nemico e quindi si comportano in quanto tali. Sanno che i loro clienti li odiano e disprezzano, non come una componente fondamentale della società moderna, ma come un grande fastidio pleonastico, di cui, follemente farebbero volentieri a meno. Alla fine la burocrazia dello stato italiano è veramente un mostro e si comporta come tale. A questo punto il gatto si mangia la coda in una specie di circuito vizioso, una coazione a ripetere al momento senza via di uscita. Naturalmente la causa principale è come già detto la mancata indipendenza quando lo stato era due volte nemico: perché straniero e perché ingiusto.
– Non si sentono una patria dato che non si accorgono nemmeno che c’è, da sempre, una potenza straniera (il Vaticano) che ancora oggi (dopo tutto quello che ha già combinato in passato) interviene a gamba tesa nello scenario politico italiano (tanto non rimedia mai nemmeno un cartellino giallo). Come se il Papa, considerato più importante, o comunque uguale al presidente della repubblica, fosse una cosa normale, un’abitudine inveterata, una routine; mentre normale è per tutti i paesi del mondo, a parte la povera Italia, curarsi i propri pasticci, senza nessuna “eminenza” grigia sacramentata, dietro o davanti le quinte. Ogni tanto compare un Papa con il compito specifico di ripulire la lavagna, fino a quando non si riempie di nuovo di schifezze: tanto gli italiani devoti, che vogliono andare in paradiso a tutti i costi, gli danno una lavata, si dimenticano e perdonano sempre tutto. Forse non se ne accorgono nemmeno di quanto sia sporca quella lavagna! Gli italiani per giustificare tutto questo fanno finta che il potere temporale sia finito per davvero e che il papa sia ininfluente, quasi (poverino!) come fosse diventato una vittima: intanto gli obbediscono ciecamente da sempre sotto una forma di ipnosi indiscutibile e inveterata. A questo punto dobbiamo smascherare una volta per tutte una bufala pazzesca: non è vero che la chiesa ha perso il suo potere temporale, ieri l’ha un po ridimensionato, oggi ce l’ha più forte che mai, in un senso ideologico propagandistico. In tutti i casi se pensiamo che solo in Italia le chiese sono 60.000 per difetto e che ciascuna avrà un suo territorio di almeno 2 km, allarghiamo tutto questo al resto del mondo, allora si capisce che anche territorialmente non è vero che comanda su un “misero francobollo”. Inoltre si dice che possa contare, sempre per difetto, su un esercito di 500.000 tra preti e suore, cioè un esercito di militanti come pochi altri partiti al mondo. Ma la vera questione è un’altra: la chiesa oggi attraverso la incredibile enorme trasfigurazione politica dei suoi papi (voluta dagli americani), la incredibile propulsione mediatica propagandistica di cui godono ogni giorno, la oggettiva importanza presa dopo il crollo del comunismo (la gente deve pur credere in qualcosa per vivere) ha assunto un potere politico enorme il quale automaticamente si trasforma in potere temporale tossico indebito. Un potere che si spende e spande soprattutto in Italia ovviamente. Oggi il papa super star, grazie alla mirabolante suggestione dei voli, alla propaganda mediatica massiccia e capillare, è veramente una specie di super eroe con lo stesso potere di visibilità di altri importantissimi personaggi; non importa se nel frattempo le chiese sono vuote. Questo potere propagandistico è talmente forte che incredibilmente, sono riusciti a controbilanciare e a cancellare, l’enorme scandalo di migliaia di preti pedofili sparsi in tutto il mondo! Uno scandalo che avrebbe disintegrato chiunque ma loro sono sempre la. Tutti sanno che la chiesa dovrebbe occuparsi solo di spiritualità e di carità, non dovrebbe occuparsi di politica visto che lo fa da duemila anni con esiti catastrofici e altamente immorali. Visto che ovviamente non può farne a meno che lo faccia al minimo e non al massimo. Attualmente la sua più grande preoccupazione e occupazione consiste nel far diventare l’Italia e tutta l’Europa meticcia! Se qualcuno si oppone è fascista come se loro non lo fossero mai stati e suol serio! Adesso la pseudo sinistra è contenta di questo fantomatico Papa di sinistra. Il poveretto di Bertinotti ha detto:- La sinistra è morta (tu l’hai ammazzata), ma per fortuna che c’è il Papa. E’ un ragionamento di una miopia assurda e totalmente irrazionale. Significa riempire un vuoto con una malattia (per usare un eufemismo). La chiesa non deve fare politica ne a destra ne a sinistra punto e basta. Se non si risolve l’invasione dei migranti, poco a poco, come è già successo a Prato (80% dei cinesi) o a Milano (50% di stranieri) l’Italia è destinata a sparire; in fondo è quello che i preti hanno sempre voluto. Questo progetto è in fondo la realizzazione, la quinta colonna della loro rinnovata egemonia e soprattutto la loro nemesi e rivincita storica.
Dunque gli italiani non hanno avuto per secoli uno stato e nemmeno una patria; hanno solo avuto dei presentimenti, delle premonizioni ideologiche del concetto di patria. Finalmente col risorgimento la musica è cambiata, ma solo per poco tempo: alla fine di tutto ha trionfato il solito organetto clericale e la storia è ritornata sui suoi passi. Al punto che Pio IX , il papa che ha fatto ghigliottinare 200 persone tra cui una ventina di patrioti, è stato proclamato santo.
DEMOCRAZIA MALATA
Tutto incomincia nel senso catastrofico subito dopo la guerra nel 46. Ma in realtà sono 2000 anni che va in scena questa tragedia che si intitola: il disastro della chiesa in Italia. Un giorno riprenderemo tutto questo per filo e per segno, la chiameremo: La vera storia d’Italia. Certo per dare a Cesare quello che è di Cesare non è sempre tutta colpa dei preti. E’ vero che la chiesa è stata il più grande nemico del nostro risorgimento diventando collaborazionista prima degli austriaci e poi dei francesi (bella roba: vogliamo chiamarlo tradimento; ma lo aveva già fatto altre volte). Tuttavia il risorgimento è stato tradito principalmente dai Savoia che hanno pensato bene per primi di lasciare il sud (dopo una feroce repressione) in pieno sottosviluppo e in mano alla mafia. Poi è arrivato il fascismo. E’ vero che quel regime era come un tavolino che si basava su tre piedi: il duce, il re, il papa. Però la guerra di Spagna e quella di Etiopia l’ha fatta il Duce anche se la chiesa ha benedetto entrambe.
L’Italia dunque era già nata malamente come un gran pastrocchio, ma dopo le terribili distruzioni della guerra era un disastro peggio che mai. Eppure 20 anni dopo col suo impetuoso miracolo economico avrebbe potuto veramente imboccare una strada tutta diversa di modernizzazione e giustizia sociale. Non andò così perché dal 46 aveva già intrapreso in modo irreversibile una strada tutta sbagliata con un metodo (corruzione totale) un sistema (autoritario truffaldino), una ideologia (ipocrita bigotta). Tutto questo per colpa degli americani, che però ci avevano anche liberato, per colpa dei comunisti che però avevano tanto eroicamente patito sotto la dittatura e in montagna; per colpa dei democristiani che invece non avevano proprio nessuna attenuante. Anzi hanno avuto la grandissima aggravante di aver tradito non solo la patria a ma anche il cristianesimo stesso (sempre in combutta col Vaticano; ma chi li tocca quelli…) La chiesa, che come già detto nel secolo precedente l’aveva fatta grossa combattendo il risorgimento e alleandosi coi fascisti, doveva finire dietro la lavagna in castigo; invece gli americani la misero sul trono. Le diedero un potere immenso che lei a sua volta travasò sulla DC, facendo però sempre il doppio gioco: come se le eventuali colpe alla fine fossero solo dei sicari (democristiani) e non dei mandanti ( vaticani). Cosa era accaduto? Gli americani avevano vinto la guerra pagando il prezzo di 100.000 ragazzi morti, 200.000 mutilati, una quantità incredibile di aerei e carri armati distrutti ( il che significa montagne di soldi). Per questi motivi mai e poi mai avrebbero lasciato che il PCI ( e conseguentemente l’URSS) si impossessasse dell’Italia ne per via democratica (vincendo delle ipotetiche elezioni) ne per via insurrezionale come voleva la parte più stalinista della partigeneria. Ma non finisce qui; c’è un altro motivo importantissimo di ordine militare, e questo in un momento delicatissimo, appena finita la guerra, nella spartizione del mondo: ossia l’Italia se ne stava nel bel centro del mediterraneo e quindi aveva un ruolo strategico di fondamentale importanza per tutta l’aerea. Questo significa che pur di bloccare e stoppare il PCI non avrebbero esitato a ricorrere a tutti i mezzi, anche i più terribili, come ammazzare un sacco di innocenti , bambini compresi (la mafia da sola ne ha ammazzato un centinaio; più lo stragismo). Gli americani ragionavano così: se per salvare gli italiani da una dittatura comunista (già ci dovrebbero ringraziare) ne ammazziamo soltanto un migliaio , il nostro saldo è sempre ottimo a 99.000. Quindi avanti tutta senza nessun scrupolo. A dire il vero fecero la stessa cosa ordinando terribili massacri in Argentina e in Cile dove non era morto nessun americano per difendere la dittatura…pardon la libertà. Queste terribili condizioni si realizzarono subito quando gli americani crearono dal nulla il mito sanguinario del bandito siciliano Salvatore Giuliano
che dal 46 al 48 massacrò 400 sindacalisti (molti comunisti ma anche socialisti); per fare questa strage Giuliano ammazzò anche ben 200 carabinieri con la tecnica della guerriglia. L’esercito italiano aveva un po di carri armati e di aerei avanzati dalla guerra, altri nuovissimi regalati dagli alleati; ma si guardò bene dall’usarli. Quando i comunisti persero le elezioni i servizi segreti alleati si sbarazzarono di Giuliano. Ormai Giuliano non serviva più. Comunque restarono sempre pronti a tornare ai vecchi metodi come accadde nel 60 col governo Tambroni (che fece uccidere una decina di operai) e più tardi nel 68 alla grande con lo stragismo pilotato, manovrando ad arte terroristi di destra, di sinistra e naturalmente la mafia. Ovviamene diedero anche alla Dc gli stessi poteri, ossia la facoltà di utilizzare qualsiasi mezzo pur di sconfiggere i comunisti. I DC obbedirono in modo molto diligente; certo avrebbero potuto fare il contrario, e invece di fondare uno stato imperniato su tutte le schifezze già dette, creare una specie di società cristiana evangelica, magari bigotta finché vuoi, ma seguendo finalmente il vangelo con onestà e giustizia sociale a favore degli ultimi. Invece portarono al potere la borghesia più ipocrita e corrotta arrivando ad esiti totalmente nichilisti. Se in Italia da decenni non nascono più bambini è anche perché i valori cristiani sono andati a ramengo; ma ai preti non gliene frega niente, a parte il solito bla bla; la cosa importante è che i vuoti vengano riempiti dai figli dei migranti. Hanno lasciato che milioni di italiani non pagassero le tasse fino ad oggi, come se fosse una malattia un po grave, mentre è semplicemente mostruosa. Alla fine si è creato quello che io chiamo l’abominevole regime, cioè una specie di santa alleanza segreta (ma neanche tanto) tra Vaticano, mafia, massoneria, servizi segreti e naturalmente i rappresentanti del governo volta a volta regolarmente eletti (?). Questo è un altro modo per mostrare un’altra gravissima tara della pseudo democrazia italiana: governo e opposizione sono sempre rissosi come ai tempi del PCI (che non c’è più) ma tanto devono sempre fare, gira e rigira, quello che vogliono i veri reggitori (occulti?) del paese. Come dire: la guerra fredda è finita, il PCI non c’è più ma il complotto preventivo contro ogni opposizione (vera) esiste ancora e non finirà mai. Per buttarlo giù ci vuole una rivoluzione, una vera rivoluzione. Questo sarà il vero motivo della lenta agonia e morte del paese.
