bocca della verità

25 settembre 2022

LA SCONFITTA ELETTORALE

OVVERO

LA RESA DEI CONTI

1) Sarebbe relativamente consolante pensare che questa sconfitta, per quanto grave, sia solo una battaglia persa; purtroppo penso che sia proprio la fine definitiva di una intera e lunghissima fase di “guerra politica e ideologica” (1946-2022) e conseguentemente di un intero periodo storico, anche perché non credo che il PD sarà in grado di risorgere dalle sue ceneri come l’araba fenice. Inoltre conoscendo il loro attaccamento alle poltrone, 5 anni lontani dal potere potrebbero essergli definitivamente fatali. Se si sciolgono e rifanno tutto è meglio, anzi necessario. E’ la fine in Italia della egemonia storica della sinistra “comunista” e della sua ultima penosa trasformazione in un partito a tutti gli effetti borghese e conservatore. Si è trattato di una dis-avventura e di un lunghissimo percorso che, partito nel 46 con una smaccata caratterizzazione di sinistra (PCI), si è mostrata fin dall’inizio velleitaria e fallimentare: sacrosanta nelle sue motivazioni di giustizia sociale, inquinata da venature e sospetti dittatoriali, impossibilitata a realizzarsi. Alla fine si è dispersa e prosciugata del tutto ( vedi PD) come un fiume nel deserto: al punto che oggi una reale possibilità di risorgimento si avrà solo con la riscoperta di una nuova identità di sinistra che sia realistica e nello stesso tempo veramente alternativa e antagonista. L’Italia per come è nata ha sempre avuto bisogno di “riforme” rivoluzionarie. C’è di mezzo una scommessa terribile, non solo Italiana ma mondiale, che riguarda la rifondazione di una forza di ispirazione socialista; altro che rifondazione comunista. (ancora una volta o socialismo o barbarie). Oggi come oggi, soprattutto con questo vento di destra, qualsiasi cosa giusta, detta però da un pulpito comunista, rischia di essere perdente in partenza: lo era ieri figuriamoci oggi e i fatti lo confermano. Ecco perché il Pd dovrebbe sciogliersi nella sua componente di sinistra (se c’è ed è ancora disposta a riconoscersi come tale) e coinvolgere anche il movimento 5 Stelle in vista di una rapida e stretta alleanza o addirittura unificazione; senza di che si straparla ancora a vanvera. Tuttavia anche se dovessero unificarsi per continuare la vecchia politica, ossia prevalentemente assistenzialista i primi e globalizzante i secondi, continuerebbero a fare un buco nell’acqua.

Ma se il Pd dovesse continuare per la sua strada senza fare una vera resa dei conti col suo grave malessere politico e ideologico, se si limitasse a rifasi il trucco o a cambiare soltanto qualche aspetto metodologico (troppo poco un cambio di segretario e di personale politico), , persisterebbe diabolicamente nella sua ben nota ambiguità ultra perdente. D’altra parte se invece finalmente la sciogliesse dismetterebbe definitivamente la sua veste fittizia di forza di pseudo-sinistra; nello stesso tempo inseguirebbe e realizzerebbe la sua vera vocazione come forza puramente centrista.

A questo punto non le resterebbe che allearsi con Renzi e Calenda o all’opposto intraprendere anche con loro una lotta spietata per l’egemonia del centro. Sarebbe un altro aspetto negativo per la già molto malata democrazia italiana.

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2) E’ la fine di quella specie di retaggio o meglio di rendita di cui la sinistra ha sempre goduto, sfruttando al massimo, finché ha potuto, il mito della resistenza. Ma l’ha sfruttato malamente evidentemente, se alla fine un tesoro così grande e prezioso si è logorato e non ha più retto all’urto della storia. Non si può sfruttare il sangue e il sacrificio dei martiri e degli eroi in modo fortemente retorico, ultra sentimentale e ultra ideologico come hanno sempre fatto: come se lo spirito di un movimento composito coincidesse con la mentalità e gli interessi di una sola parte politica. Erano diventati i custodi del “santo sepolcro” a cui solo loro avevano un accesso privilegiato. Senza contare che nella resistenza c’era stato anche tanto sano patriottismo, che invece la sinistra ( da ultimo il PD) hanno sempre frainteso e dimenticato: tanto è vero che quando ci fu la scandalosa beatificazione di PIO IX, non ci fu una clamorosa levata di scudi ma solo un un tiepido mormorio; ma chi ha dimenticato così facilmente e opportunisticamente gli eroi del risorgimento, con la stessa facilità farà cadere nell’oblio gli eroi della Resistenza. Infine se uno rivendica orgoglioso di essere cittadino del mondo che bisogno ha della patria? E così hanno vinto quelli che alla patria, a torto o a ragione, hanno da sempre fatto riferimento. Il fatto di averla lasciata completamente in mano alla destra è stato uno dei tanti fattori importanti del crollo del PD. Stesso discorso di come si desse per scontato che il sentire della stessa partigianeria comunista di 80 anni fa (alquanto impregnata di stalinismo) coincidesse in modo inequivocabile ed entusiasta con la invasione dei migranti, le tesi delle femministe oltranziste, la fluidità sessuale e sociale, la crociata e la revanche culturale degli omosessuali e bisessuali ecc ecc. Era tutta un’altra epoca e sfruttarla calandola in modo opportunistico nella attualità è stata una operazione eccessiva, strumentale e fuorviante; ma soprattutto perdente. Così attaccandosi alla Resistenza in questo modo sono affondati insieme: come se l’unico vero asso nella manica fosse l’antifascismo. Ma di antifascismo non si mangia: col reddito di cittadinanza si ( comunque va riformato pure esso, perché così è troppo assistenzialista). Senza contare che a quella parte (purtroppo ormai enorme) della popolazione che fatica ad arrivare a fino mese, dei problemi di chi fa sesso trasgressivo sotto le lenzuola non gliene frega niente. Pertanto o vuoi fare una testimonianza idealistica, valoriale sentimentale a tutti i costi, anche a rischio di perdere le elezioni, oppure ti metti in sintonia vera con quella maggioranza ipotetica che potrebbe votarti spostando l’ago della bilancia. Giacché, ormai lo sanno anche i bambini, nella democrazia moderna vince non solo chi riesce a compattarsi, ma soprattutto a rubare i voti agli altri. E’ una questione di realismo e non di opportunismo: una coerenza sentimentale e moralistica che però ti fa perdere le elezioni, può riguardare una setta (o un insieme di sette: le sette sorelle delle differenze e della inclusione) ma non un grande partito popolare che deve soprattutto pensare a difendere economicamente e prioritariamente una maggioranza sfruttata e solo secondariamente un minoranza oppressa. Anche perché perdendo le elezioni alla fine non si difende ne l’una ne l’altra. A quanto pare ancora una volta (lo aveva fatto anni fa con Berlusconi) la destra è riuscita copiosamente a razziare i voti degli oppositori, mentre la cosiddetta sinistra invece ha fatto karakiri. Il problema dunque consiste soprattutto nel come è avvenuta questa sconfitta, consumata soprattutto nel nome di un ideologismo astratto e pervicace.

Un aspetto che costituisce da sempre uno dei tumori della sinistra, insieme alla straordinaria capacità di dividersi proprio nel momento del massimo pericolo. Come in una partita di calcio non ha senso celebrare i meriti dei vincitori: qui si tratta di sviscerare fino in fondo e spietatamente cosa ci ha fatto perdere in questo modo alquanto strepitoso. Anche perché in realtà questa catastrofe annunciata viene da molto lontano e soprattutto riguarda gli ultimi vent’anni e passa di una linea totalmente sbagliata, condotta con folle cecità e con perseveranza diabolica (se non fosse invece il frutto malato del matrimonio “sacramentato” ma fallimentare, tra neo-integralismo cristiano-franceschiano e quello catto-comunista). Pertanto anche se può sembrare importante sviscerare i folli errori per così dire tattici e strategici (l’abbandono di una vera identità di sinistra, la mancata opposizione e soprattutto la mancata alleanza con i 5 stelle e altri ancora ecc ecc) è ancora più importante criticare spietatamente una certa visione del mondo e l’ideologia che hanno portato a questo disastro. Troppo facile pensare che si fa un congresso, si cambia segretario, si cambia un po’ la linea, e la prossima volta magari vinciamo noi. Come dire un po’ per ciascuno non fa male a nessuno. Non sarà così perché la campana che è tristemente suonata fa rintocchi a morto per chi la vuol sentire. Evidentemente non lo vogliono capire perché fa troppa paura. In tutti i casi li attende un lavoro enorme. Ci sono due operazioni immani da fare: distruggere la vecchia baracca, levare la radice marcia del vecchio dente, infine rifare la bocca di nuovo per tornare a sorridere. Se non si farà tutto questo si costruirà sulla sabbia.

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3) Fare i conti con l’oggi significa fare i conti con la storia una volta per tutte, per vedere cosa doveva essere salvato di un immenso patrimonio storico attualmente caduto persino nell’oblio. Stiamo parlando del PSI (recuperare il forte senso libertario, la sagacia riformista e rivoluzionaria nello stesso tempo) e del PCI (rinsaldare la forza organizzativa e la capacità di mobilitare l’adesione attiva di larghe masse popolari) e cosa invece va abbandonato. Sono questi degli obiettivi strategici che il Pd e i 5Stelle vedono ancora con il binocolo, sempre ammesso che se li propongano; ma se non lo faranno, insieme al problema della loro unità, continueranno per una strada scivolosa e inesorabilmente decadente. Soprattutto il pericolo più grande consiste in un riformismo di bassa lega: su questo si impantanarono le vecchie formazioni storiche, su questo annaspano quelle nuove, sempre che si possano ancora definire di sinistra. Tuttavia a ben vedere l’eredità negativa del PCI è ben più corposa: il trasformismo opportunista e l’autoritarismo verticistico, soprattutto il compromesso storico ripresentato vent’anni dopo (alla base del PD). Ovviamente c’è anche il fraintendimento sul cattolicesimo, aspetto che portò il Pci a snobbare le sacrosante campagne a favore di divorzio e aborto, e che ha portato il PD a farsi sponsorizzare abbondantemente dal Papa. Una sinistra così attaccata alle sottane dei preti non si era mia vista. Si è creata così una nuova forma di propaganda e imprimatur clericale che non è mai appartenuta alla storia della sinistra ( alla faccia di Bertinotti, ecco un altro papà del recente disastro elettorale). Solo così si potrà rifare ex novo un vero partito laico, antagonista e realista. Non dimentichiamoci mai che l’Italia ha problemi enormi e richiede soluzioni enormi; altrimenti a prescindere dai proclami demagogici, si continuerà a tirare a campare come sempre. C’è bisogno di una nuova teoria politica e sociale, di un modello completamente nuovo di partito e di società ( che non sarà di certo il modello della fluidità a tutto spiano). E’ un compito immenso che avrebbe dovuto già impegnare i 5 Stelle nei dieci anni passati purtroppo persi per niente, e che adesso dovrebbe impegnare entrambi i partiti. C’è proprio bisogno di un intellettuale collettivo che coinvolga tutti in un enorme dibattito se si vuole fare sul serio. E’ finita penosamente l’epoca del movimentismo infantile e suicida, nonché quella isterica e velenosa del politicamente corretto.

