GRANDEZZA E SEMPLICITA’.
Dicono che Cesare, non avendo ancora raggiunto la gloria, piangesse guardandosi allo specchio; forse lo faceva anche Napoleone, alzandosi in punta di piedi. La vera grandezza non sta nel numero degli omicidi e nell’arroganza con cui si decantano o si nascondono. Ci sono persone che non sono nulla e credono di essere chissà chi. Altre sono effettivamente schiacciate dalla propria nullità. Ma ci sono anche persone che, accettando la propria nullità, quella che in realtà abbiamo tutti, sospesi come foglie tremolanti sugli alberi, ciononostante non si deprimono, ma esaltano forza e vitalità. E’ questa la grandezza della semplicità popolare, la quale senza essere schiacciata dal peso della vita, riesce persino a fare grande ironia.
LA PERFEZIONE.
L’animale è un progetto finito e proprio per questo è perfetto, nel senso che sa sempre quello che deve fare. Naturalmente vive anche lui circondato dalla finitezza e pieno di limitazioni; ma gli automatismi della sua “macchina naturale” sono tendenzialmente perfetti. L’uomo, con tutto il suo potere teorico e pratico, è un progetto infinito; ma proprio per questo è indefinito e non si realizzerà mai completamente. La sua grandezza è anche la sua miseria. Per farlo deve inventarsi e acquietarsi in un infinito chiuso e positivo, cioè DIO (se Dio implicasse una novità, allora prima evidentemente, gli mancava qualcosa). Ecco perché solo gli atei sono in grado di affrontare la inquietudine assoluta come i marinai antichi quando affrontavano la notte.
DEIEZIONE.
Heidegger sosteneva giustamente che il nostro destino si predispone, fin dalla nascita, come un gioco di dadi; ma forse non ha detto che quei dadi sono truccati. Nel vero gioco dei dadi “onesto”, i dadi presentano a caso, una certa variabilità. Invece nel gioco dei dadi degli uomini, il destino è per lo più prefissato. Per i più sfortunati le facce sono tutte di uno per cui daranno come risultato due; per altri di sei per cui daranno 12, cioè il massimo. I primi maledicono la colpa segreta del loro destino infelice, gli altri pensano di avere chissà quali meriti. In realtà tutto questo è dovuto solo a una casualità assurda e insensata, nello stesso tempo, al massimo della contraddizione, paradossalmente predestinata. Anche la natura in un certo senso funziona così: una assurda e improvvisa variabile cromosomica condanna alcuni e innalza altri. Così nella riffa della sopravvivenza, la casualità assoluta diventa e si rovescia, non solo in una nuova veste di necessità assoluta, ma assume, essendo adesso vincente, la forma logicamente e concretamente la migliore. Gli unici veramente encomiabili, sono quelli che riusciranno titanicamente a rovesciare il minimo in massimo; eppure anche quella era una dote originaria che però hanno saputo riconoscere e valorizzare. Hanno strappato i dadi al destino e li hanno rigiocati a loro favore.
VITA E MORTE.
Quando esci dalla stazione di partenza ricordati che avrai solo il biglietto di andata. Ricordati anche che l’abbonamento incomincia a scadere fin dal primo giorno.
Morire nel sonno è come non essere mai vissuto, è come essere stati risucchiati nel nulla dell’oblio senza essere mai nati. Per i Cinesi è una gran fortuna; ma per me è una gran disgrazia. Solo chi prima di morire rivive come un film tutta la sua vita è vissuto veramente. Anche perché se lo fa, vuol dire che è stata degna di essere vissuta e che ha sciolto, magari all’ultimo momento, i suoi segreti più profondi. Rinunciare a ripensare tutta la tua vita in punto di morte, è già segno della più grande sconfitta.
PIRANDELLO.
La vita non è altro che il mistero dello lo scontro o della la intersezione dei sogni (e dell’inconscio) delle persone. Questo accade a volte tra quelli che si incontrano da vicino, a volte da lontano, persino con i defunti. Nessuno come Pirandello ha evidenziato la profondità tragica ed enigmatica di questo mistero, nonché la sua paradossale confusione. Ecco perché viviamo sempre dentro a un grande fraintendimento e quando crolla lo sostituiamo con un altro. Queste illusioni si possomo fondere come le statue in qualcosa di bello o di brutto; e come le spade in qualcosa di benefico o di mortale.