E il partito comunista? In questa storia turpe si è trovato in una situazione assurda uscendone nel peggiore dei modi: alla fine è proprio uscito dalla scena nel senso che è sparito vanificando l sacrificio decennale di milioni e milioni di persone. Ha praticato il peggior trasformismo della storia, diceva di essere rivoluzionario (doveva ancora abbindolare quella povera gente), nel frattempo cercava di fare una politica riformista (senza riuscirci tranne poche volte); in tutti i casi faceva una lotta spietata al Partito Socialista, cioè l’unico partito di sinistra che in quel gran casino avrebbe potuto avere le carte in regola. Alla fine, pur di sopravvivere in qualche modo, si è messo d’accordo sotto banco con la DC (consociativismo). Il fatto è che lo si è capito, non poteva vincere le elezioni a nessun costo: quindi realizzava l’assurdo che si faceva in quattro per vincerle sapendo che se ci fosse riuscito, sarebbe stato in realtà un suicidio; ma ci pensava la Dc a non fargliele vincere con tutte le sue porcherie sacramentate. A un certo punto pur di convincere gli Italiani che i comunisti non mangiavano i bambini, Gianni Rodari faceva volare le torte in cielo! Poi si è scoperto che i bambini li mangiavano sul serio i preti (pedofili). Un aspetto assurdo e paradossale di tutta questa vicenda consiste nel fatto che i due partiti sotto sotto avevano diversi punti in comune come gemelli diversi! La DC come la Pravda imponeva una verità sacramentata e parrocchiale che ci ha messo decenni prima di andare in crisi. Nello stesso tempo compiva misfatti degni di quella dittatura: il massacro del Vaiont anticipando Chernobyl; ha messo persino in prigione il povero Guareschi, che pur essendo un giornalista satirico ferocemente anticomunista si era permesso di criticare De Gasperi! In quanto ai comunisti erano una specie di seconda chiesa pseudo laica, con un pauroso inquadramento ideologico di tipo dogmatico religioso. Alla resa dei conti ci ha messo due secondi a nascondersi sotto la gonna dei preti.
CONCLUSIONE: certo uno può dire, il pericolo della dittatura comunista c’era sul serio, anche perché il PCI fu così intelligente da non seguire ne Tito ne Ceausescu nello staccarsi dall’Urss.
In realtà c’era una sola cosa da fare: confluire nel partito Socialista, o meglio nella sinistra del partito socialista da posizioni veramente popolari e combattive. Invece hanno preferito dedicarsi agli ortaggi, alle querce e alle margherite, e adesso i risultati si vedono, nel senso che siamo arrivi alla frutta. Avrebbero voluto essere partito di piazza e di governo insieme; solo un partito socialista avrebbe potuto fare questo. Invece ha addirittura distrutto il PSI di Craxi: avrà fatto anche bene perché era un ladrone auto-dichiarato, ma poi paradossalmente lo doveva far rinascere, sciogliendosi una volta per tutte dal suo pazzesco pastrocchio e imbroglio ideologico. In quanto agli americani pretendere di salvare una democrazia con metodi sanguinari dittatoriali e facendola marcire per la corruzione dilagante, non è stato solo un errore pazzesco, ma un crimine colossale. Un atto di terrorismo che sul piano morale non trova nessuna giustificazione nemmeno per una sola delle tante vittime innocenti. Lo stesso dicasi per la DC con l’enorme aggravante di aver distrutto il risorgimento, il laicismo, l’illuminismo, di aver ricreato un regime teocratico temporale che dura tutt’oggi con esiti catastrofici, come sarà la lenta fine etnica della povera Italia. Alla fine l’Italia è per metà una repubblica pseudo laica, e per l’altra metà una monarchia teocratica clandestina: niente in questo paese è come appare.Tutto quello che è successo si è talmente indurito e incatramato che fa l’effetto del un cappotto zozzo di un clochard ( con tutto il rispetto per i clochard): leva il cappotto e casca l’uomo. L’Italia è l’abominevole regime a tutti gli effetti, se crolla questo casca tutto. Qualcosa del genere lo ha fatto anche la mafia, è come un tumore maligno ma non si può far niente: è proprio il caso di dirlo si può solo attendere e pregare (con appositi rosari e santini) o che finisca da sola (?) o che muoia il sud e con esso l’Italia tutta intera. Ma perché?
– per attaccarla veramente ci vorrebbe un fiume di soldi che non avremo mai e che l’Europa non ci darà mai.
– se la attaccassimo sul serio lei per prima scatenerebbe una guerra civile e magari anche la vince.
– se si trovasse veramente con l’acqua alla gola tirerebbe fuori tutti i dossier segreti, tutte le prove (foto, film, registrazioni) dei suoi rapporti con i politici e con la chiesa; fattore evidentemente molto disdicevole e da evitare a tutti i costi. Anche perché, lo sanno tutti, lo dicono tutti, è il segreto di Pulcinella: la mafia è già abbondantemente in parlamento da sempre, quindi anche adesso.
– nel frattempo prolificano i film su di essa: così i media si guadagnano la pagnotta e il mondo pensa che facciamo la guerra alla mafia soprattutto con i film e con i preti. Sono anni che i carabinieri ne sbattono in galera a decine eppure la situazione resta sempre la stessa. Anzi piano piano, sotto sotto, come le termiti si fanno strada anche al nord.
C’era due soli modi per evitare tutto questo: un buon governo da parte di una DC veramente evangelica; una lunga opposizione alla fine vincente da parte di un partito socialista che invece finì schiacciato da queste forze disastrose. In fondo la vera utopia e tigre da cavalcare non era una rivoluzione comunista impossibile, ma una fusione riedificazione del Partito Comunista, ormai al tramonto, col Partito Socialista. Un progetto che avrebbe richiesto ad entrambi una grande rivoluzione culturale, una grande resurrezione, il vero culmine dello stesso 68. Resta alla fine una domanda:- ma perché il popolo italiano preferì seguire il PCI fino all’ultimo, fino alla rovina? Certamente gli dei accecano quelli che vogliono perdere. Sicuramente uno dei grandi artefici di questo disastro è stato Togliatti che sapeva tutto su Stalin ma non lo ha mai denunciato; e quando lo ha fatto era ormai troppo tardi. L’altro grande responsabile è stato proprio Mussolini quando passò , tradendo clamorosamente, dal socialismo rivoluzionario alla invenzione di una nuova terribile dittatura di estrema destra. Così la gente travasò lo stigma di questa infamia da una singola persona a un partito intero. Ecco perché il Duce ha distrutto l’Italia tre volte: con 20 anni di galera dittatoriale, con una guerra disastrosa, minando alle origine la formazione della democrazia italiana, azzoppando la vera opposizione ( socialista) proprio quando doveva rinascere dalle ceneri. Nel fondo della pancia di questa balena-squalo puzzolente che è la pseudo-democrazia italiana ci sta ancora una sia pur minima fiammella che rifiuta di spegnersi: si chiama rinascita, risorgimento del partito socialista.
ALLE ORIGINI DELL’INDIVIDUALISMO
RELIGIONE, IPOCRISIA E DOPPIA MORALE
Nel passato medievale, quando un certo stile maledetto del comportamento italiano era già uno stigma conclamato, gli stranieri chiamavano gli italiani col soprannome di Nik, ossia il diavolo. Evidentemente ci si riferiva a una fama di persone estremamente furbe e malvagie che, nel perseguimento dei loro obiettivi personali, non guardavano in faccia a nessuno. Qualcosa di geniale, ma anche di così subdolo e perverso, da riuscire se possibile, a prendere in giro e a gabbare persino Dio. Tutto questo nella patria del Papa che evidentemente, è stato troppo spesso, proprio lui, il principale esempio e maestro di questo tipo di mala condotta.Del resto qualche anno fa, un famoso esorcista ha detto che il diavolo risiede proprio in Vaticano. Se lo dice lui! In effetti questa mescolanza, del tutto strumentale, di una politica subdolamente micidiale, con una religione super-ipocrita, è veramente ideologicamente, la cosa mentalmente la più diabolica che ci sia, come giustamente fece notare Dostoevskij. Siamo di fronte a quella ormai classica intelligenza comunicativa malvagia, dove si pensa una cosa, se ne dice un’altra e poi se ne fa un’altra ancora, ammantando e incensando abbondantemente il tutto, con la cortina fumogena di una santità e di una purezza esclusivamente mediatiche. Intanto le masse , come hanno fatto fin dal medioevo, continuano a incantarsi di questa falsa purezza. Ancora una volta uno potrebbe dire:-Che esagerazione! Oppure sono cose di un lontano passato, a che serve rimestarle? Tuttavia l’esperienza di Marcinkus, le due ragazze sparite nel nulla dentro alle mura del vaticano, gli episodi internazionale di numerosi preti pedofili che, in alcuni casi, molestavano (!?) persino i bambini sordomuti, il bandito De Pedis sepolto in pompa magna in una importante chiesa romana (ecc ecc) testimonierebbero il contrario. E’ la gente che semplicemente non vuol prendere atto…dell’attualità. Su certe cose gli italiani hanno memoria cortissima: la pressione e il plagio di Don Matteo gliela rende sempre più corta. Del resto in questi ultimi anni stiamo assistendo all’incredibile e indecoroso teatrino dove, dopo esserci abbracciati in pubblico, nessuno sa quanti papi ci sono, quale dei due è il vero papa. Questo pasticcio se lo son fatto tutto con le loro stesse mani. Questo non in base al mio personale giudizio, ma a seguito di considerazioni sbandierate da importanti commentatori della politica vaticana. Noi prendiamo solo atto di queste fettuccine (avvelenate) fatte in casa. Comunque alla fine finirà come sempre, a tarallucci e vino. Della serie: come c’eravamo tanto amati!