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4) Dunque la sconfitta viene da molto lontano perché riguarda la svolta di Livorno che ha generato il Partito comunista scindendolo e opponendolo a quello socialista. Si è trattato di una scelta storica totalmente sbagliata, sarebbe arrivato finalmente il momento di riconoscerlo, se non oggi quando? Mi ricordo di un mio amico che mi diceva, quasi implorando, voglio solo che mi lasciate morire da comunista. Va bene; ma cosa ti porti nella tomba? In effetti questa ferrea decisione portata fino in fondo, non è ovviamente sopravvissuta al naufragio finale e definitivo del comunismo mondiale. Questo nonostante che si dicesse enfaticamente che il PCI era diverso, che fosse unico, cioè veramente democratico: così democratico nel 69 espulse gli eretici del Manifesto. Pertanto il destino del partito comunista anche in Italia era già segnato fin dall’inizio e consegnato a una lunghissima decadenza di cui la recente sconfitta gravissima ed epocale non è altro che l’ultimissimo atto. Il fatto che ancora oggi ci siano comunisti preistorici in Italia (compreso lo stesso Manifesto) la dice lunga sulla forza pervasiva e perversa del mito, come di tutti i miti: così i suoi indefettibili adepti appaiono sempre in attesa che arrivi finalmente il vero messia, pardon la nuova versione del comunismo (democratico?), anche se nessuno ancora sa dove si trovi e se mai ci sarà. Nel frattempo continuano a perdere le elezioni come se nulla fu desse: evidentemente il loro aspetto critico è solo a senso unico verso il capitalismo, mai verso se stessi.

A loro interessa la fedeltà a tutti i costi, fideistica e feticistica, a un modello ideologico vissuto in modo parareligioso, anche se questo continua a portarli fuori dalla storia. Forse certi si aspettavano la rinascita della sinistra (comunista?) addirittura dal PD che invece più di tutti la ha affossata, portando comunque al disastro anche la sua identità pseudo riformista, cristianuccia e pseudo socialista. Il fatto che il Pd abbia mantenuto in qualche modo questo filone comunista (le bandiere con la falce e martello ai suoi comizi) non deve sembrare troppo strano: anzi risulta perfettamente coerente proprio con quel vecchio (fallimentare) modello comunista. A un certo punto il PCI era diventato un partito conservatore incapace sia di riforme che di rivoluzione: il Pd lo ha seguito nel modo peggiore su questa falsa riga di finto progressismo radicale (tutto per gli omosessuali) e di subdolo conservatorismo nascosto (le pensioni a 71 anni, peggio della Fornero!). Così ancora oggi a proposito di vetero e neo comunismo ne vediamo di tutti i colori. Penso a certi incredibili comunisti o pseudo socialisti qualsivoglia, i quali al colmo della follia, si aspetterebbero una specie di rivincita proletaria anti-nato e anti- americana, addirittura da Putin, per metà zar e per metà Stalin redivivo…Altri ancora si aspettano la riscossa proletaria non più dalla classe operaia europea ormai integrata, ma appunto da quella “straniera” sull’onda dei migranti, che invece è stata la principale causa recente di questa sconfitta. Pertanto mi sembra del tutto ovvio che la rinascita della sinistra non potrà avvenire in alcun modo dalla costola dei tanti mini partitini che ancora si ispirano al comunismo. Tornando ai tempi antichi il frutto più perverso di quella svolta è stata la guerra civile contro il partito Socialista (considerato traditore, prima con il “socialista” Mussolini, e poi con Craxi conductator). Invece era evidentemente l’unico abilitato ideologicamente e concretamente a perseguire nell’alveo democratico le tappe di una vera rivoluzione sociale ed economica di cui l’Italia da sempre ha un bisogno disperato. Purtroppo per fare questo avrebbe dovuto mantenere la sua identità progressista e proletaria, riformista rivoluzionaria che ha ceduto (soprattutto per colpa di Craxi) malamente al PCI, il quale a sua volta l’ha interpretata e scialacquata in modo fallimentare fino alla attuale bancarotta della sinistra italiana. Ma come già detto, stando le premesse non poteva andare diversamente. Ricordiamo che il primo governo partigiano (socialista e azionista) veramente progressista, duro e puro, quello di Parri, Lombardi e Pertini (che sicuramente non si vergognavano di essere patriotici) venne fatto fuori dopo pochi mesi dalla DC e da un certo signor Togliatti (colluso con i Russi). Questo a proposito di chi da subito ha incominciato a tradire la Resistenza iniziando come i gamberi la lunga marcia della sua obsolescenza.

A partire dagli anni 60 il Psi e il PCI hanno perseguito e man mano peggiorato, entrambi per strade simili e diverse, il loro reciproco percorso di decadenza fatto di incomunicabilità, di competitività assurda e infeconda nonché di progressiva e fatale subalternità socialista. Quest’ultimo eternamente schiacciato tra DC e PCI a un certo punto con Craxi ha perso la trebisonda; ma il Pci invece di dargli con troppa facilità il colpo di grazia, avrebbe dovuto soprattutto farsi un esame di coscienza. Infatti se uno perdeva voti mentre l’altro li guadagnava, il loro comune destino era la paralisi politica. In tutti i casi per entrambi si trattava di un riformismo impossibile e inconcludente stando la egemonia democristiana americana e la divisione interna dei due partiti popolari voluta dal del PCI. Questo partito che aveva tanto baldanzosamente distrutto il PSI subito dopo si avviava a fare un clamoroso harakiri: ha intrapreso la propria pratica fallimentare post sovietica nel peggiore dei modi, inseguendo, ma senza avere il pollice verde, querce, margherite, olivi ecc ecc Vale a dire tutto tranne al riformulazione di una vera rinnovata identità di sinistra. Urge il sospetto che questa incredibile deriva sia stata fatta per il terrore di dover rifare tutto da capo (quello che tocca adesso) e soprattutto per evitare il ricambio (totale) della vecchia classe dirigente che infatti è sciaguratamente sopravvissuta restando il più a lungo possibile incollata alle fatidiche careghe. Credo che aver preferito le sorti personali al destino del paese sia una colpa ben terribile. Inutile dire che questo ha comportato lo azzeramento di una storia comunque gloriosa di una certa parte del popolo italiano ( per noi comunque la migliore), decenni e decenni di lotte e sacrifici fatti da milioni di persone costellate da atti innumerevoli di eroismo. Tutto questo è caduto nell’oblio fino al punto che oggi come oggi ci si vergogna persino di cantare Bella Ciao. C’è da chiedersi, se questa eterna guerra civile a sinistra, che ancora una volta ha portato al disastro come ai vecchi tempi, continuerà tra quello che resta del PD e i 5 Stelle? Se tutti i mali vengono da li perché non la facciamo adesso finalmente la contro svolta, mandando il comunismo a quel paese una volta per sempre, riunificando la sinistra in un unico partito che se non sarà socialista alla lettera (anche senza nome, anche senza simboli e insegne) però ovviamente ne perseguirà lo spirito libertario (anticlericale) e la ispirazione sociale fondamentale: ampliare la democrazia, pacificare la società, rimodellare l’economia ponendo fine alle rendite scandalose, alla corruzione dilagante, alla speculazione e al profitto ingiusto. Lo so che detto così sembrano i compitini di Pierino, infatti ci vorrebbe qualche super economista che mettesse questo programma nel dettaglio nero su bianco e soprattutto venisse indicato ”tutti insieme” il progetto e la prassi politica per realizzarlo. Prima di tutto tornare a vincere le elezioni; già, ci eravamo dimenticati di questo piccolo particolare. Come già detto la nuova ipotetica sinistra che verrà (se verrà) deve tornare a fare i conti con la sua tradizione apparentemente morta e sepolta. Quante volte si è sentito dire: chi dimentica le sue radici non ha futuro. Be adesso è arrivato dopo tanti anni il momento di rispolverarle se veramente vogliamo aspirare a un futuro.

Dei tizzoni ardenti covano ancora sotto montagne di cenere e di oblio e potrebbero ancora suscitare, se compresi e ravvivati nel modo giusto, un grande incendio riformista e rivoluzionario. Esattamente quello di cui il paese ha un disperato bisogno per opporsi alla nuova destra trionfante, come se non bastasse in aggiunta alla terribili crisi strutturale e congiunturale che stiamo sta attraversando. Per fare questo ripristiniamo il lavoro come fulcro centrale, “calmieriamo” i migranti, lavoriamo per un femminismo più conciliante che sappia ritrovare quella formula di liberazione universale che fu già del proletariato; anche perché una volta le suffragette cercavano alleati tra gli uomini e adesso li cercano prevalentememente tra gli omosessuali(!?). Cerchiamo di ripristinare i cristiani per il socialismo e non i socialisti per i cristiani; ma se diventassero politicamente tutti protestanti, come lo sono già incredibilmente e modernamente nella loro libera interiorità, questo si sarebbe il vero miracolo. Se ci liberassimo in un colpo solo della burocrazia vaticana come fece Lutero in Germania 600 anni fa, l’Italia farebbe un passo in avanti semplicemente enorme.

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5) La verità è che nessuno sa che cosa fosse veramente diventato il Pd. Viene in mente il subdolo mostro dantesco di Gerione che aveva mille volti ma nessuno andava bene. Era una nuova versione della democrazia cristiana di sinistra?; ma allora in tutti i casi non era sinistra. Sicuramente ne ha ereditato in tutto per tutto la prassi del suo buonismo parolaio, inconcludente, ipocrita e perverso. Facciamo degli esempi. Come quando straparlava contro la pena di morte (sacrosanto) ma poi ci si dimentica per 80 anni di seguito di costruire delle carceri decenti, col risultato che ogni anno ci sono decine di suicidi (ultimamente 60). In questo modo è tutto gratis, non c’è nemmeno bisogno di scomodare il boia: soprattutto si continua a far credere che in Italia la pena di morte non ci sia…Non la fa lo stato (così anche gli pseudo illuministi si autoassolvono…); in compenso la fa fare agli stessi condannati! Come quando ha straparlato (insieme ai comunisti ovviamente e da ultimo il PD, ibrido figlio di tanta progenie) in favore dei rom. Giusto; ma poi non ha mai fatto niente per loro, lasciandoli vivere in oscene riserve indiane, favorendone e nascondendone la criminalizzazione. Essere riformisti solo a parole e poi stroncare in modo fanatico e moralista (razzista!fascista!) chi osasse criticare è veramente qualcosa di indegno. Alla fine si è scoperto che la nuova mafia romana, dopo la banda della Magliana, erano loro.

