Maschere del teatro greco

Aforismi sul mito – Estate 2021

MITO E ONNIPOTENZA INFANTILE

Per esemplificare la mentalità mitica potremmo fare questo esempio: un bambino vede un’onda particolarmente spumeggiante e frizzante attraversare una laguna (quel bambino ero io). Da quel momento si ferma spesso sullo stesso posto, ritenendo che quella stessa onda (dopo aver circumnavigato il globo) possa ripassare puntualmente di li. Ma perché fa questo? Sicuramente si bea della sua stessa onnipotenza mentale (come se creasse il mondo e il mondo gli obbedisse), si compiace della sua produzione; a livello affettivo c’è già il senso di una grande nostalgia (il ritorno nel ventre materno).

DAL MITO ALLA FILOSOFIA

Questo bambino ha già operato in modo fantastico (del tutto inconsapevolmente e obbedendo al suo inconscio) creando due complesse situazioni mentali: una è l’anticipazione filosofica del mito dell’eterno ritorno (l’onda che ritorna sempre uguale) e sul piano psichico la simbiosi con la madre. Se questo può accadere a un bambino di 5 anni, vuol dire che il nostro inconscio e la nostra produzione fantastica sono originarie e uguali per tutti, per i bambini, per i primitivi, per i pazzi, per i sani.

EGUALITARISMO DELL’INCONSCIO

La produzione inconscia è molto democratica in quanto come già detto, l’inconscio di un facchino analfabeta e quello di un ingegnere atomico, a parte i contenuti pregressi ( culturali e la capacità linguistica) sono quasi gli stessi. Entrambi potrebbero produrre dei contenuti molto poetici e commoventi; ma anche qualcosa di estremamente violento. Nel primo caso, in base a un eccesso d’ira, l’incolto potrebbe spaccare una bottiglia in testa al vicino, nel secondo, in base a un eccesso di “ragionamento” (in realtà sempre vincolato dall’inconscio), premere un famoso tasto ( strucca el botton) A volte quella che chiamiamo ragione sragiona parecchio.

LA NUOVA DEFINIZIONE (ANTI)ARISTOTELICA.

È anche un modo per dire che, obbedendo al nostro inconscio, restiamo sempre ferocemente dei bambini (cattivi); ma è una tragedia. Jung direbbe che in realtà il nostro inconscio singolo e collettivo esegue sempre degli archetipi arcaici ( lui a volte li difende; altre volte fa derivare da la tutto il male del mondo). E’ precisamente la tragedia della crasi che esiste tra la primitività arcaica (sempre uguale) e la straordinaria (apparente) evoluzione innovativa che ha presieduto allo sviluppo della nostra cultura e della nostra scienza (questo è il vero disagio, il suicidio della civiltà). In sintesi l’uomo moderno è rimasto primitivo anche se non usa più la clava ma la bomba atomica. Concetto mirabilmente espresso dal grande poeta Quasimodo quando disse: monti sull’areo supersonico pieno di bombe ma hai dimenticato la clava nella caverna. E Celine: ti sei messo la cravatta per salire nel grattacielo ma, quando sei uscito , ti sei dimenticato di pulirti la bocca sporca di sangue. Questo miscuglio di evoluzione e involuzione, di ragione e non ragione, rende molto difficile una interpretazione sensata della storia e della società. Come i medici dei pazzi cerchiamo una spiegazione razionale alla follia.
Tuttavia a questo punto ci sentiamo di dare una nova definizione dell’essere umano (imitando e criticando quella aristotelica): l’uomo è sempre un animale feroce a motivo della irrefrenabile aggressività del suo inconscio, del suo egoismo forsennato, della sua mente prigioniera dei suoi stessi sogni o incubi; per uno strano caso della evoluzione ha sviluppato però una razionalità strumentale: è in grado di elaborare formule matematiche complicatissime con cui costruisce macchine e strumenti potentissimi e micidiali. Ma questa pseudo razionalità non ha portato bene, non, ha eliminato la sua irrazionalità di base , anzi l’ha ampliata. E’ stato come mettere una pistola in mano a un pazzo. Come andrà finire? E chi lo sa…Uno potrebbe dire: la scienza ci ha rovinato e la scienza ci salverà; ma come la mettiamo con la irrazionalità?

MITO E FUNZIONE PRELOGICA

Quando uno pensa alle prime facoltà mentali ed espressive dell’ominide (tale per cui smise lentissimamente di essere un animale istintivo- biologico, per diventare principalmente un animale simbolico) è veramente difficile se non impossibile, stabilire uno sviluppo lineare evolutivo ben scandito. Sicuramente era capace di produrre e connettere simboli prima della produzione linguistica; ma fu in grado di raggiungere un minimo di controllo e consapevolezza solo confrontandoli socialmente tramite il linguaggio. Nello stesso tempo è troppo facile pensare che la funzione logica sia arrivata per ultima a corredo di una evoluzione complessiva. In realtà stavano fin dall’inizio una dentro l’altra, se vuoi in modo confuso e clandestino, tale per cui si rinforzavano a vicenda inconsapevolmente; fino all’esplodere di quella forza prorompente, che attraverso l’esercizio e la consuetudine, ha dato loro la caratterizzazione particolare di autonomia e diversificazione specifica. Perciò anche il racconto del ragazzo che inseguiva la sua onda magica ritornante (uno dei miti della mia infanzia) attesta che simbolo, linguaggio e formazione logica sono compenetrati dentro a forme espressive (inconsce) fin dall’inizio già molto complesse. Sarebbe bello per ogni mito scavare il suo coefficiente nascosto e latente di innovazione simbolica, linguistica e persino logica. In effetti solo nella cultura greca troviamo queste forme sufficientemente scandite all’interno di una linea progressiva straordinaria ( per chi la sa e la vuol riconoscere): all’inizio era il mito dominato dal simbolo; ma già nei poemi omerici questa dimensione era parallela alla nascita e allo sviluppo di una lingua straordinaria come quella greca. Era un linguaggio straordinariamente ricco di sfumature logiche ed espressive. Infine con l’emergere della filosofia dal mito ( come un parto miracoloso che però mantenne sempre il cordone ombelicale; persino Platone non volle romperlo del tutto) apparve per la prima volta al mondo la vera capacità espressiva logica e concettuale.

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