IL MODELLO SIR CIAPPELLETTO
A riprova di come nel medioevo questo modello di ribalderia fosse ormai riconosciuto e diventato universale, (fino al punto di ispirare un genere letterario), potremmo citare Boccaccio ancora prima di Guicciardini.( immagine ritratto di Guicciardini n4)
Il grande scrittore descrisse più volte la impressionante tipologia di questi personaggi, raggiungendo l’apice con la figura di sir Ciappelletto. Un tipetto che, da demonio auto proclamato e riconosciuto, in punto di morte si fece passare per santo, superando addirittura se stesso, in quanto a falsità e malvagità. Tutto questo naturalmente approfittando (questo è il punto decisivo) della dabbenaggine credulona del popolo cristiano di ieri (…e di oggi?) Da sempre mettere la testa sotto la sabbia per non veder nulla o per dimenticare tutto, è uno dei principali sistemi di difesa del popolo italiano. In realtà è soprattutto il modo attraverso il quale la classe dirigente di un eterno regime, continua a mantenere sine qua non, lo status quo con tutte le sue schifezze e ingiustizie. Ogni ripresa senza affrontare i veri enormi problemi sarà drogata: sarà come dare un grande ricostituente a un organismo che comunque resta gravemente malato. Sarebbe come come fare una trasfusione di sangue a un anemico cronico: come dire, ecco una botta di vita. Da questo punto di vista l’eterna ricaduta nella attualità, mettendo in agenda solo lo stato delle cose, senza risolvere i nostri terribili guai, sembra un alibi necessario (in parte lo è). In realtà è soprattutto una eterna presa in giro che i politici e il popolo italiano fanno a se stessi. Come dire, tappiamo le falle della nave nel disperato tentativo di restare a galla, dimenticando che la nave è stata costruita ( e varata) tutta sbagliata. Si doveva fare l’epurazione antifascista e anticlericale a suggello della Resistenza, ma è avvenuto tutto il contrario; questo anche per colpa degli stessi comunisti che da subito, sono diventati (per gli Americani) un nemico peggiore dei vecchi fascisti! Meno male che non hanno continuato a fare la resistenza sulle montagne, altrimenti Americani e Inglesi li avrebbero massacrati tutti come in Grecia, e forse, potendolo, avrebbero addirittura resuscitato Mussolini! Siamo nati con la illusione di essere un paese finalmente indipendente, mentre in realtà eravamo diventati la colonia di ben tre potenze straniere: l’America, il Vaticano, la Russia. Del resto più recentemente con Berlusconi e il berlusconismo, siamo persino riusciti a propagandare ed esportare un paradigma di capitalismo ribaldo, rampante e pseudo democratico. Ricordo che contro Berlusconi non ce l’aveva a morte il solo il povero Montanelli, ma il mondo intero (che non era affatto comunista) non esitò a sbandierare la sua disapprovazione contro la degenerazione della democrazia “plutocratica”!! Così l’Italia ha ritrovato la peggiore unità “borghese” (!?) malavitosa che aveva già esperimentato al tempo delle sanzioni nel periodo fascista. Tutti insieme a difendere il nuovo uomo del destino. Il gran furbacchione tritelevisivo ha fatto credere, come sir Ciapelletto, di essere una specie di santo, di avere le mani pulite economicamente (e i sospetti sulla mafia?) e politicamente (il subdolo colpo di stato mediatico con una indebita egemonia ideologica). In seguito ha incominciato a baciare le mani dei dittatori e dei vescovi, per finire con quelle (solo le mani?) delle belle ragazze. Adesso vuol fare addirittura il presidente della repubblica e c’è chi dice che sia un vero patriota: si, di cotanta patria lo è veramente…
EDONISMO TRUFFALDINO
La verità è che di tutto quello che è collettivo, finora alla maggioranza del paese, non gliene ne frega niente, come se questo stato fantasma o questa società in via di pre-estinzione, non fosse la nostra. Noi viviamo sempre altrove, ossia come marziani nell’orticello della nostra realizzazione esclusivamente privata. Personalmente ho conosciuto un austriaco che con grande enfasi, avendo lungamente lavorato in Italia, ha esaltato il modo di vivere e pensare degli italiani. Mi hanno insegnato tutto, diceva, come riferendosi a dei geni che avevano capito il vero succo della politica e della vita: lavorare il meno possibile, non avere scrupoli nel far soldi, evitare ogni pensiero triste o semplicemente troppo difficile, fare la bella vita con i soldi e soprattutto sessualmente. Potremmo aggiungere: magari con la copertura di un falso perbenismo borghese o peggio ancora, persino bigotto. Sembrerebbe un caso particolare, la solita esagerazione della mia testa bacata. Invece questo modello truffaldino godereccio è stato esaltato, alla grande e da sempre, proprio dal nostro cinema. Stiamo parlando dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Ha incominciato il grande Totò, anche se la sua figura di Italiano costretto ad arrangiarsi pur di sopravvivere, proveniva da una terribile tragedia post bellica, comunque nobilitata dalla sua straordinaria arte e umanità. Certo Totò era un grandissimo artista e un grande uomo, non di meno la sua figura ci ricorda l’archetipo junghiano dell’Imbroglione eternamente infantile e accattivante. Così parafrasando un famoso film sembrava che lo sport preferito degli italiani fosse giocare eternamente a guardie e ladri. Ad ogni modo condiva la sua arte truffaldina e disperata di arrangiarsi (sempre meglio che morire a Marcinelle), con le famose pernacchie anarchiche cosmiche. Lui almeno le faceva solo per imitazione con la bocca, in seguito i suoi pessimi epigoni passarono a una versione più esplosiva e naturalista. Così dopo di lui il paradigma dell’Imbroglione divenne sempre più imbroglione, sempre meno simpatico e soprattutto senza nessuna giustificazione storica e sociologica. Del resto l’alibi post bellico era ormai finito e adesso imperava la volgarità del puro consumismo. Adesso i grandi arruffoni di soldoni erano anche dei grandi scoreggioni! Sordi ci ha presentato innumerevoli personaggi gravidi di questi difetti nazionali, ma alla fine invece di emendarli pedagogicamente li ha esaltati didatticamente, facendoli proliferare per imitazione in brutta, pessima copia. In questo modo, come risultato finale, ci ha fornito il paradigma auto-celebrato del peggiore e più diffuso modello nazional popolare del qualunquista sborone, cialtrone e menefreghista. In seguito l’opera è stata completata dai cine panettoni, i quali hanno, se possibile, aggravato la italica macchietta di un feroce e grottesco parvenu nel senso dell’edonismo populista e amorale più sfrenato e volgare. Ci sono attori che si sono persino specializzati in questo genere di macchiette; ma per gli italaiani erano loro i veri eroi. Intendiamoci: non sono affatto un moralista, ben venga l’edonismo, a patto che non significhi il tracollo programmato ed esaltato di ogni forma di legalità e solidarietà sia individuale che collettiva. Pochi giorni fa ho conosciuto un altro incredibile personaggio. Già molto anziano, devo dire simpatico e brillante, addirittura geniale, il quale dopo aver fatto una fortuna (anche erotica) vendendo reggipetti e mutandine di seta, si è ritirato a vita privata nella sua meritata villazza. A un certo punto si è vantato, naturalmente compiaciuto e senza nessun senso di colpa, che per continuare fino alla fine uno stile di vita già molto agiato, aveva partecipato a una truffa immobiliare da 600 mila euro. Domanda; ma le tasse le pagava? Ecco, questi dunque sono i nostri eroi. Vien da dire, ieri, oggi, domani. Nel frattempo il partito socialista è sparito da un pezzo, il partito comunista prima lo ha ammazzato e poi si è suicidato, i 5 Stelle , a meno di un miracolo, stanno sparendo. Come dire dalla falsa opposizione al nulla totale. Certo è rimasto il PD che è nato mettendo insieme i principali responsabili (gli avanzi) di questo disastro: democristiani e comunisti. Poi uno si domanda come mai manca quell’entusiasmo, quella grinta, quella rincorsa del bersagliere necessari per fare una vera opposizione. Magari sbraitano sul disastro (annunciato) dei 5 stelle, dimenticando che quel “parto bizzarro” è principalmente il frutto della loro mancata opposizione. Adesso magari vogliono allearsi, speriamo che non sia troppo tardi e che soprattutto capiscano cosa significa fare vera opposizione principalmente dalla “parte del popolo italiano”.
LA MANCATA INDIPENDENZA
Tutte queste tare che ancora ce le portiamo addosso, derivano tutte dalla mancata indipendenza e unità d’Italia (alla fine perseguita malamente e con 4 secoli di ritardo) e conseguentemente dall’asservimento plurisecolare a delle potenze straniere. La colpa principale sta nella posizione geografica e nella politica del Vaticano. Lo stato del Vaticano occupava il centro Italia, sbarrando e impedendo in questo modo, ogni possibilità di riunificazione del paese sia dal nord che dal sud. Pertanto questa riunificazione la si poteva fare solo distruggendolo territorialmente o inglobandolo in una funzione esclusivamente religiosa deprivandolo largamente di ogni influenza politica. Bisognava levargli, come giusto, ogni compromissione temporale con qualsiasi forma di potere ( proprio Gesù lo aveva tanto raccomandato nel discorso della montagna). Si tratta di potere direttamente economico e politico, ma anche quello indirettamente politico: vale a dire quello più subdolo, ma non meno inquinante e pericoloso, cioè di tipo simoniaco pagano. In questo modo sarebbe rimasta carta bianca esclusivamente per l’esercizio spirituale e caritatevole, ovvero la vera e unica linea di esclusiva fedeltà al vangelo. Cosa che in effetti avrebbe dovuto essere fin dall’inizio, ma che l’imperatore Costantino compromise quasi subito e che in seguito Teodosio, “coartato” da S. Ambrogio, trasformò in una vera e definitiva teocrazia. Così il cristianesimo diventato un baluardo dell’impero, si è impantanato subito nella politica più sporca fino al collo. Non sembra che ci sia stata da parte della chiesa una strenua opposizione, nonché la vera comprensione della tragedia e tradimento che si stava operando, con lo snaturamento totale del genuino messaggio di Cristo (non solo sul piano dei valori ma soprattutto all’atto pratico). Così Costantino abbandonando la vecchia religiosità pagana, la trasformò in cristiana-pagana, ma sempre più pagana che cristiana, infine politicamente parlando, per nulla cristiana. Si trattò insomma di una nuova forma di paganesimo subdolamente trasformato, cioè di feticismo del potere e della ricchezza (anche la ubris sessuale non tarderà ad arrivare), usurpando e strumentalizzando i veri valori e simboli cristiani. La chiesa che avrebbe dovuto stare con gli ultimi, abolì la schiavitù del tutto solo nel 1300 (cioè ben 1300 anni dopo la morte del fondatore!); la chiesa che avrebbe dovuto abolire le guerre fece nove crociate; in quanto ad amore per i suoi nemici, massacrò ferocemente e crudelmente gli eretici di tutti i tipi bruciandoli, squartandoli ecc. In quanto alla astensione dal sesso e dalla ricchezza e meglio lasciar perdere, se per secoli ci furono vescovi che vivevano in meravigliosi palazzi, notoriamente con codazzi di amanti e di figli. Forse tra un po ci ritorneremo, questa volta però legalmente. Stendiamo su questo un velo pietoso, che però ultimamente è stato squarciato del tutto, da quando si è scoperto che la Chiesa è stata macchiata dalla “tardiva” scoperta di numerosissimi pedofili. Quanti? Dicono che adesso in Francia ne hanno scoperti a migliaia. Figuriamoci che cosa è accaduto precedentemente, quando tutto restava nascosto, nei secoli dei secoli e amen.
Insomma la sua fame di potere cercava di estendersi non solo in Italia, ma addirittura in tutta Europa (cosa che fortunatamente le riuscì solo in parte) e che fu in seguito il motivo di terribili guerre di religione nonché dello scisma di Avignone prima e di Lutero dopo. Col passare dei secoli questo stato teologico confessionale (ma la vera religione era l’adorazione del suo stesso potere temporale) assunse sempre più importanza, mettendosi addirittura in competizione con l’Impero, cioè con chi deteneva “legittimamente” il potere terreno tout court. Diciamo che l’impero voleva il monopolio delle schifezze mondane, ma la chiesa gelosa, lo voleva invece tutto per se. Così molti furono gli stati che cercarono di liberarsi del potere interno della Chiesa, una specie di quinta colonna e di spada di Damocle sulla testa dei reggenti “locali”. Naturalmente non c’è assolutamente, da parte nostra, nessuna simpatia verso questi famigerati regnanti medievali; se nonché la chiesa era apparentemente al loro stesso livello: in realtà molto peggio, visto che faceva le stesse porcherie però nel nome del Signore. Ho invece grande simpatia e ammirazione per Federico II e il suo braccio destro Ezzelino da Romano: se avessero vinto, il primo risalendo da Sud e il secondo scendendo dal Nord, avrebbero in un colpo solo ridimensionato l’Italia dal Vaticano, unificato il paese dandogli una reggenza considerata da tutti molto illuminata per quei tempi. Soprattutto (correva l’anno 1250) avrebbero salvato l’Italia da 400 anni di schiavitù straniera, visto che la famosa indipendenza si raggiunse solo nel 1860. E’ proprio in questo lunghissimo periodo che si formano tutti i mali d’Italia. Così ancora oggi abbiamo uno stato e una patria a metà, ma in compenso siamo illuminati spiritualmente dalla strana presenza di ben due Papi. Per fortuna che almeno per il momento godono tutte e due di buona salute. Ci sono stati alcuni notevoli episodi nella lotta che i potenti europei fecero per disfarsi della Chiesa Romana:
– citiamo Filippo il Bello quando cercò di liberarsi dei Templari. In realtà era sempre un tentativo di sganciarsi dalla chiesa. Comunque sia, riuscì a sbaragliarli proprio perché la stessa Chiesa glielo lasciò fare (i Templari erano diventati troppo scomodi, cioè troppo potenti, persino per lei: i sicari non devono mai diventare più potenti dei mandanti)
– Enrico VIII in Inghilterra si inventò una nuova religione pur di disfarsene.