Non è cambiato nulla in difesa del territorio tragicamente abbandonato come sempre, così come la gestione dei post terremoti lascia sempre molto a desiderare (per usare un eufemismo). Hanno criminalizzato in tutto e per tutto Virginia Raggi facendo terrorismo mediatico, ma con Gualtieri la minestra finora non è molto cambiata: spazzatura e cinghiali a gogo. Solo che adesso non li mostrano più nella nostra fogna televisiva… Non ci sono i soldi per questo e quant’altro? Ma siccome non sono più di sinistra non ci provano nemmeno a farseli dare dai “ricchi” che magari se li sono fatti per decenni senza pagare le tasse ecc ecc.

Sono la nuova versione del compromesso storico ? Ma se fosse così questa è una ricetta vecchia di vent’anni, presentata fuori tempo massimo, ormai scaduta: una specie di aborto nato già morto, per giunta cercando di resuscitare la sintesi di due forze abbondantemente e platealmente fallite. Senza contare che questa sintesi, come già detto, è avvenuta nel nome del neo-progressismo cristiano globalizzante (e catto comunista) ispirato da Papa Francesco; ossia una forma rinnovata di clericalismo che in passato non era mai appartenuta alla sinistra. Al contrario noi pensiamo che la reviviscenza del socialismo va di pari passo con la rinascita di un illuminismo forte e coerente: con la sua buona dose di anticlericalismo visto che la chiesa, come sempre, continua ad essere attraversata da scandali orribili.

Sono una accozzaglia di gente che ha sempre fatto politica in modo opportunista e strumentale ? Secondo me si insieme a tutto il resto, organizzando un pateracchio indigeribile; e che resterà indigeribile se la ricetta non cambierà completamente negli ingredienti e nel modo di cucinarli.

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6) E adesso veniamo al tasto più dolente, ossia scoprire il coperchio su ciò che a livello di ideologia e di visione del mondo bolliva nella pentola della sinistra in genere e del PD in particolare. Evidentemente una pietanza poco saporita o addirittura tossica visto che non ha funzionato.

Fino a quando il PCI è rimasto comunista (sembra di citare monsieur de la Palisse) si ispirava a Marx, Togliatti, Gramsci ecc: aveva insomma una visione monolitica (identità) del mondo che si rifletteva su tutto fin nei minimi particolari. Naturalmente tutto questo a causa della sua rigidità e del suo dogmatismo si prestava a molte critiche non indifferenti; cionondimeno manteneva ben salda una identità di sinistra. I veri e gravi problemi consistevano nel fatto che il comunismo era intrinsecamente sbagliato e appunto per questo perdente all’estero come in Italia. Anche se il Pci avesse vinto le elezioni gli americani gli avrebbero scatenato contro una guerra civile terribile come successe in Argentina e in Cile ecc. Insomma il Pci non sapeva che fare veramente (gravissima incertezza) ne del suo passato ne del suo futuro. In effetti era sempre troppo tardi rispetto al precipitare degli avvenimenti, era sempre troppo blando rispetto agli errori del passato. Alla fine avviò una pratica fallimentare che non gli evitò la bancarotta di cui l’ultima tranche, quella definitiva, l’abbiamo pagata il 25 di settembre. Mentre l’ultima cosa che doveva fare il PCI per tempo, prima che fosse tropo tardi, per salvare la intera storia della sinistra, era trasformarsi in un “vero” partito socialista per il combattimento democratico e sociale: insomma riunire e rinserrare le fila con i vecchi fratelli amici-nemici per dare un nuovo volto alla sinistra e avviarsi con ben nuovo spirito verso le battaglie future. Naturalmente questo non è avvenuto per la insipienza e il troppo astio reciproco, eppure era l’unica cosa da fare.

Anche oggi se vogliamo imparare qualcosa dal passato (lo diremo più volte ma non sono mai troppe) bisogna smetterla una volta per tutte con le guerre suicide e fratricide a sinistra.

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7) Alla fine di questo processo di dissoluzione la visione del mondo che subentrò era del tutto l’opposto, basata cioè questa volta sul dogmatismo delle differenze. In pratica sul riconoscimento e sulla difesa di tutte le possibili minoranze, in quanto tali ingiustamente vessate. Sembrerebbe una analisi perfetta dal punto di vista epistemologico, valoriale e sentimentale: come si fa a non stare dalla parte delle minoranze vessate e soprattutto escluse? Da qui è nato il mito e il ritornello sentito un miliardo di volte inclusione, inclusione, inclusione a tutti i costi: tale per cui la prima difesa delle minoranze significa farle entrare dentro; ma dentro dove, in una società già sfasciata per conto suo? Già quando si parte così, nel solito modo gnostico (noi siamo gli unti da Dio) e manicheo (cioè demonizzando gli altri) non si colpisce tanto il potere in quanto tale, ma il diritto di critica (il quale deve essere spietato e non fermarsi di fronte a niente, nemmeno ai ricatti sentimentali). E’ stato Max Weber a dire che la politica della cecità sentimentale è la peggiore di tutte.

Questa nuova visione totalizzante (suo malgrado …) vede con orrore tutto ciò che si presenta identitario e unitario ( e quindi totalizzante e universale in quanto tale) , interpretandolo come il vero peccato originale che si porta dietro necessariamente tutti gli equivoci e tutti i mali del mondo. Gli universali astratti non solo sono fuorvianti sul piano della realtà e della relativa conoscenza (esistono solo gli individui concreti), ma sono immorali in quanto autoritari: sono quindi persecutori, a tutti i livelli ( epistemologico, ontologico, sociale), ma soprattutto sul piano delle differenze sociali minoritarie che li sottendono e subiscono. Queste vanno riconosciute e liberate in quanto differenze, in quanto minoranze. A questo punto i nemici diventano:

– lo stato; ma possibile che non si capisca che lo stato può decadere solo se la società è diventata così perfetta da renderlo pleonastisco. Non può decadere per decreto delle multinazionali a motivo dei loro sporchi giochetti. Soprattutto lo stato italiano già così malmesso di suo. Può sembrare eccessivo ma quando si attacca il concetto di patria si attacca a maggior ragione anche quello di stato.

Infatti è proprio il concetto di patria che è stato attaccato più di tutti come se fosse una cosa ridicola e vergognosa. Di questo possiamo ringraziare il solito papa ingombrante ( così ingombrante che molti ci hanno visto l’ultima spiaggia della sinistra…). Abbiamo visto come è andata a finire.

-pensando che comunque i confini sono solo un optional sentimentale e non un istituto giuridico importante

-quando si preferisce Bella Ciao all’Inno del Piave, come se si escludessero per forza, mentre sono complementari, allora il primo inno è destinato a sparire. Certo la prima guerra mondiale è stato un immondo carnaio assurdo; ma non per questo il sacrificio degli eroi non può essere ne sminuito ne dimenticato. Già a suo tempo fu questo errore, se lo vogliamo chiamare così, uno dei fattori che portarono al trionfo del fascismo.

– infine si è cercato di attaccare e dissolvere (missione vittoriosa forse tra i giovani…ma non alle elezioni) la identità sessuale come era sempre stata intesa per secoli, e come nonostante tutto, si presenta maggioritaria in natura. Ancora una volta il sentire di una minoranza, per quanto grossa, ha fatto dimenticare il punto di vista della maggioranza la quale ancora non si sente affatto “ermanfrodita”. Tuttavia non c’è solo il punto di vista dei contenuti, vanno ulteriormente dette alcune cose molto gravi di metodo e di prospettiva:

– si può criticare Hegel finché si vuole, ma fu lui a dimostrare, questa volta in modo inequivocabile, che non esiste identità senza differenza e viceversa, differenza senza identità. Questo anche se proprio lui ha tradito sbilanciandosi troppo sul piano della identità (cioè sul potere dello stato e sulla forza conservatrice della maggioranza). Nello stesso tempo parlava sempre di flessibilità e di fluidità, ma la intendeva sempre all’interno della identità e non fuori dall’universale di riferimento , tale per cui la dialettica universale particolare va sempre intesa in modo dinamico e articolato. Pertanto le differenze vanno si riconosciute in modo significativo ma non come schegge impazzite che partono per la tangente rompendo potenzialmente l’armonia del contesto di riferimento.

Pertanto basarsi tutto sulla differenza-e è una cavolata altrettanto grande che basarsi solo sulla identità. Se questa fanatizzata ti portava a forme di democrazia autoritaria o addirittura a dittature vere e proprie, l’esaltazione monocorde di quell’altra, si inseriva perfettamente nella direzione della società capitalista di dividere e scomporre tutto quello esiste, indebolendo sempre di più i vecchi collanti sociali (vedi Lukacs): la classe operaia ridotta a fantasma evanescente, idem per la dialettica sessuale biologica. Sempre che non riesci a dimostrare che maschio e femmina sono stati solo le più grandi illusioni ipnotiche della natura, cancellate da una scelta ideologica come se fosse un colpo di spugna. E infatti tutto questo alla fine ha portato alla società fluida che più fluida non si può. In questo modo siamo riusciti a scomporre, a fluidificare persino la sessualità come se fosse il menu al ristorante.

– la politica delle differenze corrisponde a una dimensione prevalentemente sovrastrutturale: questa è in definitiva ultra-borghese perché riguarda soprattutto modi di vivere e visioni del mondo senza intaccare sostanzialmente la struttura economica e quindi senza colpire la vera ingiustizia sociale profonda e complessiva. Anzi tendenzialmente la peggiora come nel caso del mercato del lavoro, dove gli stranieri in quanto esercito di lavoro di riserva, tendono a far abbassare i salari e a peggiorare le condizioni di lavoro complessive. Il che è verissimo alla faccia dei sindacati e delle palle che raccontano. Il miglioramento sovrastrutturale delle condizioni di vita a livello dei diritti riguarda dei comportamenti (per lo più sessuali) di certe minoranze e non la gran massa degli italiani in un senso economico: con la terribile aggravante della crisi demografica, altro grande tema strutturale. Alla maggioranza degli italiani interessa il miglioramento economico delle loro condizioni di vita e non quelle degli stranieri, questo non è xenofobia ma sano materialismo. Inoltre alla gente che fa una gran fatica a tirar la carretta, quello che accade sotto le lenzuola altrui non gliene frega niente.

In questo modo il PD smettendo di occuparsi di struttura e difesa economica dei lavoratori e degli italiani in genere, è diventato un partito borghese che più borghese di così non si può. Avete mai visto questo partito occuparsi in modo serio e non propagandistico della difesa di:

-dei salari

– delle pensioni ( si ma per portarle a 71 anni!)