In questo modo recitiamo inconsapevolmente non solo i nostri copioni ma anche quelli degli altri.
DIO.
Ma perché la gente non vuole assolutamente rinunciare (a prescindere) all’esistenza di Dio? Naturalmente i motivi sono tantissimi. Adesso ne evidenziamo uno: perché non vuol rinunciare alla esistenza di una padre amoroso, prolungando all’infinito uno stato di infanzia protetta, in vita e naturalmente e soprattutto anche dopo, oltre la vita. A che servirebbe vincere la morte senza uno sguardo amorevole e una protezione benefica assoluta? Persino Achille si stancò di rigirarsi i talloni per l’eternità senza più la possibilità di uccidere nessuno.
PASCAL.
E’ ben terribile la battaglia quotidiana che lo spirito fa contro la propria inadeguatezza; è questo il motivo per cui molti scappano, principalmente da se stessi, facendo finta di divertirsi.
LO STRUZZO.
Uno dei principali sistemi di difesa del popolo italiano consiste nel fare come lo struzzo: mettere la testa sotto la sabbia. Certo questo non cambia il destino, ma almeno ti permette di non vedere le schifezze e di non sentire la puzza. A volte è la indifferenza della peggior viltà; altre volte è quanto basta per sopravvivere.
LA DIREZIONE DELLA NATURA.
La natura va avanti, avanti, sempre avanti; oppure indietro con lo stesso slancio, tanto per lei la direzione non è un problema, siamo noi che ci ostiniamo a volerle dare per forza un orientamento. Questo è dovuto al fatto che per lei creazione o distruzione, la vita o la morte, sono la stessa identica cosa. Per lei avanti o indrè l’è sempre un bel divertimento… Dal nostro punto di vista sembrerebbe una questione di logica mentre è solo una questione di convenienza e di paura.
Così andando sempre avanti non gliene frega niente se, nello slancio creativo-mortale, sacrifica un plotone, figuriamoci un singolo. Se si ostina a voler cercare o produrre qualcosa, il sacrificio richiesto non è certo un problema, tanto comunque sia, vincerà sempre il più forte (anche se fosse il più piccolo come un virus…). Riproverà ancora e poi ancora, al massimo si sposta. Se proprio va male, forse ci riproverà dopo qualche miliardo di anni, magari da un’altra parte dell’universo. Forse.
IL DOLORE, IL BENE E IL MALE
La natura sembra avere tre caratteristiche:
- è antieconomica. A volte produce un enorme dispendio di energie con scarsi risultati; altre volte sacrifica le pedine e anche la scacchiera tutta intera, senza nessun problema per la enorme quantità delle sue vittime, per la fine della vita e per il dolore che procura alle sue creature. E’ l’unico giocatore di poker che, se perde tutto, non gliene frega niente. A volte perde in pochi minuti ciò che ha costruito in milioni di anni, ma tanto lei, gira e rigira, è eterna.