– Lutero fece il pandemonio che sappiamo per la gioia e la riconquistata autonomia dei principi tedeschi.
– in Spagna nel 36 ci fu una terribile guerra civile anche per limitare lo strapotere della chiesa iberica.
– la prima mossa politica fatta da Cavour (con conseguente scomunica!) fu quella di levare ai preti i beni ecclesiastici. Gli servivano per le spese militari della grande, futura impresa risorgimentale coloniale.
In Italia la Chiesa non solo difese il suo potere territoriale con le unghie e con i denti, ma cercò addirittura di espandersi (sciaguratamente) il più possibile. Questo obiettivo per fortuna non le riuscì, altrimenti probabilmente, saremmo ancora oggi tutti devotamente genuflessi, con o senza don Matteo. Quindi non solo si attivò con successo per impedire nei secoli dei secoli questa sacrosanta unità, ma anche fornì quel prototipo ideologico di corruzione totale, che poi diventerà un vanto nazionale: esattamente uno dei modelli negativi da cui ha attinto il Guicciardini, che era stato segretario personale del papa Adriano VI, traendone comunque un giudizio complessivamente devastante.
RISORGIMENTO TRADITO
Per questo il nostro risorgimento è così importante non tanto dal punto di vista coloniale della monarchia (che comunque ci ha dato l’unità) ma dal punto di vista repubblicano che si poteva condensare in tre obiettivi fondamentali:
– l’indipendenza totale del paese a tutti i costi (pensiamo all’Italia del 1946 succube di ben tre potenze straniere: Usa, Urss e lo stesso Vaticano). Come dire: a quel punto della indipendenza non gliene fregava più niente a nessuno.
– quindi la vera libertà che significa vera democrazia
– e anche giustizia sociale. Tutte cose che possiamo ritrovare nella mirabile costituzione del 1848 all’epoca della rivoluzione romana e che è stata la mamma della nostra attuale costituzione.
Senza contare che in quella mirabile epopea gli italiani smisero le loro principali occupazioni di rubare e di pregare e si dedicarono a combattere per la loro povera patria.
Con la beatificazione di Pio IX tutto questo è stato dimenticato e cancellato in modo vergognoso. In particolare ricordiamo che:
– Mameli è morto a 20 combattendo contro il Papa nel 48 romano; non importa se le parole del suo inno a volte lasciano molto retoricamente a desiderare: contano i fatti e l’eroismo di chi ha speso la vita giovanissimo per risollevare le sorti del paese, cercando di strapparlo dalle mani dei preti. Ieri la fine del potere temporale era per l’Italia una questione di vita e di morte; oggi la sua notevole sopravvivenza sotto forma di forte pressione propagandistica (egemonia culturale?) per non parlar d’altro, resta l’unica variabile riscontrabile solo in Italia.
-Quando cantiamo il nostro inno nazionale, ignoriamo e travisiamo la sua doppia valenza totalmente anticlericale e progressista (addirittura rivoluzionaria per quei tempi). Questa specie di ambiguità trasformista e opportunista, diventa addirittura tradimento da parte di quella sinistra che da tempo ha abbandonato non solo uno spirito anticlericale, ma ha lasciato letteralmente sparire il laicismo. Sopravvivono solo delle oasi che servono come foglie di fico, come specchietto per le allodole. Potremo anche avere altre importanti vittorie laiche ma serviranno a poco finché non si spezza l’egemonia culturale totale che domina le nostre televisioni pubbliche e private.
– Ci si dimentica che la nostra bandiera nazionale è stata creata a Reggio Emilia secondo il puro spirito rivoluzionario giacobino. Di questa bandiera si sono impossessati la Monarchia prima e il fascismo poi, evidentemente tradendola in tutto e per tutto; ma lo ha fatto anche la Democrazia Cristiana impostando uno stato per metà confessionale e per metà mafioso (senza contare le ingerenze clerico-fasciste).
– Ci si dimentica che la nostra costituzione è figlia di quella del 48 romano e non della Bibbia, come qualcuno erroneamente crede. Quindi era totalmente contraria a qualsiasi forma di stato confessionale temporale, come invece venne resuscitato cento anni dopo dal 1948 in poi.
Il fatto è che i veri patrioti, Repubblicani e Socialisti, hanno perso e sono stati socialmente “massacrati” dai Piemontesi prima e dai fascisti poi. In particolare le numerose statue a Garibaldi che ornano le piazze d’Italia (che comunque apprezzo, perché almeno l’unità d’Italia la voleva a tutti i costi, anche con la dolorosissima rinuncia alle sue idee iniziali) testimoniano che la sinistra viene apprezzata ed esaltata solo quando…si suicida passando dall’altra parte. In quanto ai comunisti come definirli patrioti? Hanno intitolato a Garibaldi le loro formazioni partigiane, ma dopo nella vera sostanza, erano sudditi di Mosca almeno fino a Berlinguer; dopo non solo ormai era troppo tardi, ma quel partito restava sempre troppo opportunista, trasformista e soprattutto ancora troppo clericale (vedi aborto e divorzio molto scarsamente appoggiati). Questa cosa, così ridicola e tragica, di un partito che vuol restare rivoluzionario a parole, ma si dichiara riformista e fa fuori sistematicamente il partito Socialista, è uno dei tanti tratti insopportabili nella storia del Partito Comunista del karakiri. Peccato che karakiri non lo ha fatto solo per se stesso ma per la intera sinistra italiana. Certo questo è avvenuto approfittando del fatto che anche i socialisti avevano da tempo alquanto diluito la loro vera ispirazione e vocazione combattiva e popolare; ma così alla fine, abbiamo avuto un doppio tradimento, concentrato come il doppio brodo sia socialista-craxiano sia comunista, e su questa brodaglia è morta tutta intera la sinistra in Italia. Questo e’ avvenuto perché nessuno ha avuto il coraggio di dire l’indicibile: la doppia catastrofica, cannibalesca deriva di socialisti e comunisti, e per converso la necessita’, prima che fosse troppo tardi, di rifondare un nuovo partito socialista e non di abbatterlo tout court. Bisognava ricomporre, il grande funesto strappo di Livorno. Bisognava ritrovarsi tutti fratelli in una unica famiglia, riconoscendo ciascuno i propri torti ed errori, in nome di una ritrovata alleanza rivoluzionaria progressista e patriottica nell’interesse superiore e supremo dell’Italia. Invece i socialisti hanno perseguito la folle deriva craxiana e i comunisti, quella zappa con cui gli hanno “spaccato la testa” (completando finalmente la loro vendetta storica), poi se la sono data sui piedi, inventando il post comunismo vegetariano: la quercia, la margherita, la foglia di fico della loro ormai totale confusione politica. Tutti hanno taciuto e pensato solo a salvare le careghe e le gerarchie. Del resto, si sa, non esiste niente di più conservativo delle burocrazie, anche quelle apparentemente più rivoluzionarie a parole. Quanto incerto e strumentale fosse il sedicente patriottismo dei comunisti, lo abbiamo visto quando non hanno mosso un dito contro la squallida e insopportabile beatificazione di Pio IX; ma dato che lo hanno fatto tutti (o quasi) gli intellettuali italiani, allora mal comune mezzo gaudio (e fregatura totale). Le cose sono peggiorate soprattutto dopo aver sposato il mondialismo multiculturalismo che distrugge l’idea stessa di patria in quanto tale. L’hanno considerata come se fosse vecchia cartaccia per giunta sporca; certo sporcata da infiniti crimini, ma anche redenta da infiniti eroismi, compreso il sacrificio dei partigiani, ma questo non è stato sciaguratamente capito. Alla fine hanno ratificato il fatto che, dato che in 150 anni non sono riusciti a costruirla questa povera patria, se non in parte e molto malamente, allora tanto valeva buttarla giù del tutto. Così si dichiarano retoricamente e pomposamente cittadini del mondo quando sono a malapena italiani: tra non molto, se l’invasione straniera continuerà a spada tratta, saranno cittadini di tutto tranne che di se stessi. Dimenticando che gli altri stati la patria ce l’hanno già da secoli (quindi molto più solida che da noi) ma non hanno , scusate l’eterno ritornello, la mafia, il vaticano etc. Questi stati che hanno anche un passato coloniale molto più forte del nostro, potranno resistere all’invasione, mentre noi avremo solo un altro grosso problema in più. Dimenticando che gli Italiani come Italiani, sono ancora in gran parte da fare, come stiamo cercando di dimostrare con questo scritto. Così vogliono integrare gli stranieri quando gli stessi italiani non hanno ancora una vera identità. Il povero Cavour dopo aver fatto l’Italia voleva far nascere il nuovo cittadino italiano. Adesso non ce n’è più bisogno , perché il nuovo cittadino a furia di grancassa ideologica e lavaggio del cervello clericale mondialista, si sente italiano come un vago ricordo ormai pleonatisco e fuori moda. Così il cosiddetto patriottismo italiano resiste solo, finché dura, nei successi dello sport italiano. Questo assurdo mondialismo è solo una fuga in avanti moralista e astratta, quindi pericolosa, proprio perché nasconde, in modo ignorante e incosciente, la catastrofe italiana del presente e del passato, e probabilmente anche del futuro. Ne abbiamo già tante noi a cui pensare, come ritrovarci in quanto patria, in quanto nazione, in quanto stato fondato per davvero e finalmente sulla nostra costituzione originaria ( progressista e anticlericale). Tutto quello che possiamo fare per l’Africa lo dobbiamo fare per davvero come Europa Unita, se esiste. Non possiamo fare, gli unici , la caritas dei naviganti. Una soluzione bisognerà pur trovarla, ma mai da soli. Nemmeno la situazione più disperata può imporre un diktat moralista se tutti gli altri se ne fregano. Solo in Italia (il paese della mafia…) la politica si fa con i buoni sentimenti…apparenti.
IL TRADIMENTO DELLA MONARCHIA
Il fatto è che il risorgimento è stato tradito da tutti: dal Vaticano (che l’ha combattuto da subito) dalla Monarchia che ha tradito tutti i valori, tranne un certo laicismo almeno fino ai patti lateranensi, dal fascismo che ha portato fino alle estreme conseguenze la degenerazione già operata dalla monarchia; dai comunisti garibaldini-staliniani, dalla democrazia cristiana che da ultimo ha addirittura santificato PIO IX, cioè il suo peggior nemico. Adesso è morto e sepolto nella sostanza storica, adesso parlare di patria è diventata una offesa da parte di chi ritiene normale che a Prato ci sia l’ottanta per cento di Cinesi ecc.
Il fatto è che i Piemontesi (che pure avevano raggiunto il punto più alto con la presa di Porta Pia prendendo il papa a cannonate) poi hanno tradito sempre:
– non volevano fare per davvero l’Italia ma solamente ampliarsi e sbaragliare i repubblicani :un motivo antipatriottico colonialistico e uno fortemente autoritario.
– hanno fatto uno statuto Albertino appositamente per favorire opportuni colpi di stato (Bava Beccaris ma poi addirittura, quando hanno fregato persino Mussolini)
– quando hanno tradito Garibaldi (colonizzando, massacrando e impoverendo il sud), che pure gli aveva dato il meridione, conquistato sanguinosamente, su un piattino d’argento.