– delle periferie (completamente dimenticate)

– del lavoro ai giovani (idem con patate)

– del reddito di cittadinanza che va riformato e non abolito (uno dei punti dove si è consumato l divorzio suicida con i 5 stelle)

– una vera politica economica complessiva

– ribaltamento della crisi demografica ecc ecc

Vien da pensare che tutto questo, di fronte alla impossibilità o alla incapacità di combinare niente di serio e di concreto per la gente, che non sia esclusivamente sul piano dei diritti comunque “ideologici”, tralasciando il piano decisivo del miglioramento economico e materiale, sia stato intrapreso come colossale scorciatoia ideologica per far vedere che qualcosa “almeno si faceva”. Ma era una specie di alibi, una nebbia per confondere le idee, una gran cassa per non far sentire le altre voci, cercando di far dimenticare e oscurare la drammaticità del fallimento più importante (strutturale). Soprattutto diventava necessario cancellare artificiosamente la vergogna e la ignavia conseguente a questa “amnesia”. Così si è intrapresa l’ossessione e il trionfalismo del propagandismo moralistico inclusivo delle minoranze, mentre si escludeva la maggioranza sociale da un conforto economico e conseguentemente li si incentivava al non voto per protesta. Gli stessi “naufraghi”, che appunto avrebbero dovuto essere i maggiori “beneficiari” di un vero intervento economico (secondo la ossessione della inclusione), ricevevano solo la salvaguardia e il lascia passare per un tragitto pericolosissimo. Infine se riuscivano ad approdare, trovavano la prima accoglienza in specie di campi di concentramento sovraffollati e fatiscenti. Per loro solo la grancassa mediatica di poter partire e approdare (se sopravvivono). In seguito riceveranno solo lavori precari o superprecari. E’ la solita falsariga dello pseudo buonismo terroristico mediatico già sperimentato con i rom, con le carceri e quant’altro: tutto apparentemente per loro, urlando come moralisti sconvolti e scalmananti, ma poi poco o nulla nei fatti (a parte i sospetti mai fugati di speculazioni terribili sulla pelle di quei poveretti). Se qualcuno protesta scatta subito la nomea di fascista e razzista senza cuore. Stesso discorso per i bambini che non nascono (ma fanno qualcosa?) per i giovani che non trovano lavoro e naturalmente soprattutto le ragazze disoccupate (alla faccia del femminismo sovrastrutturale e trasgender). Cerchiamo di trovare un lavoro a queste ragazze e non di farle diventare se possibile, tutte lesbiche dichiarate. Per carità facciano pure, non si lamentino però se non hanno trovato, ne troveranno una maggioranza parlamentare di riferimento, e magari alla fine rischiano di perdere persino il diritto all’aborto.

Il discorso sul femminismo è molto complesso e drammatico a causa dell’estremismo eccessivo che continua a pervadere questo movimento soprattutto nelle sue diramazioni più intellettuali e giovanili. In ogni caso è proprio questa la matrice originaria del fanatismo che ha portato ad esaltare tutte le differenze perdendo di vista la maggioranza degli uomini e senza convincere (per fortuna) la maggioranza delle donne. E’ vero che tutte le femministe che incontro mi dicono platealmente che vogliono vendicarsi degli uomini (falcetto e martello ma sulla punta dell’uccello) ma per fortuna almeno per il momento, la gran parte delle donne italiane continuano a dare alle bambine bambolotti e pentoline. Recentemente sta per arrivare in Italia un film scandinavo dove si dice che anche la maternità può essere maschile e che la donna in realtà è un maschio opzionale dato che può essere quello che vuole (ma non lo aveva già detto Freud che la donna è un maschio mancato?). Recentemente una femminista spagnola che fa la professoressa ha detto in classe che per salvare il mondo dagli uomini, bisogna fare una dittatura di donne (Matria) per prima cosa castrando gli uomini (solo il 25%) Se si continua su questa linea la prossima volta al potere non ci va più la Meloni ma direttamente Mussolini redivivo.

– non ha senso sostituire un dogmatismo con un altro dogmatismo, soprattutto se quest’ultimo riesce a camuffarsi perfettamente spacciandosi per il suo contrario. Essendo per forza a fin di bene salvaguardando apparentemente i più deboli e i reietti, nasconde le vere finalità di tale operazione che coincidono da una parte con gli interessi capitalisti più segreti e più subdoli (far partire gli schiavi di sua sponte senza più bisogno di una deportazione coatta e violenta come nel passato) dall’altra con la eterna cantonata ideologica della sinistra, la quale pensa che i poveri “santificati” abbiano sempre ragione a prescindere. Anche se discriminano gravemente le donne come nel caso della cultura islamica o addirittura praticano la infibulazione venendo da certe regioni dell’africa ecc ecc. Pertanto la cultura delle differenze coincide quasi completamente con la globalizzazione, il femminismo estremista, la nuova pseudo palingenesi del sincretismo ed ecumenismo religioso. Tutte caratteristiche che hanno gonfiato e sgonfiato il PD. Nel prossimo futuro lo gonfieranno di nuovo?

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8) Ma la cosa più’ drammatica consiste nel metodo mediatico “terroristico” di come sono stati diffusi questi temi. Sono 30 anni che ci martellano con le differenze dalla mattina alla sera come se questo fosse il vero programma per la salvezza universale; intanto il mondo peggiora sempre di più soprattutto nella vita quotidiana di ciascuno. A un certo punto in molti si sono stufati di sentirsi rintronare la fanfare nelle orecchie mentre le tasche erano sempre più vuote.

Già Bernais (la pecora nera della famiglia Freud) aveva inventato un modello propagandistico poi largamente copiato tale e quale addirittura da Goebbels, cioè dalla efficacissima divulgazione nazista. Quando tutte le voci possibili concordano su un unico tema, su un unico obiettivo positivo o contro un avversario da distruggere, stiamo assistendo a forme di propaganda per lo meno formalmente simile a quella “nazista”. Lo scopo è quello evidentemente di ipnotizzare le masse a tutti i costi. Quando tutti i partiti, tutti i giornali, tutti i media ripetono all’infinito ossessivamente la stessa cosa, allora sotto sotto c’è qualcosa di molto losco. Ma lo avevano già detto Marx e subito dopo Nietzsche, che dietro alle grandi crociate e ai giudizi eccessivamente morali si nascondono, quasi sempre, mire e affari inconfessabili. Non solo, ma ovviamente gli avversari vengono demonizzati e le immagini che vengono utilizzate sono sempre quelle tranchant che più di tutti ti colpiscono come un pugno nello stomaco. Sono cioè del tutto emotive e irrazionali: colpiscono come una tempesta emotiva e conseguente provocano un corto circuito della ragione, bloccando ogni possibile critica e contrarietà. Così sono andati avanti per decenni, migranti migranti,inclusione inclusione, ogni tanto sbattendo in prima pagina i corpicini di poveri bambini annegati (che forse era meglio se non fossero mai partiti…). Questa storia è andata avanti per vent’anni ma adesso forse il disco si è inceppato. Vedremo.

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9) Ora a partire dal fatto che in realtà teoria filosofica, analisi sociologica concreta e pragmatismo empirico politico sono dimensioni e livelli differenti, a noi interessa solo quest’ultimo livello. E’ a partire da questa ottica che osiamo dire cose che nessuno credo abbia detto in questi tristi giorni.

Infatti non ha perso solo il Pd e tutta la sinistra globalizzante. Hanno perso e pesantemente:

– prima di tutto la stessa democrazia visto che ancora una volta l’astensionismo già grave è aumentato. Lo diciamo qui appunto in controtendenza polemica con quelli che ritengono questo fenomeno normale e fisiologico di una democrazia matura. Sarà anche matura, ma per noi e per quel poco di matematica che mastichiamo, ridotta al 40% la democrazia appare soprattutto marcia e moribonda. L’astensionismo è soprattutto uno scandalo dal punto di vista della sinistra che dovrebbe sempre essere più impegnata e volitiva della destra e non disertare le urne. Se lo fa vuol dire che il livello di disperazione e disaffezione è veramente alto e insopportabile. Questo non è colpa della destra e la sinistra deve solo fare mea culpa.

– un altro grande sconfitto è proprio Draghi visto che ha stravinto l’unico partito che da solo ha avuto il coraggio di fargli opposizione.

il Papa visto che ha perso chi più di tutti straparla sulla globalizzazione (al punto che ci vorrebbe tutti meticci) e ha sempre sponsorizzato il PD; tuttavia ha perso al momento e solo in teoria: poiché la chiesa ha sempre fatto il gioco dei tre bussolotti alleandosi ogni volta col vincente di turno. Attenzione però; se la destra gli bacerà velocissima e genuflessa l’anello papale, forse vorrà dire , che dismessi i proclami rivoluzionari, torneranno a fare solo bieco conservatorismo. Ancora una volta cambia tutto perché non cambi nulla.

– le femministe oltranziste visto che la prima donna che prende il potere è di destra, quando il PD ne ha messe troppo poche al suo interno (qui c’è una enorme lezione critica da acquisire che non è di certo la continuazione estremista del femminismo più revanchista)

– lo stesso Biden che aveva fatto di Draghi il suo pupillo (la solita alleanza segreta, ma neanche tanto, tra massoni?) e che vedeva nel Pd il partito di riferimento in Italia.

infine la stessa globalizzazione nel suo complesso; ma non solo per la condanna degli speculatori e dei banchieri ( questo ormai lo hanno capito tutti) ma anche per il rifiuto della invasione dei migranti ( questo non lo ha capito solo la sinistra). Il concetto che la massa dei migranti deve colmare la massa degli italiani non nati deve finire del tutto.

– l’Europa che subito ha interpretato quanto è successo, a torto o a ragione, come motivo di divisione. E già vediamo che la Germania comincia già a defilarsi per fare tutto da sola. Se fosse così Meloni o non Meloni si va verso il disastro annunciato.

– Infine naturalmente Salvini , Zaia e tutta la lega. Evidentemente Salvini non vuol capire di aver avuto una occasione irripetibile andando al governo con i 5 stelle. Ha raggiunto un vertice, lo ha ceffato: gli è mancato il coraggio, lui ha fatto il gran rifiuto . Ha dimostrato di non essere un vero rivoluzionario ne di destra ne di sinistra; ma allora è solo un tribuno del popolo. Si atteggia a leader maximo ma intanto ha fatto cadere il primo governo rivoluzionario dopo quello azionista del 46 e subito dopo si è intruppato in un governo moderato. Sembra che la base non abbia molto gradito.