La seconda caratteristica è la crudeltà, se si preferisce il costo del dolore fisico e psichico, che tutto questo comporta. Ora gli uomini, quelli che hanno il coraggio di cavarsi il paraocchi, a volte si lamentano per tanta assurda sofferenza (Lucrezio ci si è suicidato addirittura). Anche perché, essendo lei terribile, ma comunque pur sempre innocente, ci potremmo lamentare solo del dolore provocato da noi stessi che siamo gli unici veri colpevoli. Ora qualcuno potrebbe obiettare che questo atteggiamento è assurdo. Infatti la natura non conosce il bene e il male e poi che senso avrebbe scagliarsi contro la propria madre? Non solo è irrazionale ma anche empio. Solo gli uomini conoscono il male facendo la guerra a se stessi e alla natura. Contro-risposta; ma tutta la natura non è forse basata sulla guerra? Forse che la epidemia non è una specie di guerra che il più piccolo fa, magari con straordinario successo, contro il più grande? Gli uomini non hanno fatto altro che assumere il suo stesso atteggiamento, papale papale. I figli non hanno fatto altro che imitare ciò ce la mamma gli ha insegnato. Il punto è che ci hanno connesso (altra loro disgrazia) consapevolezza e conoscenza. Si potrebbe anche dire che ci hanno aggiunto (raggiunto) la Hubris sforando ogni limite. Ormai o con l’inquinamento o con gli arsenali atomici, sono in grado di distruggere tutto. Ma se adesso, tra capo e collo, ci cascasse addosso una meteorite gigante, non sarebbe la stessa cosa? All’atto pratico si, restando però innocente, come una pistola che ha sparato, per caso, un colpo da sola. Certo gli uomini hanno enormemente aggravato lo stato del loro dolore e della loro responsabilità etica, ma non hanno fatto altro che seguire, esagerando, gli esempi sconvenienti di una pessima madre. E poi per quale motivo censurare questo lamento? E’ come se un parente rimproverasse, legittimamente, il resto della famiglia. Anche l’uomo fa parte della natura, è la natura: perciò tramite lui è come se parlasse la natura. Attraverso l’uomo la natura si lamenta di se stessa. Veramente empio e irrazionale non è rimproverare la natura, ma attaccarla e violentarla come abbiamo fatto fino adesso, degni figli di cotanta madre. È vero che i figli della puttana dovrebbero lo stesso risparmiare la madre, dato che questa è pur sempre la loro madre. Ma noi questo con la natura non l’abbiamo fatto, per il semplice fatto che eravamo anche i papponi di turno (quando si dice il conflitto di interessi!). Adesso lei magari si vendica e fa benissimo. Insomma è un po’ la storia della famiglia Adams. Purtroppo la natura non ha la contraerea per abbattere gli aerei, ma spedisce il virus ( e le sue varianti) in giro per il mondo, sperando di accopparci tutti prima che per lei sia troppo tardi. Noi d’altra parte, a proposito di famiglia, speriamo sempre di restare fra i sopravvissuti che continueranno a viaggiare e divertirsi; se tutti gli altri crepano chi se ne frega! Nel frattempo la natura continua a morire e prima o poi, arriverà la resa dei conti finale per tutti.
La terza caratteristica è, nonostante tutto, la infinita e straordinaria produzione di bellezza. Come già accade per il corpo della donna, non c’è una parte dell’universo che non ci appaia bellissima. Attenzione! Ma questo solo se non siamo omosessuali o dei marziani con altri gusti, sessuali o estetici, del tutto diversi, ma pur sempre legittimi. Infatti degli alieni, che fossero sempre vissuti in un deserto di pietre grigie scheggiate, potrebbero essere disgustati dalle armonie multicolori del nostro mondo. Così la cosa più bella, per esempio l’arcobaleno, potrebbe addirittura annoiarli o disgustarli; ma potrebbero anche all’opposto svenire, incontrando per la prima volta la vera bellezza! Ancora una volta non è bello ciò che è bello ma ciò che piace o ciò a cui sei stato abituato da sempre. Godiamoci però questa specie di miraggio, l’unica droga naturale, legittima e innocua, che però può darci ancora la più grande felicità. È questo uno dei pochissimi pregiudizi (forse l’unico) che non presenta contro indicazioni.
IL CORAGGIO E LA MORTE.
La giovinezza è l’età eroica perché non si ha paura di morire; la vecchiaia è l’età eroica perché ci si prepara a morire!
Molte persone, che credono ai marziani, si domandano come potrebbero essere queste forme di vita così diverse dalla nostra. In realtà noi siamo già circondati dai marziani: quante infinite forme di vita, dalle più piccole alle più grandi, ha già prodotto la natura? Sono marziani, ma sono anche i nostri più lontani parenti o i nostri fratelli più vicini. In tutto l’universo si possono produrre forme di vita potenzialmente diverse ma anche simili a quelle che conosciamo già: la vita aliena non è altro che vita potenziale. Certo potrebbe accadere che, in chissà quale pianeta, un lombricone super intelligente si chieda inorridito, come mai noialtri camminiamo miseramente, solo su due piedi. Oppure, quando scenderà dalla famosa astronave il primo marziano, magari con il nasone di un elefante, ne resteremo stupefatti e sconvolti. Ancora una volta è solo questione di abitudine e prospettiva. Se risultassero simpatici e positivi, magari potrebbe anche nascere la moda di metterci degli enormi nasoni posticci a mo di proboscide artificiale.