– conseguentemente (anticipando fascismo e nazismo) entravano nei villaggi meridionali ribelli massacrandone la popolazione
– quando non hanno fatto nulla per impedire che i contadini italiani disperati, migrassero in massa all’estero.
– quando il Re ha tradito la linea di Giolitti prima entrando in guerra e poi alleandosi con Mussolini
– soprattutto con i patti Lateranensi del 29, che sono stati il vero completo tradimento del Risorgimento (in seguito ratificato e amplificato dalla beatificazione di Pio IX). Ricordiamo che già allora il fior fiore della intellighenzia italiana ripudiò quell’atto scellerato: Gentile (estrema destra) Croce (centro liberale) Gramsci (sinistra comunista rivoluzionaria) vi riconobbero e denunciarono a chiare lettere il tradimento e la morte del Risorgimento.
– quando non ha fatto nulla per impedire la entrata in guerra assieme a Hitler .
Così la povera Italia è stata fatta e disfatta tre volte da altrettanti abominevoli regimi (monarchico, fascista, clericale democristiano). L’ultimo dei quali, nelle sue infinite contorsioni, dura tutt’ora; sarà anche morta la DC ma l’intero asse politico si è spostato paurosamente a destra restando più clericale che mai. Compresa la pseudo sinistra.
Che sia proprio Draghi l’uomo in grado, come voleva Cavour, di rifare da capo a piedi, la mentalità degli Italiani? Essendo un massone molto altolocato, potrebbe anche riuscirci….soprattutto imparando alte lezioni di moralità da parte del suo amichetto Renzi.
INDIVIDUALISMO E OPPORTUNISMO
Un altro male terribile degli Italiani consiste nella facilità di cambiare casacca, di essere voltagabbana. Anche questo proviene dalla mancata unità d’Italia e quindi dalla Chiesa. Se pensiamo che questo sia un vecchio male, ormai sorpassato, andiamo a vedere quanta gente ha cambiato partito (e continua a farlo) in parlamento. Ancora una volta è incredibile di quanto queste persone (che dovrebbero rappresentare il meglio del paese culturalmente e moralmente; ma troppo spesso è il contrario esatto) manchino non solo del senso dell’onore, ma proprio di buon senso tout court. Ergo dovrebbero essere rielette presso un altro partito a un’altra tornata elettorale e non fare semplicemente la funambolica passerella dei furbastri. Uno dei primi grandi voltagabbana della storia è stato l’imperatore Costantino che è diventato da pagano a cristiano restando pagano…e tenendo i piedi su due staffe.
Il prototipo consolidato di tutto questo, lo troviamo per la primissima volta nei capitani di ventura che cambiavano continuamente esercito a seconda della convenienza economica e politica. Lo potevano fare perché oggettivamente non c’era una sola patria, un solo stato, un solo esercito e quindi avevano ampia possibilità di scelta. Ma la cosa peggiore consiste nel fatto che non avevano nessun senso dell’onore , dell’amicizia, men che meno una loro ideologia se non quella del proprio tornaconto personale. Erano cioè degli individui assoluti nel nichilismo più totale. Da questo punto di vista hanno persino precorso la modernità. Così era anche assolutamente Mussolini, terribile pseudo eroe super trasformista e nichilista del mondo moderno. Un uomo che ha fatto credere alla nazione intera di incarnare la religione della Patria, mentre era solo il sommo sacerdote di se stesso e del male assoluto: pronto a ogni voltafaccia e a ogni tradimento, cosa che fece persino con la figlia, facendo fucilare suo marito. Se lo facevano gli individui allora lo facevano anche gli stati.
Penso allo Stato Italiano che cambiò alleanze tre volte: prima coi Francesi, poi con gli Austriaci, di nuovo con i Francesi…ma alla fine il fascismo trovò da ultimo il modo di pugnalarli alle spalle.
Pensò a Malaparte (che non aveva una parte…) ardente fascista, poi comunista, infine convertito al cristianesimo in punto di morte. Se fosse vissuto ancora, magari forse, si faceva mussulmano. Lo stesso dicasi più o meno per Marinetti, che pur essendo un feroce anticlericale per tutta la vita, anche lui si convertì alla fine dei suoi giorni.
A questo punto si potrebbe persino dire che, alla mancanza del senso della patria, corrisponde giocoforza la mancanza del senso dell’onore. A tutte queste disgrazie ne manca ancora una. Si tratta di qualcosa di specificatamente cristiano, ed è proprio una delle tante cose, che rendono la partecipazione cristiana alla politica o completamente assurda o sostanzialmente falsa. Si tratta del fatto che appunto, se uno si pente all’ultimo momento andrebbe in Paradiso alla pari di chi si è comportato bene sempre. Anzi merita di più perché fa più colpo e ha anche sofferto di più (forse) sulla via lunga o fulminante del pentimento. Nell’altro caso si tratta di una cosa ormai scontata, una routine persino noiosa…Al signore il peccatore pentito dell’ultimo minuto fa specie, i bravi ragazzi no! Ha ragione, anche lui preferisce i giocatori d’azzardo alla noia dell’abitudine consolidata.
Se si può cambiare impunemente all’ultimo momento, questo non è certo un deterrente, ma un incoraggiamento e una assoluzione, a cambiare rotta e casacca di punto in bianco. Infine c’è il solito discorso per cui si ama il proprio nemico e gli si perdona tutto. Ma come? in politica di solito è il contrario esatto e non si perdona niente a nessuno , tranne naturalmente il fatto, che venga improvvisamente sul tuo campo. La vittoria conseguita tramite disertori e venduti è così la più ambita.
Il problema fondamentale resta questo: che affidamento si potrebbe fare su gente che sragiona così?
RIFARE GLI ITALIANI
Abbiamo visto che gli italiani non hanno il senso dello stato e della nazione; però hanno un forte senso etnico sia pure legato come al solito al particolare, quindi ambiguamente frazionato e competitivo. Non si sentono etnicamente una nazione, ma lo sono a livello regionale, anzi addirittura stracittadino. A volte la loro vera patria è il quartiere, se anche questo non fosse a sua volta diviso in due. Per altro, da quando si sentono cittadini del mondo non hanno più nemmeno quello: hanno raggiunto il livello massimo di universalità astratta senza sapere davvero dove poggiano i piedi… Senza un vero stato, senza una patria, senza una nazione degna di questo nome adesso sono diventati cittadini del mondo! Effettivamente per dei cittadini del mondo quelle cose lì sono superflue e sorpassate. Uno potrebbe dire: embè chi se ne frega…E invece no, disperdere completamente la tradizione è sempre un male. E’ stato un male perdere a Venezia la grande tradizione dei baccaretti a base di pesce a prezzi popolari; è un male adesso che tutte le sue osterie siano in mano ai Cinesi. Si comprano tutto; che abbiano già comprato anche i partiti? Alla fine si impossesseranno dell’Italia in cambio di quattro bottiglie di prosecco.
Questo aspetto del dna italiano sembrerebbe il più strano e il più misterioso; in fondo anche i Greci erano così col loro particolarismo così fecondo e prezioso: tanto è vero che noi abbiamo avuto il Rinascimento così simile al miracolo Greco; dopo di che il diluvio. La verità consiste nel fatto che le radici più lontane, stanno proprio nella grande quantità di popoli e di razze che hanno colonizzato e attraversato l’Italia. Il medioevo poi ha dato una ulteriore giustificazione storica e geografica con la sua famosa e famigerata anarchia feudale. Su di essa ha soffiato sul fuoco anche la grande lotta tra papato e impero. Infine tutto questo ancora una volta si è consolidato e “incatramato” in quei famosi 400 anni di cattività (1250-1860) in cui non eravamo nessuno se non una mera espressione geografica. Ma se uno non ha uno stato, non ha una nazione, come fa a sentirsi etnicamente qualcuno? Sta di fatto che siamo stati per secoli fratelli coltelli non solo per interessi materiali e ideologici. Era una specie di sistema bellico prossemico tra gente che, pur parlando più o meno la stessa lingua, si odiava, invidiava e massacrava cordialmente. Resta il fatto che la nostra litigiosità proverbiale, il contrasto inveterato anche a distanza di pochi chilometri, rimane un’altra delle nostre caratteristiche principali. Basta pensare al Palio di Siena; a Venezia nel medioevo le due rive del canal grande si sfidavano a suon di pugni e spesso ci cascava il morto. C’erano tre isolette vicinissime dove si parlavano tre dialetti veneziani diversi; la differenza esasperata tra di noi è sempre stata la nostra passione fin dall’inizio, ma non ci ha portato bene. Dunque lo farà adesso imbarcando tutte le differenze straniere?
Su questa base è facile capire come mai non gliene frega a nessuno se non nascono più bambini dato che tutti si sentono cittadini del mondo. Piuttosto che generare ed educare i propri bambini preferiscono integrare quelli degli altri. Forse si sentono cittadini della loro città solo quando c’è il derby di calcio e così finalmente se le possono suonare di santa ragione. Una volta avevano il vestito di Arlecchino come frazionamento regionale, tra un po ce l’avranno come miscuglio di tante etnie. La chiamano la ricchezza e il trionfo della diversità. La eventuale vittoria elettorale migrante di una sinistra annacquata, con metà popolazione che non vota più, non può essere un futuro esaltante e rassicurante. Abbiamo già visto che la chiesa come movimento politico ha responsabilità enormi per quanto riguarda i mali della povera Italia; ma ce l’ha anche specificatamente in quanto religione.
– Abbiamo già visto come la conversione all’ultimo minuto ha favorito e giustificato i più grandi capovolgimenti: lo ha fatto persino il papa quando tradì la Spagna religiosissima, che per vendetta gli mandò contro i Lanzichenecchi…luterani. Quando si dice la legge del contrapasso.
– E’ stata la chiesa a promuovere la dottrina e della doppia verità nella teoria e poi della doppia morale nei fatti. Un esempio straordinario lo diede S.Ambrogio quando difese a spada tratta dei cristiani che in Siria durante un progrom avevano massacrato degli ebrei e bruciato la loro sinagoga. Più chiaro di così.
– In particolare ha diffuso l’ idea fondamentale, che si può anche essere pubblici peccatori, ma poi l’importante è restare comunque fedeli alla chiesa, anche se in termini minimi (basta andare a messa una sola volta all’anno). E’ su questa falsificazione e finzione che si basa il potere qui in Italia. Kierkegaard ci ha insegnato che un cristiano tiepido è una contraddizione in termini; o lo sei o non lo sei.
– E’ stata la chiesa a forgiare per la prima volta gli italiani fin dalla culla come sudditi fedeli e proni a un potere assoluto quanto misterioso; poi si sono accodati tutti gli altri.
Persino oggi a quanto pare, ci sono due Papi; all’interno della chiesa bisticciano su quale dei due sia quello vero? Ma noi, credenti o non credenti, cosa dobbiamo capire? Invece di un brodo sarà un doppio brodo.
FRANCESCO GUICCIARDINI : IL PAPA’ DELL’INDIVIDUALISMO ITALIANO
Eppure il primo in assoluto che ha fornito questo tipo di modello, prima in politica, ma poi a livello privato ed esistenziale, diremo addirittura psicologico, è stato un grande personaggio della nostra cultura: stiamo parlando naturalmente di Francesco Guicciardini. Aveva un grande amico nemico, ossia il Machiavelli; ma su una cosa erano entrambi assolutamente d’accordo: il Papa era la grande rovina d’Italia. Non dimentichiamoci che il nostro era stato al lungo segretario di Adriano VI e quindi parlava con cognizione di causa. Forse è proprio da quel contesto e dalla frequentazione di certi personaggi che il nostro ha preso gli elementi per il suo cinico modello (in un paese disperato come l’Italia).