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I FILOSOFI DELLE DIFFERENZE

MA CHE BELLA COMPAGNIA

LA PIU BELLA CHE CI SIA

10) Adesso presenterò in modo per così dire esageratamente satirico, alcuni rappresentanti di quella cultura delle differenze che ha egemonizzato la cultura l’Italiana negli ultimi 20 anni portandoci al disastro attuale: pertanto spero che alla fin fine questa filosofia sia alquanto rivista e revisionata se non abbandonata del tutto. So bene che meriterebbero più rispetto e studi più seri che queste poche righe cialtronesche, ma a me interessa far capire terra terra, lo sbaglio che è stato fatto nello scambiare intellettuali estremamente problematici e sofisticati per i fari del cambiamento sociale adattabile e comprensibile per le masse. Mi sembra che una volta sparito il marxismo come principale fonte teorica della sinistra, la cultura delle differenze sia diventato il suo nuovo manifesto ideologico politico. Aspetto che si è coniugato magnificamente con la ideologia della globalizzazione, anzi l’ha addirittura fomentata e giustificata. Promuovendo la differenza e attaccando la identità si è cercato di colpire concetti come la patria e lo stato che però in Italia dovrebbero essere rafforzati definitivamente essendo da sempre precari e sull’orlo del collasso. Al contrario si è rafforzato il potere temporale politico e mediatico del Vaticano, diventato anche lui difensore delle differenze, soprattutto in riferimento alla pluralità etnica dei migranti e alle loro religioni. Ecco un’altra grande fregatura per ciò che resta del laicismo in Italia, tra l’altro in relazione alla obsolescenza sempre più grave di una vecchia ma sacrosanta identità anticlericale della vecchia sinistra (la parte sana ). Per quanto riguarda le altre minoranze differenze abbiamo assistito alla loro esagerazione mediatica tutte insieme, in particolare alla crociata ideologica degli omosessuali e al politicamente corretto delle femministe più arrabbiate, fattori fastidiosi e antielettorali. Per quanto riguarda i primi ben venga se avanzano di numero, meglio se arretrano tenendosi comunque ben stretti i loro diritti; ma senza forzature ed esposizioni mediatiche troppo smaccate. Oppure volete per forza da me (e dagli elettori…) l’affermazione che se tutti diventassero omosessuali io sarei contento?; be questo non ve lo posso dire e non mi sento per questo ne fascista ne razzista. Ben venga la nuova egemonia di un potere femminista, ma solo se darà garanzie di un nuovo maternage universale, Se no rischia di arretrare e decadere incapace di conciliarsi con la gran parte della società non solo maschile. Ecco perché non provo simpatia per i protagonisti filosofici delle differenze che tanto hanno contribuito secondo me a farci perdere le elezioni. Anche facendo finta che siano stati avanguardie molto molto in avanti, erano davvero troppo avanzati per le masse, che non possono certamente avere la stessa complessità e velocità di pensiero in tutt’altre faccende affacendati.. Secondo me sono solo la retroguardia irrazionale del pensiero borghese più borghese e irrazionale (fluido) che ci sia ( su questo una volta tanto il buon vecchio Lukacs avrebbe avuto ragione).

– incominciamo con Althusser (struttural marxista, gli altri sono struttural psicoanalisti) il quale ha inaugurato il femminicidio filosofico ammazzando la moglie.

Guattari. Morto suicida riteneva che la schizofrenia fosse il paradigma e il valore (un universale evidentemente, proprio lui che gli odiava) più alto del vissuto umano: forse voleva proporre come modello per le masse la follia salvifica di certi artisti morti pazzi ? Schizofrenici di tutto il mondo unitevi.

– Lacan. Quest’uomo che non riconobbe una figlia illegittima e che si scopava a volte le pazienti (pratica diventata clinica da parte di un suo certo discepolo italiano di cui non facciamo il nome) pretendeva soprattutto di ripristinare la fedeltà a Freud, citando una fantomatica fase infantile cosiddetta dello specchio, che però nel maestro era implicita e appena accennata. In seguito si è scoperto che i nomadi, i quali notoriamente non usano gli specchi, non hanno in realtà una evoluzione tanto diversa dai bambini borghesi moderni, che vivono in case splendenti e super specchiate. Sto pensando ai primitivi che sono rimasti tali forse perché lo specchio non l’hanno nemmeno mai visto. Sicuramente la prima identificazione (ma anche la perdita fatale di identità) avviene attraverso lo sguardo beatificante (fondante) o aggressivo (sfondante) della madre; ma in Freud si parla soprattutto di immagine, poi forse verrà lo specchio, se verrà. Se uno non ha la fortuna di avere specchi in casa vorrà dire che dovrà andare in analisi da Lacan. Per lui la differenza più importante era la alterità irriducibile del nostro inconscio, per il suo aspro e blindato nascondimento di desideri inconfessabili. Noi dunque siamo dominati da simboli e dal linguaggio originati a loro volta dal cripto messaggio clandestino dell’inconscio. Torna il ritornello heideggeriano che siamo mossi e creati dal linguaggio in modo ipostatico e misterioso: qui però c’è un deus ex machina, un sub-meccanicismo ripetitivo piuttosto che la supposta creatività misteriosa e grandiosa dell’Essere. Questo linguaggio è certamente onnipotente verso il destino del povero io succube, ma non come la enormità creativa e poetica dell’Essere. Pertanto resta avvolto nella sua sotterranea miseria frammentaria e indecifrabile. In effetti siamo schiavi di un dio molto minore, forse per questo le religioni devono farci adorare un vero dio all’esterno formalmente (quasi) perfetto piuttosto che questo abitatore underground dei nostri abissi immemoriali. Pertanto l’io e il super io che lo bloccano (insieme al desiderio censurato) vanno depotenziati e smascherati il più possibile. Io dico: la fine del super io è stata la più grande disgrazia e abbaglio della pseudo pedagogia e psicologia di sinistra che così facendo non solo ha distrutto la scuola, ma intere generazioni di ragazzi; e naturalmente continua a farlo. Certo il super io va in parte mantenuto e bonificato perché alla fin fine dovrà pur esserci un senso del dovere e del senso di colpa: una volta estinti del tutto siamo alla anarchia pura egocentrica e narcisistica. Cioè esattamente i due mali interiori che più di tutti stanno caratterizzando il nuovo secolo. L’io in quanto tale è una formazione di compromesso e lo sarà sempre nella vita concreta: quando l’io decade gravemente allora subentrano le più gravi malattie mentali. Se ne sono mai accorti? Pertanto il super io va eliminato solo in parte e soprattutto bonificato; l’io lo stesso. Tuttavia alla fine di tutto l’io va anche giocoforza rafforzato sul versante del controllo razionale (che poi si chiama autocoscienza). Questo significa veramente riprendere Freud alla lettera, cioè non tanto all’inizio (la scoperta tragica della onnipotenza dell’inconscio) ma alla fine: se la terapia ha avuto un buon esito accettabile a livello di abreazione, interpretazione e transfert, allora vuol dire che l’inconscio, il super io, l’io e l’autocoscienza sono finalmente in grado di collaborare e di affrontare il mondo (evitando un’analisi infinita). Viceversa (qui confesso la mia difficoltà interpretativa, ma non per penso di essere solo) si prospettano, rispetto ai componenti classici della psiche, esiti per così dire molto problematici.

Ora il super io è il principale nemico e occultatore di quel desiderio che Lacan vorrebbe sicuramente quantomeno far emergere del tutto. Pertanto dovrebbe (anche lui) sparire del tutto o al contrario realizzarsi? Siamo sicuri che non svolga anche altre importanti funzioni in ordine al riconoscimento della legge e al controllo dei comportamenti ecc ecc. Se fosse così, l’annullamento della sua positività ed è esattamente ciò che catastroficamente ha sempre sviluppato la pedagogia di sinistra. Avremmo una prima importante mutilazione di un equilibrio in realtà necessario. Anch’io penso che il super io che si debba ridurre ai minimi termini e farne un uso quasi omeopatico (dato che l’empatia è la vera soluzione privilegiata); ma non può essere abolito del tutto. Si tratta di fabbricarne uno nuovo, di rifondare equilibri delicatissimi; ma la sua scomparsa resta esiziale per una vera maturazione -dell’individuo e per il fallimento educativo che produce in serie fragili bamboccioni narcisisti.

– stesso discorso dell’io; ma allora cosa resta dell’io senza super io? O deve anche lui sparire del tutto? E’ evidente che tale situazione estrema e paradossale si prospetta solo in psicopatici e schizofrenici gravi…è dunque fattibile e auspicabile a livello di massa?

alla fine lo stesso discorso riguarda il desiderio. Deve emergere del tutto ma solo per disinnescare la sua carica tossica ed esplosiva (visto che spesso è la peggiore fonte di tutte le più gravi perversioni) oppure diventa in qualche modo protagonista determinando una specie di trionfo dell’es? Alla fine cosa resta del sistema psichico scoperto da Freud? Una specie di dimensione vuota, informe e fluida che sembra essere la definizione più valida della schizofrenia che piace così tanto a molti di loro.

– Foucault. Omosessuale nerd infelicissimo per molto tempo, anche lui ovviamente tentò più volte il suicidio e alla fine morì di Aids ( pur essendo malato continuò ad avere rapporti promiscui non protetti). Disse che Dio era morto (bene) e l’uomo pure (male). Seguendo Heidegger ( come tutti loro) distrugge l’idea che ci sia e che ci possa essere un sia pur minimo progressismo umanista. Ora noi possiamo limitare la presunta positività dell’uomo in modo grave e drammatico; ma non fino al punto di ritenere che non ci sia nella razionalità (riveduta e corretta; se ne può discutere) una forma di liberazione e di speranza a cui aggrapparsi. Altrimenti che ci stiamo a fa ? Molti decenni fa nella situazione la più disperata in molti hanno imbracciato il fucile piuttosto che aspettare il responso dei poeti.

– Heidegger. Filosofo tedesco fu per alcuni anni iscritto al partito nazista e pare abbia scarsamente aiutato il suo maestro ebreo Husserl a salvarsi dalle persecuzioni. La sua tesi fondamentale dice che chi crea il mondo non è l’uomo ma il linguaggio ( aulicamente quasi la voce di dio? Più volgarmente la voce del padrone). Questo a sua volta è determinato misteriosamente dall’Essere destinato quindi a restare tale, nascosto e covato in se stesso per così dire. Ancora una volta il senso di questo auto nascondimento è proprio il mistero più grande di tutti. In questo modo l’autonomia dell’uomo e la sua creatività restano ambigue , a volte negate completamente, incapsulate dal forza enigmatica dell’essere e dal mistero, strutturalmente ambiguo, della sua espressione linguistica. Solo l’essere (tramite il linguaggio poetico) ci potrà salvare se mai decidesse di farlo….E’ una forma assai tortuosa di teologia negativa (esalta dio nascondendolo, affermandolo e negandolo nello stesso tempo). Possiamo proporre questo alle masse? Possiamo aspettare che la liberazione delle masse provenga dalla ispirazione dei poeti?