LE FORME DEI MARZIANI.
Uno degli argomenti della filosofia che mi ha sempre colpito, riguarda la produzione e l’esistenza morfologica della infinità delle forme che popolano, o che potrebbero popolare, l’universo intero. Nella filosofia greca la materia-natura non produceva da se la forma ma la riceveva dall’esterno; questo per sminuire il ruolo creativo della materia e innalzare, da un livello trascendentale e superiore, quello di una supposta intelligenza divina. Era lei l’unica realmente custode o produttrice di forma ( anche se solo il cristianesimo parlerà di creazione vera e propria). Platone però per la prima volta, pose la questione in un modo estremamente inquietante e intrigante. Nel suo Iperuranio, il luogo paradisiaco delle forme perfette ( ma allora quelle imperfette come la cacca o i cadaveri stanno solo sulla terra?) comportava appunto l’esistenza e la custodia di tutte le forme possibili immaginabili, purché appunto perfette. Sarebbe come prefigurare una specie di museo eterno, dove esistono da sempre tutte le forme che possono essere richiamate ad esistere realmente incarnandosi ( e contaminandosi) nel mondo e nella materia sottostanti l’Iperuranio. Lasciamo perdere per un attimo questo aspetto di finitezza e contaminazione riguardante il divenire: fatto sta che si potrebbe per davvero ipotizzare che l’universo, almeno potenzialmente, abbia già in se tutte le forme. Forse oggi al computer si possono immaginare e tracciare tutte le forme possibili, sia virtualmente sia quelle che possono esistere realmente nel cotesto materiale. La stessa cosa fece il famoso bestiario medievale. Ci fu chi allora si divertiva a disegnare tutte le forme possibili di vita, combinandole tra quelle esistenti o addirittura cercando di inventarsele di sana pianta. Un conto però consiste nel produrle secondo un puro gioco fantastico, e un conto cercare di vederle con un certo realismo. Ecco tutte le forme dell’universo si possono suddividere tra quelle esistenti solo virtualmente, in una dimensione puramente immaginifica, e quelle che potrebbero esistere per davvero. Anche la natura ha fatto le sue prove e i suoi esprimenti, facendo sopravvivere e continuare le forme che maggiormente si adattavano alla vita e ai cambiamenti; alcune sparivano subito. Purtroppo per noi ne appaiono anche di mostruose.
Ma quello che per noi potrebbe sembrare il più grande esempio di mostruosità della natura, per lei è solo uno scherzo andato a male. Tutto questo per dire che esiste per davvero nella materia-natura una intelligenza formale, che sicuramente agisce a caso per tentativi, ma che obbedisce anche a una sua intrinseca razionalità interna. E questo ancora una volta è uno dei più grandi misteri della natura. E’ probabile che i mattoni (le componenti) della natura si possano anche scontrare e incontrare a caso; ma le regole delle loro combinazioni sono prefissate per sempre. L’acqua e il fuoco si possono anche incontrare per caso; ma accadrà sempre che quella più forte prevarrà sull’altra: il fuoco farà evaporare e sparire l’acqua e l’acqua spegnerà il fuoco. Se una sola goccia d’acqua riuscisse a spegnere un grande incendio, o viceversa un cerino facesse esplodere l’acqua come se fosse benzina, allora le regole dell’universo, come per miracolo si sarebbero rovesciate. In tutti i casi anche se rovesciate non ci salverebbero lo stesso da grandi inondazioni o da grandi incendi. A questo punto non mi resta altro che aspettare che sulla mia terrazza atterri un marziano per potergli dire:- Lo sapevo già che eri così…Ma così come?