Guicciardini in un certo senso anticipò addirittura molti filoni della futura filosofia inglese empirista:
– la negazione di qualsiasi forma di universale e quindi il valore assoluto del particolare individuale. Solo questo è l’unico che esiste veramente e concretamente, al di là di assurde e indebite astrazioni metafisiche.
– ovviamente, in questa ottica, qualsiasi tipo di generalizzazione non ha alcun senso. Conta solo, momento per momento, l’individuale specifico e irripetibile.
– conseguentemente, dato che il particolare vive solo al momento, viene concepito in modo “eracliteo” come assolutamente transeunte. Il particolare è dunque il momento presente del particolare, il suo destino è sparire velocissimamente. Pertanto il particolare è solo e sempre la sua attualità cogente e circoscritta. Naturalmente non sempre nei processi politici abbiamo questa dinamica così istantanea e fulminante, ma questo serve al nostro per mostrare quanto la politica (e la storia) sia fatta di colpi di scena improvvisi, inaspettati e irrazionali.
– coerentemente con quanto detto, non hanno alcun senso, dentro questa logica, esclusivamente empirica e materialista, il confronto e la nostalgia col passato (come piaceva tanto al Machiavelli) La nostalgia per un passato che non tornerà mai più, o le indebite proiezioni futuribili prive di un solido aggancio col presente, in politica non hanno alcun senso.
– tuttavia, e per fortuna, Guicciardini escluse l’assurda e folle negazione del principio di causalità (alla Hume), come se la ricostruzione storica genetica dei processi, non avesse un valore strategico nella interpretazione del percorso della storia. In questo senso si avvicina addirittura ad Aristotele, nel senso che la causa più importante resta quella “originaria”, la madre di tutte le cause. E’ proprio questo che comunque lo salva dalla mera superficialità empirica e garantisce una certa profondità. Invece è vero che, conseguentemente con la forza propulsiva del particolare, anarchica ed eccentrica, il caso è paradossalmente il fattore determinante: è lui la vera “causa” che alla fine prevale su tutto (a parte il fatto che una volta accaduto, esso stesso si trasforma in evento necessario)
– da quanto detto finora, si capisce che viene espulsa e condannata qualsiasi visione del mondo per così dire idealistica o sovrastrutturale: in parole povere i valori non esistono, essendo solo dei camuffamenti o delle variabili indebite. Contano solo i fatti e la volontà dei singoli protagonisti al potere.
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In realtà dentro a questa impostazione, così sicura di se ed assertoria, emergono interessanti spunti di contraddizione. Due di questi ci appaiono enormi: il suo incredibile ottimismo sul genere umano e il senso dell’onore.
Infatti riteneva che l’essere umano in realtà fosse buono per natura (!?) e che spontaneamente non operasse il male. Cosa dunque lo portava verso il male? Da una parte la sua estrema fragilità, dall’altra la avversa fortuna. Alla fine però G stesso ammette che il male è prevalente cadendo nuovamente in palese contraddizione. Evidentemente cercava di limitare una visione del mondo, che altrimenti sarebbe stata ben terribile (come in effetti è, anticipando persino Schopenhauer)). La seconda contraddizione consiste nella sua esaltazione del concetto di onore. Qui però è evidentissima la motivazione di una autodifesa preventiva e giustificazione del suo operato, in base a una nobile coerenza, che magari forse avrà anche avuto, ma che i suoi contemporanei non gli riconobbero (a causa delle sue oscillazioni tra repubblica e monarchia). Il problema è che la sua teoria del particolare, se portata alle estreme conseguenze pratiche, non lasciava dubbi sulle valenze pessimiste e nichiliste della sua visione del mondo “monistica” individualistica. Soprattutto perché proprio questo risultava dal comportamento reale dei protagonisti storici (politici preti e laici, nonché capitani di ventura). Tanto più tenendo in considerazione la sua esaltazione dei fatti a discredito di ogni teoria. In poche parole la vera coerenza del suo pensiero e soprattutto i fatti conclamati, andavano con ogni evidenza contro il suo ottimismo e il senso dell’onore.
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G. non da alcun valore alle masse, che per lui sono solo masse di manovra in balia dei singoli, i veri detentori del potere (così la religione è solo istrumentum regni; e qui ha ragione). Tuttavia è altrettanto evidente, ma lui non se ne accorge, che nonostante tutto, anche le masse possiedono un loro ruolo e una loro autonomia (per quanto ambigua e contraddittoria): è un fatto che emerge già nel corso delle battaglie, che non possono essere vinte solo per virtù dei comandanti. Con la rivoluzione francese questo protagonismo delle masse, divenuto non solo militare ma anche politico, emergerà potentemente. Queste considerazioni alla Bertold Brecht non sono decisive, servono solo ad attenuare un po la sua visione del mondo; in realtà sul fatto che la vera storia la fanno le grandi personalità, il nostro aveva ragione. Gli stessi capi hanno dei progetti, i quali per quanto realistici e temporanei, sono pur sempre degli universali. I veri capi per muovere e indirizzare sia le masse che le elite, agiscono in base a slogan e parole d’ordine: anche queste prefigurano delle ideologie sia pure embrionali e semplificate. In tutti i casi, sia come sia, si tratta di universali simbolici potentissimi. Infine per quanto poco anche essi, su un piano strettamente personale, hanno dei valori; paradossalmente il fatto stesso di non averli, il loro nichilismo implicito o sbandierato, è comunque una ideologia e un valore (sia pure nella bizzarra forma del suo contrario). Infine come già detto la sua interpretazione della storia esclude qualsiasi forma di determinismo e di validità comparativa. Ma ciò è impossibile in senso assoluto. La prima grande contestazione di questo ci viene proprio dal famosissimo capolavoro di Plutarco “Le vite parallele”. Ovviamente questo capolavoro è tutto basato proprio sulla comparazione della vita dei grandi personaggi. Inoltre è evidente che questi stessi fungono da modelli per così dire eterni, quindi auspicabilmente, imitabili e riproponibili. Una certa nostalgia e rimpianto delle grandi figure è legittima e con essa la validità di un insegnamento e di un esempio, che vanno oltre i limiti angusti del tempo presente. Infine è impossibile parlando delle vite dei grandissimi, non aver tematizzato (sia pure inconsciamente e implicitamente) che possedevano anche dei valori e dei progetti (basti pensare a quello di Alessandro Magno) che non fossero esclusivamente di tipo militare espansionistico, ma appunto vere e proprie visioni del mondo rivoluzionarie.
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Abbiamo capito che la parola d’ordine, su cui fa perno la sua visione del mondo (che non vuol essere un vero sistema, ma sempre una elaborazione fluida e provvisoria) è proprio il “particolare”. Ma attenzione! Stiamo parlando del “suo particolare”, di qualche cosa di totalmente circoscritto e la cui intenzionalità ritorna esclusivamente su se stessa: non è altro che l’interesse assoluto dell’agente protagonista, che progetta egocentricamente la sua azione politica o esistenziale. Questo interesse (benessere, realizzazione, successo) è l’unico che conta al di sopra di tutto e di tutti. Tuttavia in questo sistema c’è incredibilmente posto anche per Dio: forse una mossa necessaria per sopravvivere, camuffandosi a dovere, molto in voga a quei tempi così calamitosi. Dio esiste, ma è come non esistesse, dato che non è conoscibile. Di fatto Dio è chi riesce a fare la storia (qui anticipa Hegel), cavalcando e domando la fortuna. Ora ovviamente, chi pensa e agisce così va potenzialmente contro tutti, tranne i suoi fedeli seguaci e collaboratori, se ne ha. Questo “contro tutti” rivela, contrariamente alle sue premesse buoniste, un pessimismo assoluto sulla natura e la storia. Significa che il mio interesse particolare si scontra potenzialmente, ma molto spesso di fatto, contro tutti gli altri. Questo per il semplice motivo che, se ognuno è solo se stesso, non può che confliggere con gli altri particolari. Se non fosse il particolare intrinsecamente concentrato su se stesso, sarebbe solidale e finalmente veramente inter-soggettivo; ma poiché non esce mai dalla sua particolarità, ogni slancio o intenzionalità solidale è solo un moto illusorio, per non dire strumentale e opportunistico. Il suo destino è inesorabilmente concentrazionario e solipsistico. Ecco perché tutti i più grandi della storia sono state persone estremamente sole; e ci pare questo sia stato in effetti anche il destino di Guicciardini e di Machiavelli. Sembrerebbe la solitudine aulica e carismatica del super uomo. Ancora una volta non è proprio così. C’è anche il rovescio della medaglia. Questa autonomia e questa autarchia tanto sbandierate, in fondo sono solo relative e frutto delle mutevoli circostanza. Infatti questa forma di protagonismo assoluto, che prefigura una specie di super uomo, svela anche all’opposto un servilismo e un opportunismo potenziali: sto appiattito col vincente (magari mi accontento delle briciole come un servitore), ma posso anche tradirlo, se dovesse precipitare e diventare perdente. All’opposto, proprio come accadeva alla vecchia figura del tiranno, il capo dei capi non si deve fidare di nessuno: se tutti gli altri pensano solo a se stessi, allora posso aspettarmi il tradimento da parte di tutti.
In questo modo G non solo ratifica lo stato di corruttela politica e morale imperante nell’Italia del suo tempo, ma addirittura la codifica e innalza (esaltandola) a regola di vita. Così questo materialismo edonista, gretto e spietato, non solo esprime un nichilismo assoluto sul piano valoriale ma anche una dimensione anti-collettiva e antisociale, che non sia il legame col vincente e l’arricchimento personale o famigliare. Alla fine in G nichilismo e familismo finiscono per coincidere. Questi erano ai suoi tempi i veri collanti sociali e purtroppo ancora oggi restano tali. Ancora oggi il benessere economico a tutti i costi (ossia la corruzione totale) del singolo, al massimo della famiglia, è come il letame lubrificante che però feconda l’iniziativa politica ed economica di questa strana e profumata società. Questo letame corruttivo dunque, pur con tutte le sue implicazioni negative, viene esaltato per la sua capacità di produrre ricchezza (l’unica cosa che conta). In questo senso ancora una volta possiamo sintetizzare questo pensiero, nella sua realizzazione di fatto, con queste parole d’ordine: egocentrismo, familismo, opportunismo, nichilismo etcc. Certo non era questa l’apparenza iniziale e superficiale della sua visione del mondo, basata su un idealismo imbellettato, di una umanità intrinsecamente buona, dedita al senso dell’onore (e non a fregare il prossimo). Tuttavia, proprio cogliendo in senso ermeneutico, sia gli aspetti impliciti e presupposti, sia estrinsecando la potenzialità esplosiva nascosta, si svela il vero volto di un realismo individualista spietato. Se uno dietro alla maschera benevola con cui si presenta, nasconde dinamite dentro alle mutande, sarà giusto evidenziarlo. Stiamo facendo una formalizzazione estrema, che andando ben oltre l’apparenza superficiale , evidenzia soprattutto i semi negativi che ne sono derivati ( e che non potevano non derivare):
– nichilismo: non esistono valori se non quelli dettati dal vincente; ma i mezzi principali di chi vuole vincere a tutti i costi, sono appunto la forza e la falsità. Se certi valori vengono spudoratamente pseudo-sbandierati, si tratta solo di una cortina fumogena per gli allocchi, come per esempio, fa la chiesa da sempre (quando scambia e mescola religione, politica e denaro). Se G avesse voluto restare veramente coerente col suo concetto di onore, avrebbe dovuto rinunciare al particolare e soprattutto radicare il suo contesto politico nell’Iperuranio e non nella terribile Italia della sua epoca.