In realtà è nonostante sia stato il grande ispiratore di tutti i filosofi delle differenze, è un po difficile trovare anche in lui una forma di smaccata esaltazione di questo tipo. Sicuramente sono stati i filosofi delle differenze a ispirarsi a vario titolo a lui. Già questo è un gran bel paradosso visto che i “differentisti” erano quasi tutti di estrema sinistra o rivoluzionari iconoclasti:infatti il nostro come già detto era stato iscritto al partito nazista e comunque è rimasto sempre ultra borghese. Certo un punto decisivo della sua filosofia consisteva nella famosa differenza ontologica tra l’essere e l’ente tale per cui l’essere, assolutamente trascendentale, non ha nulla della particolarità e cosalità dell’ente; non è nemmeno una infinità di enti ma piuttosto la infinità di tute le possibilità (e questo anche mi andrebbe bene se non fosse che sono le possibilità dell’essere che scelgono l’uomo e non viceversa). La grande apertura di libertà è fatta dal punto di vista dell’essere e non dell’uomo che è solo il suo burattino al massimo il suo mentore (poetico). Infine parlando di identità ha detto chiaramente che non esistono identità uguali (le foglie sono astrattamente identiche ma tutte concretamente diverse) e che ogni identità consiste in realtà di infinite differenze. E’ vero ma veniamo adesso subito al dunque con un esempio concreto: quando si parla di piani differenziati per ciascun alunno. Questo è veramente il trionfo delle differenze e delle identità le più diverse. E’ però una pericolosa , improponibile e assurda utopia che non tiene conto della realtà concreta e delle sue reali contraddizioni, Un professore normale con venti ragazzi ne può seguire individualmente solo 5 e con enorme fatica (alla faccia di presidi e ministri vari). Per essere veramente coerenti dovremmo avere venti professori, uno per ogni alunno. Non solo è improponibile organizzativamente ed economicamente, ma sarebbe anche sbagliato teoricamente da un punto di vista educativo e valoriale. Ancora una volta il fatto che ciascuno può avere un pappa diversa a secondo dei suo gusti e possibilità testimonia il mito borghese della libertà assoluta come per esempio è già accaduto colla sessualità completamente fluidicata dalla volontà del singolo. Secondo me i ragazzi devono anche avere un vero senso di collettività e comunità ( a parte i casi straordinari) . Questo anche in senso coattivo (super io positivo). In definitiva Heidegger si sarà anche sbilanciato a favore delle differenze ma ha anche dato grande importanza alla identità (che le raccoglie e da un senso unitario); in questo non lo vedo molto diverso dallo stesso Hegel. La differenza enorme consiste nel fatto che Heidegger annulla la differenza soggetto oggetto, da all’essere un senso misterioso e soprattutto deterministico, annulla il concetto di prassi in relazione al riconoscimento e rispetto sacrale dell’essere stesso ( contro l’abuso della tecnica, la sua distruzione della natura e il pernicioso plagio sociale).

– Deridda. Filosofo del decostruzionismo, anche per lui esistono solo le differenze ma senza approdare ad alcunché di positivo. Decostruisce e fa l’autopsia al linguaggio, per dimostrare che non c’è mai ne un vero senso ne un vero fondamento: al punto che molti lo ritengono il massimo livello raggiunto dallo scetticismo e dallo stesso nichilismo. A questo punto le differenze sono le membra sparpagliate dei testi dove il senso non c’è se non in questa terribile tensione e finalità iconoclasta a disincantare e destrutturare qualsiasi messaggio. Che c’entra questo con la sinistra? Forse con l’anarchismo letterario incendiario, se fosse una specie di gioco salottiero, non certo adatto per proletari ma per i peggiori radical chic. I nazisti bruciavano i libri e i volantini; lui brucia e dissolve il significato dei testi. Con questo non voglio assolutamente dargli del nazista, voglio solo ricordare che Nietzsche era il primo a dissentire da un nichilismo esclusivamente distruttivo.

– Deleuze. Non ha fatto altro che esemplificare e approfondire le tesi di tutti gli altri. Attacca heideggeriamente la concezione del presente come presunta dimensione privilegiata della verità, non solo perché è confuso (lo svelamento- nascondimento, presente-assente dell’essere è sempre in realtà misterioso e sfuggente) ma soprattutto perché si porta dietro un passato infinito di falsità e di ingiustizie che ovviamente tende positivisticamente ad esaltare o a nascondere. Ma è l’unico che salvo in parte, perché ha avuto il coraggio di dire alle femministe oltranziste: Se volete fare come gli uomini, cioè prendere il potere esattamente come loro, perché criticate quello che vorreste raggiungere e superare? In realtà volete solo un potere autoritario tramite una verità dogmatica coniugata questa volta al femminile. Splendido e tragico; ma quando lo capiranno?

Irigaray: a me sembra che la signora Irigaray (una delle principali esponenti femministe) sia rimasta vittima due volte del concetto di assoluto: un concetto che è sempre sbagliato in qualsiasi modo lo si intenda e lo si usi. Uno perché non può applicarsi alla realtà che è fatta solo di cose finite (uomini compresi naturalmente); due perché se usata in senso ideologico e morale può trasformarsi facilmente in una crociata violenta, in una caccia alle streghe di tipo ideologico terroristico. La Irigaray dunque ha scoperto che tutto quello che ha prodotto la cultura patriarcale della nostra società era infettato di maschilismo dalla punta dei piedi alla punta dei capelli; in quanto tale da rifiutare in blocco. Nello stesso tempo il mondo femminista è invece il nuovo assoluto positivo l’unico valore auspicabile e predicabile. Intanto c’è da dire che quando anche le donne avranno prodotto testi del tipo i poemi omerici, la bibbia, La divina commedia se ne potrà riparlare, sempre che non li abbiano precedentemente bruciati in piazza. Al di fuori della provocazione di cui mi scuso, è evidente che su queste basi non solo sarà impossibile costruire qualsiasi compromesso, ma resteranno sempre in una posizione di antitesi muro contro muro a muso duro. Se uno guarda il mondo giovanile femminile sembrerebbe proprio che questa tipologia di femminismo estremo stia trionfando insieme alla massiccia diffusione del lesbismo. Ma se uno guarda il resto della società sembra che stia avvenendo il contrario esatto con gli esiti elettorali che ben sappiamo. Se uno vuole costruire un nuovo universale (che sottende un nuovo patto sessual sociale) deve tendere alla liberazione sia della donna che dell’uomo. Per fare ciò deve evidentemente cambiare strada: altrimenti dovrebbe prendersi le proprie responsabilità attinenti al trionfo o al disastro della sinistra. Ultimamente come sta andando?

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Conclusione. In realtà è sempre esistita (Eraclito; ma dopo Cusano, Hegel, Freud, Marx) una teoria della contraddizione :la realtà è fatta di opposti che mentre si compenetrano, si escludono e si mantengono, si svelano e si nascondono, tutto nello stesso tempo. Questo processo, questa tensione, si realizza ovviamente all’interno di una dimensione relativistica, dividendo sempre tutto “temporaneamente” e “alternativamente” nella metà di due opposti escludenti-compenetranti secondo vicende ora affidate al caso ora alla necessità; ma soprattutto all’interno di un evento interpretativo in cui verità e falsità ancora una volta si incorporano e non hanno mai un valore di per se assoluto. Pertanto c’è la regola e la legge ma anche la eccezione; c’è l’ambivalenza e l’alternanza. Purtroppo questa giostra ben rappresenta il malessere inquieto del divenire e quindi della esistenza in senso lato. Pertanto c’è da starci attenti: sarebbe meglio se possibile plasmare delle forme non esasperate ma pacificate, più tranquille e durevoli. Per questo la identità e la legge devono assumere la eccezione e la differenza salvaguardandole, ma nello stesso tempo devono esprimere una regola che proprio in quanto tale persegue anche un fondamentale senso di giustizia: è prevalente ma non prevaricante, trovando un accordo tra le parti che soddisfi entrambi. Così un arbitro di calcio deve essere prevalente ma non prevaricante. Questo naturalmente si può fare (purtroppo utopisticamente) solo tra gli opposti che sono sottoposti alla ragione e alla volontà umana sperando che tutto questo si possa applicare veramente; in caso contrario la natura e la storia perseguono spietatamente solo la vittoria del più forte dando ragione a Eraclito: tutto è guerra in quanto guerra, la vittoria e violenza del più forte. Eraclito però non aveva considerato che se c’è l’immediato (la pura forza) c’è anche la mediazione: l’intervento della ragione e della volontà umana che cerano di emanciparsi dalla forza per quanto questo sia possibile. E’ questa l’ultima spiaggia di quell’umanesimo che Heidegger odiava così tanto lasciando tutto, il bene e il male, all’arbitrio misterioso e quasi insondabile dell’essere: solo la poesia lo può evocare e appena intravvedere. Tuttavia non credo però che possiamo lasciare il destino delle masse in mano alla ispirazione dei poeti. Sappiamo quanto feroci ed esclusiviste diventano le differenze minoranze che salgono al potere. Pertanto la identità in quanto legge (stabilità strutturale e valoriale non rigida ma fluida e dinamica) deve seguire la giustizia armonizzante e non la sopraffazione di uno dei due opposti. Questo può accadere solo quando democraticamente la legge identitaria si sottopone alla critica invece di escluderla. Ancora una volta (alla faccia di Aristotele) il fondamento c’è e non c’è: non ha mai valore assoluto, ne ontologico ne epistemologico e nemmeno valoriale: come se il male o il bene stessero tutte da una parte sola (il che succede rarissimamente). Ma comunque sia ha anche un suo valore positivo: viene rifiutato un approdo totalmente scettico e nichilista. Il senso di tutto sta nella lotta e nella vittoria periodica di uno dei due, ma se questa vittoria avviene solo in virtù della forza e prevaricazione, è il trionfo della guerra, cioè la maledizione della natura e della storia. Al contrario il senso più alto di tutti lo si trova quando gli opposti riescono a mediarsi, pacificarsi, si ritrovano a metà strada e a trovare una armonia per quanto relativa e precaria. Che bella scoperta! Sessualmente e sentimentalmente parlando si chiama amore: peccato che oggi le femministe sembrano predicarlo soprattutto tra rappresentanti dello stesso sesso. Quindi questa logica (Eraclito lo chiamava proprio logos) rifiuta ogni assoluto e ogni dogmatismo (mentre Hegel alquanto follemente, dalla contraddizione degli opposti ha trattato addirittura il suo concetto di assoluto). Pertanto sessualmente parlando, già Eraclito ci aveva già detto implicitamente che nella natura è strutturale e performante una guerra sessuale di opposti tra maschio e femmina; ma non si sarebbe mai sognato di far partorire il leone e rendere la femmina più forte fisicamente. Inoltre ci aveva già detto che tutti noi abbiamo una parte maschile e una femminile; Freud aveva aggiunto che solo un riequilibrio tra i due da veramente serenità e felicità, anche se oggi i fatti sembrerebbero dargli torto. Infattiquello che oggi trionfa è una specie di girandola dove gli opposti (maschio-femmina) totalmente fluidificati spariscono. A questo punto è curioso constatare che il trionfo delle differenze in realtà le fa sparire.

La vecchia società era orribile per la schiavitù economica e culturale delle classi subalterne, in primis delle donne. Nel corso di questo secolo hanno raggiunto (almeno in occidente) traguardi incredibile per velocità, profondità e potenza; al punto che ormai stanno per rovesciare la pariglia e prima o poi ci riusciranno. Ma con che modalità e con che risultati? Quello di ridimensionare l’utilizzo diabolico del potere o semplicemente di coniugarlo al femminile ? (distruggendo completamente il maschio persino nella sua virilità, la qual cosa stanno perseguendo ormai da decenni). Facciano pure se ci riescono; poi bisognerà vedere se vinceranno le lezioni, oppure che tipo di società riusciranno a costruire (una società liberata a metà come fu quella patriarcale maschilista). Sono talmente aggressive e vendicative che non sono nemmeno capaci di nascondersi e camuffarsi un po. D’altra parte lo spirito di vendetta allo stato puro è sempre isterico per definizione.

Fino all’altro ieri cercavano l’alleanza con i maschi, adesso prevalentemente con gli omosessuali. Ma soprattutto in questa vicenda dell’eterno conflitto di opposti ci sono altre cose molto importanti da rimarcare:

-la guerra degli opposti priva di mediazione (torna l’umanesimo) era performante per Eraclito ( e lo sarà sempre per la estrema destra) ma per noi rappresenta comunque la irrazionalità e il male di vivere in quanto tale. E’ questa guerra che costringe tutto a trasformarsi decadendo fino a morire e a scomparire del tutto. Sarà anche un bene dal punto di vista dell’“Infinito” ma per il singolo sarà sempre una iattura pazzesca. Ecco perché dobbiamo imparare a morire, ma prima ancora a fare di tutto per conciliare gli opposti. Questo secondo me è il vero spirito del socialismo e il significato della famosa sintesi hegeliana; ma tanto lo facciamo tutti i giorni obtorto collo senza bisogno del consiglio del filosofo. Il guaio è che spesso siamo costretti a farlo in modo perdente. Cerchiamo dunque sempre e comunque il compromesso positivo e progressivo e non la antitesi distruttiva (se non in casi estremi). Come già detto le vere riforme sono rivoluzionarie e viceversa basandosi su un compromesso più edificante che distruttivo, più consensuale che dividente. Se questo non sarà possibile torna la logica pura del più forte con tutto quello che ne consegue, Questo compromesso i giovani non lo fanno, non lo possono fare caratterialmente e lo accettano solo quando diventano adulti: il che significa giocoforza imparare l’arte della mediazione, ma purtroppo molto spesso quando succede è troppo tardi. Questo il rok non lo farà mai, il femminismo attuale purtroppo idem. Eppure che cos’è un riformismo rivoluzionario se non un’antitesi che esce dal suo guscio settario, violento e narcisista (fondamentalmente isolato e perciò autodistruttivo) riuscendo a colloquiare e allearsi con tutta la società? Una idea veramente propositiva illumina e costruisce una prassi che va progettualmente oltre se stessa ( il proprio congenito egoismo e corporativismo), per ritrovare uno spirito forte di aggregazione per mordere la realtà, offrendo appunto al maggior numero di persone una nuova speranza di giustizia e libertà (maschi etero compresi). Osservando il trionfo dei maneskin ci viene da dire: torneremo a vincere le elezioni quando tutti i ragazzi saranno diventati bisessuali e si scambieranno la gomma americana masticata in bocca? Forse non c’è da aspettare perché lo sono già, ma non è bastato e non basterà lo stesso (dato anche il calo terribile delle nascite). Faremo la celebrazione della resistenza con i maschi truccati sopra e con la guepiere sotto? Pertanto ancora una volta ribadiamo il concetto: le opposizioni non devono sparire (certo non spariscono mai veramente, al massimo covano sotto la cenere) ma devono armonizzarsi sviluppando una tensione positiva la meno conflittuale possibile, ben sapendo che naturalmente, un certo coefficiente di scontro resterà sempre. Da questo punto di vista il trionfo di un nuovo esclusivo protagonista, che però incredibilmente esclude gli altri due (cioè la vera dialettica sessuale) mi sembra una forzatura terribile e sconsiderata, anche se ovviamente avrà le sue belle motivazioni storiche e sociali. Mi sembra che oggi esista un solo fenomeno bivalente a due facce, entrambi però escludono e sostituiscono la “normale” dialettica sessuale. E’ uno, è un corpo solo ma psicologicamente è ermanfrodita: si vive come se avesse veramente entrambi i due sessi uniti. Non deve nemmeno scegliere l’uno o l’altro, dato che è tutte e due contemporaneamente. Oppure è una specie di frullato dove le differenze internamente sono sparite. Ci sono ancora i corpi sessuati, ma sono come una bottiglia che dentro ha un solo frullato di maschio e femmina totalmente androgino. Se le cose stanno così io non ci vedo nulla di buono : il crollo definitivo della famiglia (aperta si, ma non totalmente fluidificata: le vere vittime saranno i bambini che hanno bisogno di ruoli e identità definite e non promiscue) l’avanzare di una destra sempre più destra ricercando la salvezza nella tradizione e non nella fluidificazione. Ma si sa gli dei accecano coloro che vogliono perdere.

– quando un opposto semplicemente sopraffà l’altro cambia l’attore ma non il copione. Cambia l’opposto ma non l’opposizione, che resta un atto violento e prevaricante. Questo per esempio lo vedi subito nei bambini: quando incominciano a comandare loro senza freni, per i poveri e sciocchi genitori è finita.

– infine un aspetto approfondito da Schopenhauer: quando un opposto emerge improvvisamente per la prima volta con forza, parte in quarta e se nessuno lo ferma, vuol prendersi tutto. E’ questo che vuol fare il femminismo (e compagnia bella) senza senso di mediazione?

– Pertanto c’è la identità e la differenza, l’universale il particolare (la differenza) c’è la totalità e la differenza ribelle e sgusciante, c’è il fondamento e il non fondamento. Il fondamento ovviamente sarà sempre parziale, relativo e transeunte: soprattutto va sempre sottoposto a critica e verifica. Questa teoria ricerca quella sintesi provvisoria,soprattutto in politica,che risulti la meno negativa e che soprattutto porti a vincere le lezioni. Oggi invece sembrerebbe che le femministe siano ancora rimaste ferme alla antitesi e la sintesi ancora non si vede; anche questo ha contribuito al bel risultato che sappiamo. Come già detto la teoria che esalta le differenze snobba la sintesi e rifiuta addirittura gli universali e la totalità; ma un partito sbilanciato sulle differenze orgogliose della loro peculiarità, non potrà mai essere un partito amalgamato in una maggioranza coesa; sarà una maggioranza di minoranze, cioè esso stesso sarà destinato a restare tale. Inoltre avrà difficoltà a produrre una vera sintesi analizzando la società e trovando la quadra per i suoi conflitti. La verità più vera e più triste consiste nel fatto che la classe operaia (c’era una volta…) è stata abbandonata da tutti, anche da una pseudo sinistra che non è più sinistra: pertanto si fa finta che non esista più o che sia una specie di fantasma del passato. In questo senso è sparita anche la sua funzione universale. Il soggetto politico che dovrebbe nuovamente svolgere questa funzione fondamentale, con il giusto corollario di differenze varie è il genere femminile per intero, ma solo se sarà guidato in modo lungimirante e non da estremiste esaltate; ma queste non solo non hanno un vero sostegno maggioritario da parte delle altre donne , ma men che meno ovviamente da parte degli altri uomini. Se non fosse veramente così non si capisce come il Pd e gli altri partitini di estrema sinistra, non siano nemmeno riusciti a ottenere provvedimenti veramente validi contro il femminicidio. Alla fine tante chiacchiere urlate per nulla e speriamo che non gli scippano anche l’aborto.

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11) Dunque quando parliamo di globalizzazione intendiamo la invasione e mescolanza dei popoli migranti (sono milioni ormai), la sottomissione e mescolanza planetaria delle economie a esclusivo vantaggio dalle multinazionali .

Anche la sinistra ha capito da tempo che la globalizzazione consiste in una perfida svolta del mercato guidato appunto dalle multinazionali le quali rompendo ogni confine, ogni limite, distruggono anche il senso dello stato e delle patrie. L’unica cosa che conta è la circolazione delle merci e delle persone ridotte a merci. Ma a loro questo particolare non interessa per nulla, essendo la patria un disvalore risibile sottoscrivendo quell’altro senso della globalizzazione: siamo tutti fratelli, facciamo entrare tutti ecc.

Qui le differenze e le diversità sono le molteplicità etniche: questo minestrone è sacramentato e guai a criticarlo. Prima i proletari di tutto il mondo si dovevano riunire ma ciascuno facendo la rivoluzione a casa propria ; adesso che di rivoluzione non se ne parla più, si autodeportano in modo per loro estremamente pericoloso là dove pensano illusoriamente che ci sia il bengodi. Ma l’Italia non ha l’estensione geografica delle Americhe, dell’Australia ecc, non ha, soprattutto adesso, il benessere e la potenza economica di quei paesi visto che tra poco gli italiani avranno difficoltà persino per mangiare o per scaldarsi. Daremo da ultimo la nostra soluzione su questo problema così difficile e assillante.

Se la sinistra si rivolge fanaticamente ed entusiasticamente al proletariato migrante mondiale non sarà più il partito autoctono del proletariato italiano ma ovviamente e principalmente di quello straniero; senza contare che i proletari italiani vivono questa intrusione, a torto o a ragione, come una guerra tra poveri. Per quale motivo gli italiani dovrebbero votare per un partito che difende pervicacemente soprattutto gli stranieri? In nome di un sacrificio etico idealistico cristian-comunista, o non so di quale diktat fideistico religioso o parareligioso?

Voteranno per un partito che a loro sembra difenda gli italiani. E’ in questo modo che il PD ha perso completamente il contatto con le fasce più povere della società italiana, sempre più povere e sempre più consistenti. Su questa incredibile faccenda ci sono molte cose da dire:

– prima di tutto la sinistra si è incredibilmente uniformata a quei poteri forti che in precedenza aveva sempre combattuto e detestato: adesso, in nome della globalizzazione, ci sono andati a braccetto per 30 anni (America, Confindustria, Vaticano). Che strana incredibile alleanza fatta con i nemici dell’altro ieri.

a)Stiamo parlando dell’America che ha orchestrato tutto per imporre al mondo la sua egemonia e soprattutto il suo stesso modello di società multietnica, basata sulla molteplicità e differenze dei popoli come se questo guazzabuglio fosse il paradiso in terra. Adesso ormai sappiamo che è una società in crisi terribile, con continui massacri soprattutto etnici. Dove sta la tanto decantata integrazione? Se non ci sono riusciti loro dovremmo riuscirci noi ? E’ una società che cova due terribili guerre civili, tra bianchi e neri, tra destra e sinistra. Non è affatto un modello da proporre e da esportare. Infine c’è il sospetto che l’America abbia intrapreso tutto questo non solo per plagiare la culturalmente l’Europa ma per indebolirla. Non dimentichiamo che adesso con la guerra in Ucraina gli Usa potrebbero prendere due piccioni con una fava: distruggere militarmente la Russia ma anche economicamente l’Europa.

b) la Confindustria che ha subito benedetto gli sbarchi continuando a farlo per 30 anni di seguito. Nello stesso tempo non ha impedito in modo criminale la delocalizzazione, e soprattutto non ha fatto niente per attaccare la crisi demografica. A questi signori non importa se c’è una grave crisi demografica che toglie forza lavoro italiana. Invece di giocarsi il tutto per tutto patriotticamente per far nascere bambini italiani futuri lavoratori (a cui dovranno dare però lo stesso salario europeo: no?) scelgono la via più breve. Così la voragine che pian piano si sta aprendo si riempirà di stranieri: peso il taccon del con. Serve un piano Marshall interno per salvare l’Italia: per salvare prima di tutto il sud (ma con la mafia come la mettiamo?) ma poi tutta l’Italia dal crollo demografico. Prima cosa: moltiplicare gli asili nido e aiutare le giovani ragazze a fare figli anche da sole.

c) la chiesa che nasconde in proposito molte strategie occulte:

– ha formidabili interessi in Africa di tipo ideologico e non solo: il baricentro del suo interesse politico non è affatto l’Italia. Il PD come succursale di Negrizia?