– empirismo: accetta solo il realismo evidente del momento. In questo senso è soprattutto conformista, magari in senso preventivo; accetta il futuribile solo se in realtà ha già vinto.
– pragmatismo: ciò che nella realtà del momento ha la maggior possibilità di successo.
-opportunismo: quindi è legittimo qualsiasi mutamento improvviso, sempre se è motivato dalla spasmodica rincorsa del successo. Uno che faceva sempre così era proprio Mussolini, l’uomo dalle mille giravolte vincenti, tranne l’ultima.
– strumentale: in guerra e in politica tutto è concesso…
Arrivati a questo punto gli unici valori-disvalori sono l’ambizione e soprattutto il successo personale. Ma l’ambizione, se vuole perseguire il suo risultato dovrà obbedire alle premesse di cui sopra.
Sicuramente G non pensava affatto di passare alla storia con questa brutta fama. In quanto alle conseguenze catastrofiche quelle c’erano già, la storia non l’aveva fatta lui ne poteva modificarla ;ma sicuramente, dopo aver condannato quella storia, ha paradossalmente contribuito tramandare e ad amplificare la mentalità che l’aveva prodotta. Al massimo l’ha solo descritta ed estrapolata guardandosi attorno. La ha esaltata è vero, ma gli italiani erano già da tempo intrisi di quella mentalità e continuano a esserlo, come se la corruzione, la prepotenza, l’ipocrisia fossero la loro vera religione. Il cristianesimo è solo la copertura e persino la giustificazione di tutto questo. Durante la guerra d’Etiopia descrissero quel popolo come selvaggio e pagano, quando essendo di religione copta, erano stati tra i primi cristiani del mondo (sic).
Vien da chiedersi come sia potuto accadere tutto ciò. A prima vista sembrerebbe il vademecum, spregiudicato e vitalistico, di un super uomo che alla fine emerge disinvolto, al di sopra tutte le schifezze. A nostro giudizio dietro a tutto questo, ci sta invece la disperazione di un uomo che ha visto tragicamente crollare il mito della unificazione e indipendenza d’Italia, ben sapendo che la vera colpa stava nel popolo italiano e in primis nella chiesa. Un fattore questo che lo accomuna al Machiavelli, un uomo che alla fine, per le sue idee, in quell’epoca maledetta, subì persino la tortura.
Questo il senso dell’onore ce l’aveva per davvero.
I FALSI MORALISTI: DC E PCI
Per finire, prima di arrivare alla conclusione finale, vorremmo provare a svelare, se ci riusciamo, uno dei più grandi misteri d’Italia. Ma come? Siamo un paese ad alto tasso di corruzione (forse già molto più di quello che comunemente si pensa) eppure siamo stati dominati da due partiti estremamente etici e morali, che per 60 anni sembravano puntare entrambi alla redenzione degli ultimi, alla elevazione dei reietti della società. La DC lo faceva in base a una visione spiritualista all’ombra del bianco fiore in nome di Cristo; il partito comunista in nome di una concezione materialista sotto l’egida di K.Marx e sotto i baffoni di Stalin. Entrambi però dicevano di stare dalla parte degli ultimi, reietti o proletari che si volessero chiamare. Eppure queste due forze messe insieme, hanno combinato quel disastro iniziale e finale, che io chiamo “l’abominevole regime”. Ancora una volta precisiamo in cosa consiste questo abominio: non solo ha alle spalle 60 anni di stragi ininterrotte di tutti i tipi, ma ha costruito un falso giocattolo pseudo-democratico. In effetti tutte le colpe sembrano spettare alla democrazia cristiana che ha sempre avuto il potere; tuttavia il partito comunista non solo con la sua semplice presenza, ha bloccato la democrazia facendola deragliare (e pensare che molti credono ancora che l’ha salvata), ma ha creato quella pseudo utopia rivoluzionaria che ha provocato ipso facto, l’istanza controrivoluzionaria stragista americana. Così fomentava una “rivoluzione”(?) che se fosse accaduta sul serio, ci avrebbe portato tutti quanti in una fossa comune come in Cile o Argentina. Inoltre non solo non è riuscito a sventare questa cospirazione stragista , ma non è nemmeno riuscito a cambiare per tempo sotto l’incalzare della terribile verifica della storia. Come? In senso socialista naturalmente, lo abbiamo già detto fino alla nausea, e alla fine è crollato sotto le macerie di tutto sto disastro. Della serie: chi rompe paga e i cocci sono suoi. Questo regime, a prescindere da quello di “buono” che pure hanno fatto ( un benessere tossico per una maggioranza sociale drogata di egoismo e di una ideologia teocratica falsamente solidale, ora cristianoide ora comunistoide) è stato costruito per far vincere sempre a viva forza il centro (sacramentato o no). E’ questo benessere familista diffuso che ha messo il paraocchi sulla condotta immorale e scriteriata del popolo italiano (non pagare le tasse, corruzione varia etc) e sulla miopia politica di chi non vede e non affronta mai per davvero i grandi problemi nazionali, lasciandoli sempre sul tappeto in eredità alle prossime sventurate generazioni. Figuriamoci quando poi tutto questo riceve, a parte i bla bla, anche la copertura politica e la benedizione della ideologia cristiana vaticana dominante. Ora finché esiste una maggioranza socio-politica che si crogiola su questo brodo, finché gli incazzati risvegliati e gli oppressi sono pur sempre una minoranza, il famoso binomio rivoluzione-riforme, vera democrazia e vero socialismo, sarà impossibile. Naturalmente per socialismo non intendiamo affatto quella versione che faceva a gara con la DC su chi era più moderato e più borghese (Craxi e anche prima), ma quella fondamentale ispirazione che poi ha portato a vere riforme rivoluzionarie sociali del tipo: aborto, divorzio, (Loris Fortuna socialista) statuto dei lavoratori (Brodolini socialista) le stesse 150 ore. Con questo non vogliamo per forza sminuire l’apporto del PCI; ma vero è che tanto Craxi che il PCI alla fine ci hanno portato entrambi su un fatale binario morto.
Così il PCI ci ha fatto perdere interi lustri e i 5 Stelle gli ultimi dieci anni. Ovviamente alla fine la gente sempre più incazzata o disperata non vota più, ma tanto è tutto normale , tutto va ben madama la marchesa. Come è stato possibile tutto ciò? Sarebbe troppo facile dire che DC e PCI hanno predicato benissimo e razzolato malissimo; anche se questo vale soprattutto per la Dc che ha detenuto effettivamente il potere per decenni. In realtà sotto sotto c’è qualcosa di più subdolo, ma anche di più specifico e compromettente. Che la DC fosse un partito votato alla dottrina sociale della chiesa questo poteva valere solo nelle farneticazioni di gente come De Gasperi, Dossetti e La Pira; in realtà poi praticava il liberalismo capitalista del profitto (e della sua corruzione) più spinto. Inoltre il fatto che il cristianesimo fosse effettivamente in tutto e per tutto una “ideologia comunitaria” questo è vero solo fino a un certo punto.
Come già detto, se il più importante è chi si pente all’ultimo minuto, questo legittima in realtà l’opportunismo, e se la cosa più intelligente e proficua non è badare al gregge, ma rincorrere le pecorelle smarrite o più sfortunate, anche questa di nuovo è una forma di individualismo e di particolarismo esasperato. E il PCI? Questo partito finché ha seguito ciecamente Stalin in realtà obbediva a un singolo, cioè a un solo individuo, a un super particolare scambiato per il rappresentante più universale. Inoltre poiché la forma e il metodo della sua politica era la realpolitik, questa era basata esclusivamente sulla forza, la falsità, l’opportunismo politico più bieco. Vien da dire il Guicciardini …dei poveri. In poche parole come G confondeva familismo e nichilismo, il comunismo rimescolava nichilismo e interesse del proletario (pseudo collettivismo), confondendo il bene assoluto col male assoluto.
Se avessimo la bacchetta magica risolveremmo di colpo i gravissimi problemi tante volte citati fino alla nausea: la mafia, la massoneria, le lobby (e tutte le conventicole segrete), la corruzione, il nepotismo, la chiesa che ficca il naso dappertutto e straparla, ma soprattutto rovesceremmo come un guanto, la mentalità individualista e furbastra del popolo italiano. Facciamo un ultimo esempio basato sull’attualità. Il ministro Brunetta promette importanti investimenti tecnologici digitali per rivoluzionare la burocrazia. Benissimo! Il fatto è che la guerra non si vince solo con la migliore tecnologia, con aerei e carri armati (altrimenti gli Americani le avrebbero già vinte tutte, mentre le ultime due le hanno perse). Le guerre si vincono con soldati preparati e soprattutto dotati di un grande spirito di bandiera e di altrettanto senso dell’onore. Dunque il personale burocratico dovrà essere preparato professionalmente e selezionato moralmente a dovere; eppure anche questo non basterà: dovrà finalmente dimostrare uno spirito di dedizione, precisione e sacrificio che forse non ha mai avuto e magari, non sempre per colpa sua. Ma se ancora una volta batterà la fiacca, come lo faceva prima, adesso forse lo farà ancora meglio: demanderanno tutto al computer che risolverà apparentemente e magicamente tutti i problemi (ma forse li peggiorerà, invasioni di virus comprese). Ancora una volta il problema principale è la formazione morale e professionale del personale, poi viene tutto il resto. Abbiamo una visione miracolista dei computer come quando pensiamo di trovare la morosa chattando.
In realtà questa mutazione genetica del popolo italiano, sarebbe la prima vera incombenza per importanza e necessità: è l’apriori senza il quale non si fa niente. Siccome ovviamente la bacchetta magica non c’è, allora per poter modificare i primi dolentissimi punti, bisognerebbe prima realizzare necessariamente questa trasmutazione. Qua però non basterebbe più una bacchetta, ma ci vorrebbe un super-bacchettone magico. Per iniziare a cambiare veramente, bisognerebbe ovviamente che per prima cosa, l’iniziativa di questa grande rivoluzione culturale, partisse dalle grandi istituzioni preposte: il parlamento, la scuola, la chiesa, i media. Tutto questo è impossibile non solo per la estrema difficoltà fattuale di questa ardua operazione, ma poiché queste istituzioni sono già le massime rappresentanti dell’abominevole regime, non possono ovviamente colpire se stesse svelando agli italiani la dura verità (la doppia ipnosi di superstizione religiosa e manipolazione politica) . Farebbero autogol. Di qui la falsa democrazia di un paese dove chi canta fuori del coro è destinato a vedersela molto ma molto brutta. E’ la politica la grande trappola in cui da sempre è caduto il popolo italiano da quando si è mescolata religione e politica.
INDIVIDUALISMO E ISTITUZIONI
Vediamo ora il ruolo che esiste tra istituzioni e individualismo. Incominciamo con la scuola.
La scuola è tutta sbagliata anche se, da un punto di vista tecnico, è una delle poche istituzioni che forse ancora funzionano, con grande sacrificio (pure economico) dei poveri insegnanti.
La scuola fa, in condizioni molto difficili, il minimo sindacale e anche di più.
Tuttavia se ci aspettiamo che almeno lei, come dovrebbe essere, svolga realmente (oltre le apparenze) un compito di educazione collettiva e solidale, ci sbagliamo di grosso. Per i seguenti motivi:
– a scuola comandano, almeno formalmente , i presidi che sono diventati col tempo figure sempre più autoritarie e autocratiche. Questo in una istituzione dove la forma è tutto: tenere aggiornato il registro di classe è più importante della stessa lezione! Non importa se stanno subendo un ridimensionamento e una nemesi rispetto al declassamento dello ruolo, in quanto ormai i genitori fanno a scuola il bello e il cattivo tempo. Sono sempre dei piccoli dittatori sia pure per procura (dei genitori). Infatti questi ultimi ormai non picchiano più solo i professori ma, a momenti, anche gli stessi presidi.
– dunque i genitori hanno ormai il potere quasi assoluto. Questa è una follia da molti punti di vista:
– prima di tutto come già spiegato, non esiste una istituzione sociale più individualista della famiglia italiana. Tengo famiglia è come dire: esisto solo io. I genitori italiani se fossero veramente intelligenti (?) e amassero veramente i loro figli, sarebbero i primi a riconoscere e a chiedere di fare un passo indietro.
In questo modo però sconfesserebbero i sindacati che sono tra i più grandi responsabili del disastro.
– la scuola dovrebbe risolvere i problemi cognitivi, educativi, ma anche esistenziali e psicologici dei ragazzi, ovviamente riparando ai guasti che hanno già fatto i loro genitori. Dare quindi tutto il potere alla causa di tutti i mali è come ampliarli al più possibile. E’ come rendere impossibile la soluzione. Anche perché i genitori non riconoscono mai di essere la vera causa, e soprattutto impediscono di prenderne atto.
– comandano i ragazzi; ma non come si pensa nel senso della maggioranza: magari. A scuola comanda la sparuta ma pericolosissima minoranza di quelli che vengono solo per disturbare e che non hanno voglia di far niente. Tutti lo sanno, i ministri, i presidi, i professori, ma fanno finta di niente ACCECATI DALLA INCLUSIONE ASSOLUTA. Alla fine i peggiori quasi quasi vengono premiati; ovviamente questa affermazione è una provocazione e va interpretata con le pinze. Qualche volta vengono bocciati oppure sospesi; ma è sempre troppo poco. In realtà la soluzione non sta in una specie di stretta repressiva e selettiva (almeno un po si!), ma nel trovare una soluzione che non salvaguardi solo la fascia più bassa e sopratutto impedisca ai più turbolenti di sabotare la lezione. Le soluzioni ci sono basta pensarle con coraggio e perspicacia. Il fatto è che non esiste una proporzione tra chi fa il suo dovere sempre e chi non lo fa quasi mai. Spesso i ragazzi “negativi” finiscono addirittura come leader, cioè come rappresentanti di classe nonostante che siano pluri-ripetenti o con una sfilza di note disciplinari. Ma questo premio ai peggiori succede dappertutto in Italia, a causa della folle demagogia cristiana e della complicità della pseudo-sinistra.
Chi si comporta male vince e viene premiato più di chi si comporta sempre bene e fa il proprio dovere. Ai primi va in proporzione un premio più grande che ai secondi. Ci sono casi eclatanti e sconvolgenti, come i femminicidi (le donne fanno mille denunce e poi vengono ammazzate lo stesso; nei condomini regna il far west; chi occupa le case degli altri non finisce nemmeno in galera ecc ecc). Gli stessi ragazzi a scuola, irretiti dall’inclusione a tutti i costi, seguono l’ideologia dominante di inseguire gli ultimi anche quando non meritano nulla. Ma in Italia non esiste che chi è causa del suo mal paghi veramente. I primi a farlo sono ovviamente i politici.
– la stessa classe insegnante è impregnata di individualismo in modo pazzesco: è proprio a causa della loro divisione e debolezza interna che il potere e il carisma degli insegnanti sta parendo sempre di più.
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LA SCUOLA MODELLO INDIVIDUALISTA
Ma se chiedessimo alla scuola di attivare come compito principale, per la sua stessa intrinseca natura, la formazionedi teneri virgulti, quando sono ancora malleabili, tutti si scompiscerebbero dal ridere. Anzi è la scuola che non riesce più a reggere l’urto di una società infetta. La scuola non ha mai dato la vera grande cultura critica, e tanto meno lo fa adesso. Oggi purtroppo (questa deriva sta diventando imbarazzante) è diventata solo il filtro di un collettore sociale: fa da babi sitter a una certa gioventù irrecuperabile, che rende molto difficile studiare seriamente, anche ai pochi che invece lo vorrebbero fare. E’ (insieme alla chiesa e alla tv) il tutor ideologico dell’abominevole regime.
Il vero male sta nei genitori, nella televisione, nei computer, nei cellulari, nel falso buonismo dei preti e della pseudo-sinistra. Ovviamente l’individualismo esasperato e malato nasce già in famiglia e dopo estirparlo è difficilissimo; ma diventa impossibile, se questa stessa scuola risulta completamente succube dei medesimi genitori e dei suoi “pretoriani” (i presidi). Lo stesso dicasi nei confronti dei media, secondo punto dolentissimo, e da ultimo nella tutela preventiva dei professori di religione, o di chi per essi, i quali mai si sognerebbero di accennare criticamente ai punti di cui sopra. Si limitano a spandere buonismo e perdonismo (con cui assolvono principalmente se stessi) e a praticare come al solito subdolamente un sincretismo e relativismo religioso comparativo, ma pur sempre, sotto l’egida della loro egemonia sotterranea (neanche tanto). Sono quindi al di la delle belle apparenze, un capolavoro di chi riesce sempre a portare l’acqua (sporca) al proprio mulino. La scuola non spende affatto tutto il suo tempo per modificare realmente comportamenti e valori antisociali, per sottrarre i ragazzi alla tutela di genitori superficiali, infantili, maleducati ma super prepotenti e super potenti (apriti cielo); per emendarli dalla schiavitù dei media (eresia) ma si dedica esclusivamente a tener in classe portatori di handicap gravissimi, ragazzi dai comportamenti terribili, a promuovere a spada tratta la globalizzazione. Chi osa toccare questi dogmi lo bruciano in piazza come ai vecchi tempi; pardon volevo dire col fuoco del politicamente corretto. In certi casi è sempre una forma di individualismo cristiano portato all’eccesso travestito da santità solidale. Per una sola pecora, anche se apparentemente molto sfortunata si sacrifica tutto l’ovile. Dicono invece che l’handicap sia una fortuna e una opportunità, non un di meno, ma un di più, principalmente per il “fortunato” che l’ha subito. A questo punto i cosiddetti normali (quelli che hanno avuto la sfiga di non avere la testa da crtistianoide o comunistoide) schiattano di invidia vedendo le fortunate e ambite protesi degli altri. Se fosse veramente così il mondo sarebbe rovesciato e i cosiddetti normali sarebbero i veri sfortunati, insomma i veri portatori di handicap (devo stare attento a usare le parole giuste se no mi ammazzano in partenza) sono quelli che non ce l’hanno. Il trionfo (apparente) del pensiero magico utopistico cristiano, ormai diventato il pensiero unico ossessivo, è riuscito magicamente a trasformare gli ultimi in primi. E’ chiaro che in classe dobbiamo portare il numero maggiore possibile di questi ragazzi anche se questa impresa è molto difficile; ma non quando è impossibile, evidentemente al di la di ogni logica e riscontro fattuale. A questo mondo c’è un limite a tutto anche su una faccenda tragica e scabrosa come questa. Tutti sanno che a scuola si chiede spesso di fare “molto cristianamente” dei miracoli, accogliendo ragazzi troppo difficili se non impossibili: impossibile significa pericolosi per se per gli altri e quindi ovviamente, stando a queste condizioni, creando anche condizioni troppo difficili in classe di apprendimento (come se già non ci fossero ostacoli soverchi). Su questo fatto che tutte le disgrazie (peggio è meglio è) sarebbero invece un dono speciale, quasi da augurarselo, si consuma la più grande e incredibile giravolta ipnotica di massa del mondo moderno. Nel caso della globalizzazione è evidente che il problema non è la formazione della coscienza italiana verso la propria storia vera e il proprio sfortunato pedigree, ma una intenzionalità, fatta a spada tratta, a favore della presenza straniera. Gli italiani che non si sono ancora integrati con se stessi, devono porre il loro obiettivo prioritario nel farlo con gli altri stranieri in attesa della loro estinzione e contaminazione definitiva.
Nel frattempo però i ragazzi che leggeranno questo scritto, si saranno ben schiariti le idee sul perché qua in Italia non cambia mai nulla (medagliere olimpico a parte). Ci vorranno anni per costruire il partito della vera opposizione (anticlericale, anti mafioso, anti massone, oltre la destra, oltre la sinistra, neo-socialista, antifascista e zero-comunista) e altrettanti per affrontare la lunga marcia verso il potere e il grande cambiamento. Si poteva fare dal 1948 al 68 se in Italia ci fosse stato un vero partito socialista da combattimento (Pertini, Parri, Lombardi per intenderci), lo potevano fare persino i 5 Stelle, se non avessero sciaguratamente buttato al vento nel “movimento”, dieci anni della loro, della nostra vita.
E’ un progetto così utopista che forse non partirà nemmeno mai; ma poteva esserlo appunto con i 5 stelle dieci anni fa; adesso , quando si è sbagliato quasi tutto, ormai forse è troppo tardi. Senza un grande mutamento e una grande autocritica, 5 Stelle e PD rischiano di fare la riedizione di un deja vu: la stucchevole alleanza di forze politiche ormai già rottamate. Una delle due sicuramente. Intanto la crisi galoppa, sia come ulteriore consolidamento sotterraneo dell’abominevole regime, mentre il dragone massone soffia sul fuoco della eterna dittatura centrista. Così l’abominevole regime morirà lentamente e con esso l’Italia intera.
Se l’Italia si salverà per davvero, tutti si inginocchieranno di fronte al drago per baciargli i piedi e perdonargli tutte le schifezze passate, presenti, future. Già le vediamo con l’aumento dei prezzi e forse delle stime del catasto.
Mentre Draghi sorride col suo sorriso appunto da “drago”, mentre aspettiamo la fata turchina del recovery found, sento che a Foggia la mafia ha ferito gravemente tre bambini piccolissimi, in Sicilia hanno finalmente… arrestato dei piromani. Daremo anche a loro il perdono cristiano e la possibilità di redimersi? Nel frattempo le nostre foreste sono finite in cenere, e la piantina della vera opposizione è stata strappata ancora prima di nascere. Certo da parte dei 5 stelle vi è una corresponsabilità semplicemente allucinante; ma una falsa democrazia e vera dittatura si contraddistingue particolarmente per la capacità preventiva di distruggere o addomesticare per tempo qualsiasi forma di opposizione. Amen.
INDIVIDUALISMO E MEDIA.
Rispetto a questo argomento i media sono in una posizione a dir poco schizofrenica. Infatti da una parte ci innondano tutti i santi giorni con uno tsunami di messaggi sacramentati, papi, preti, vescovi, santi miracoli ecc ecc. Ma ovviamente dall’altra parte lanciano un messaggio completamente diverso. Basti pensare che uno dei loro più grandi eroi è proprio sir Berlusconi; non mi verrà certamente a dire che non non rappresenti un modello super-individualista ( a parte la sua carità propagandistica da riccastro). Per il resto la televisione è puro consumismo che a volte raggiunge livelli abietti come quando sponsorizza i viaggi intergalattici. E’ insomma il più tipico esempio della doppia morale.
INDIVIDUALISMO E POLITICA.
Su questo argomento si potrebbero scrivere fiumi di parole. Invece mi limiterò a pochi esempi. Prima di tutto i partiti italiani non sono dei veri partiti ma delle monarchie al massimo costituzionali. E lo sono a un punto tale che ripropongono addirittura gli uomini del destino che intervengono miracolosamente come deus ex machina spuntati improvvisamente da chissà dove. Pensiamo a Berlusconi, a Letta, a Conte e naturalmente a Draghi ecc ecc. Un vero partito si costruisce mattone dopo mattone come una diga in grado di resistere a qualsiasi piena, a qualsiasi disastro. Ci vogliono anni per fare tutto ciò: il che significa che ancora una volta bisognerebbe ripartire da zero. Ma la povera Italia farà in tempo a salvarsi se si creerà (ammesso che accada)
il nuovo partito socialista rivoluzionario?