– sta riuscendo a indebolire lo stato e la società italiana, un progetto e una vendetta che cova da sempre, cercando di rendere il paese più che mai succube, del suo pensiero unico. Adesso che le opposizioni sono sparite l’Italia, anche se le chiede sono vuote, è diventata una immensa parrocchia mediatica e gli italiani hanno la testa piena solo degli slogans del Vaticano.

Papa Francesco pensa di contraccambiare l’Italia della sua antica vocazione migratoria ripagandola della sua stessa moneta e trasformandola in una specie di Argentina (sic). Alla fine è stato, certo suo malgrado, uno dei più grandi elettori della destra vincente. La quale però una volta arrivata al potere si inginocchierà subito devota.

– anche la nuova palingenesi sincretista di tutte le religioni riunite, riguarda le differenze e la molteplicità: e per forza se si riuniscono i popoli in una rinnovata fratellanza interetnica dovrà anche esserci quella intrareligiosa. Purtroppo i conti non tornano perché i popoli si massacrano come hanno sempre fatto e soprattutto lo fanno proprio in nome della religione. Così quei poveri e volenterosi fraticelli di Assisi continuano a pregare e blaterare ma non ne azzeccano una. A volte arrivano a punte tragicomiche come quando il pope Cirillo, forse ubriaco, ha preso una grossa croce e ha cercato di spaccarla in testa del suo omologo ucraino. All’anima della comunione tra religioni, persino tra quelle più affini.

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CONCLUSIONE SULLE DIFFERENZE

Si è capito che per me la cosa più importante sarà sempre vincere le elezioni. Non solo per una forma di realismo cinico e spietato (questa è la politica purtroppo se vuoi vincere…), ma perché lontano dalla stanza dei bottoni non sei niente. Purtroppo per una certa sinistra l’abitudine ancestrale a essere solo una forza di identità morale strombazzante, ma sempre più emarginata, è diventata una forma di coazione a ripetere inveterata. Dato che questo è il loro modo di essere non cambieranno mai: sarebbe un suicidio psicologico quindi preferiscono quello… politico. Almeno pensano moriamo in piedi, peccato che l’Italia nel frattempo è in ginocchio. Ma come mai è successo questo? Deriva sempre dalla storia del PCI: non potendo mai vincere le lezioni, ben consapevoli di questo, hanno fatto soprattutto propaganda teorica incazzata, dura e pura ma praticamente poco incisiva e deludente. In effetti potevano fare solo quello; peccato che alla fine la maschera si è appiccicata alla faccia e adesso non se la possono più togliere. Purtroppo col tempo questo modo di fare (di non fare) opposizione, man mano che si assottigliavano voti e organizzazione, invece di cambiare si è fissato aggravando quella infinita decadenza. Nel 68 addirittura quattro gatti di gruppetti settari extraparlamentari pensavano di cambiare il mondo stando fuori dal ring. Questo perché la vera lotta politica non si fa nelle piazza con migliaia di scalmanati ( può essere utile se ben indirizzato) ma con milioni di voti in parlamento. Questo significa essere strategicamente partito di piazza e di governo, non ci stancheremo mai di dirlo; ma solo un partito di stampo socialista lo poteva fare in illo tempore. Potrà ancora farlo in futuro ma solo se assumerà quella identità di stampo socialista: progressista ma popolare e aggressiva non opportunista, tanto meno moderata e genuflessa.

Sono anni che dico che la crociata per i migranti (a prescindere su quello che sia giusto o sbagliato)

finirà per scorporare larghe masse dalla sinistra che infatti ha finito col votare Lega. Ultimamente va meglio visto che votano 5 Stelle. Resta il problema crucialissimo di una vera unità rivoluzionaria e riformista italiana, se non si fosse ancora capito: non c’è più l’internazionalismo proletario nemmeno quello dei migranti. Stesso discorso per i gay pride e la vicinanza esagerata di papa Francesco, comprese le sue continue esternazioni e ingerenze. Queste sono sempre sbagliate a prescindere dal contenuto: la chiesa non deve, non dovrebbe intervenire nella politica italiana; ma per fortuna che c’è papa Francesco diceva Bertinotti, ovvero la CGIL in Vaticano…

Ora per quanto riguarda i migranti diciamo la nostra:

una politica esclusivamente identitaria li avrebbe bloccati subito a tutti i costi. Questo è inconcepibile. Ma anche l’opposto, ossia facciamoli entrare tutti sempre e comunque: almeno da un punto di vista teorico è una follia. Si crea una contraddizione pazzesca tra il dato di fatto (ovvio che non si possono lasciar morire in situazioni ambientali tragiche) e il diritto che giustamente non può permettere che un intero popolo attraversi illegalmente i confini di un altro popolo senza nessuna possibilità di essere bloccato. Questo tipo di follia o è di stampo cristianizzante (l’unica patria e confine che resta è quello vaticano…) o globalizzante pura: distruggiamo tutti i confini, gli stati ecc

E’ un’altra forma estrema di fluidificazione che serve soprattutto non solo a spostare “liberamente” i disperati ma soprattutto le merci con la più ampia libertà. In questo modo noi spostiamo il cuore della nostra economia non in Italia ma all’estero; ma se si inceppa qualche segmento strategico anche lontanissimo rischia di saltare tutto.

Come già detto la politica è tutta una questione di compromesso e il tentativo di armonizzare gli opposti pure. Avendone ricevuti a milionate, forse già il 20% possiamo dire che abbiamo già dato. In molti posti hanno già superato questa cifra e a Milano sono già tantissimi, il che pensando a quella che una volta era la nostra capitale economica è semplicemente pazzesco. Uno entra nei tram milanesi, e sente parlare una babele di tutte le lingue, tranne che italiano o meneghino. A Mestre tutti sanno che siamo già arrivati al 30% e chi può scappa dalla “trappola etnica” sciamando nei paesotti limitrofi. Esco dalla stazione di Mestre e le prime dieci persone che incontro sono stranieri; a un certo punto persino una donna col burka! Dunque abbiamo già fatto, anche se malamente, una mediazione tra identità e differenza. La gente non ne può più di sentire tutti i giorni le fanfare dei preti e compagnia bella: di vedere che nelle classi scolastiche ci sono più extracomunitari che italiani, lo stesso nei super mercati e nei giardini pubblici (evviva i bambini, ma quelli italiani meglio). Andando sul concreto:

– una delle battaglie più grandi che ci aspettano consiste nel rovesciare il crollo demografico, lasciar perdere gatti e cani e dedicarsi ai bambini come sembra che ancora facciano negli altri paesi europei. Manca mano d’opera italiana? Si fa come già detto in altre occasioni una leva civile (e militare) molto ragionata e il più possibile non coatta ( a meno che non sia proprio necessario). Mancano 20.000 camionisti? Si precettano i giovani con la leva civile così imparano un mestiere: il primo anno prenderanno uno stipendio limitato e poi si avviano a lavorare per davvero. Così per tutte le altre mansioni anche femminili.

-si prendono tutti i migranti che scappano da Afgnaistan e Siria (per quanto possibile). I migranti via mare vanno salvati con una grande operazione navale di controllo e vigilanza, ma poi vanno subito rispediti magari con le stesse navi che li hanno salvati.

– bisogna bloccare il traffico terrestre via Sahara anche a costo di operazioni militari concordate con l’Europa e la Francia. Stesso discorso per impedire i campi di concentramento sulle coste.

– ma l’operazione più grande consisterà nell’aiutarli a casa loro ma sul serio , certo come si fa adesso con la crisi della guerra? Speriamo al più presto. Si dice che ciascun migrante paga ai trafficanti di esseri umani dai 5000 ai 10000 dollari: perché non possono mettersi insieme e fare delle cooperative piuttosto che rischiare assurdamente la vita? Per fare tutto questo vanno magari aiutati da noi a casa loro sia economicamente che con supporto tecnico.

– in tutti i casi devono essere fatti venire in Italia in modo più selezionato e controllato, soprattutto senza rischiare la vita e distribuiti in tutta Europa equamente. Gli altri ne hanno più di noi ? Ognuno ne prende quanti ne può in base anche alla sua storia e cultura. ( e soprattutto in base alle necessità elettorali).

Stesso discorso per gli omosessuali. Credo che sia stato dato loro quasi tutto quello che volevano:

-la pari dignità e visibilità.

-la possibilità di sposarsi

-di adottare figli

Non si può dare l’utero in affitto perché questa sarebbe una follia evidente e conclamata per tutti tranne che per loro.

Soprattutto devono smetterla di fare la crociata per l’egemonia sessual culturale usando in modo sconsiderato i media (senza contare che i gay pride ci hanno fatto perdere valanghe di voti…).

Per quanto riguarda le femministe estremiste non si può qui affrontare qui l’argomento una volta per tutte. Dico solo una cosa: se fossi giovane prenderei il mitra per andare in Iran e in Afganistan per liberare le donne da quelle schifose dittature maschiliste; ma quando vengo qua e sento parlare che ci vogliono castrare tutti quanti, allora il mitra mi viene voglia di dirigerlo verso di loro se non altro per auto difesa.

La vera questione quindi riguarda il metodo e la visione del mondo che sottende la ossessione della inclusione delle differenze a tutti i costi. Se ne fai un assoluto da un punto di vista ideologico e pratico si trasforma in una dittatura, prima mediatica e poi nella prassi sociale esclusivista e dogmatica: e tutte le migliori intenzioni si rovesciano nel loro opposto creando una specie di caligine dove positivo e negativo, vero e falso non si distinguono più. Fermo restando che chi osa criticare viene demonizzato e criminalizzato.

A scuola più di qualche volta mi sono trovato con ragazzi con gravi handicap ma senza insegnanti di sostegno. Una volta addirittura c’era una ragazza “abbandonata” che tirava le forbici in classe. E’ questa la inclusione a tutti i costi? Ho appena sentito di un ragazzo al sud che ha cambiato 15 insegnanti in pochi anni. La inclusione a tutti i costi, fatta soprattutto di illusione e tanta demagogia, mette in grave crisi la stessa scuola e porterà al disastro elettorale. Non è un giorno, sono trenta anni che va avanti sta menata.

La inclusione a scuola si fa prima di tutto col terrorismo mediatico e didatico (inclusione,inclusione poi ancora inclusione…) e poi conseguentemente con il ricatto istituzionale e punitivo dei presidi: ma i veri fatti, la ipocrisia e la mala fede raccontano molto spesso tutta un’altra storia.

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