La bocca della verità

25 aprile e la Resistenza

Ho fatto la mia mini-mini resistenza quando, insieme ad altri ragazzi del Manifesto, abbiamo circondato, con delle barche, una enorme porta-arei americana, lanciando palloncini con la bandiera del Vietnam del Nord (i marinai americani fecero finta di sparaci, e se lo avessero fatto per davvero?); quando mi hanno portato in questura due volte perché vendevo il quotidiano in piazza; quando ogni anno rischiavo di perdere l’anno a scuola, studiando per salvarmi, il doppio o il triplo di quello necessario (però dopo, ho sempre avuto la media dell’otto); quando ho rischiato più volte (ma non ho mai picchiato nessuno) di prenderle da fascisti, poliziotti e persino da mio padre. Questa è stata la mia mini-mini resistenza, e naturalmente adoravo quelli che l’avevano fatta e patita per davvero e non per gioco, come abbiamo fatto noi, rispetto ai loro sacrifici. Ma tutto questo col tempo non mi ha impedito piano, piano (ci ho messo dieci anni, dal 68 al 78, dai 14 ai 24 anni di età) di abbandonare completamente il comunismo in tutte le versioni, compreso quello italiano (quando ancora adesso ci sono dei nostalgici…). Avevo capito che tutta la sinistra comunistoide dal massimalismo gruppettaro al pseudo riformismo capitolardo, era una enorme bufala ed illusione: ci voleva un socialismo (super pulito anti-Craxiano) da combattimento per il vero riformismo e per il vero il cambiamento.(ossia sia il contrario sia della corruzione di Craxi, che dell’opportunismo trasformista, pseudo riformista e pseudo rivoluzionario del PCI). Oggi come allora, come sempre, finché non risorgerà un partito di massa di ispirazione socialista, questo sarà il vero disastro. Così passai dalle barricate del 68 alle feste giovaniliste e modaiole di Craxi, restandone ovviamente schifato e sconcertato; ma intanto il PCI perseguiva la sua vergognosa deriva e ritirata pseudo-strategica, fino ad approdare ad ortaggi vari (la quercia, la margherita, la carota…). Quando penso a Report mi dico, ma come mai questi, che sono così bravi ed eroici, che fanno giustamente le pulci a tutti, non fanno, in sede di autocritica totale della cosiddetta sinistra (quello che resta), la storia di come Psi e Pci si sono massacrati a vicenda. Nel corso di questa guerra civile ideologica semplicemente folle, alla fine si sono suicidati, entrambi con le loro stesse mani, lasciandoci oggi in braghe di tela (sempre che uno non voglia mettersi soddisfatto, le mutande del Pd, magari con la recente pubblicità di Bibbiano…). Non posso toccare questo argomento assai complesso ma prima o poi lo farò. Però non ho cambiato idea. Stiamo assistendo da tempo al fallimento del capitalismo (suicida si, ma sempre purtroppo vincente e rampante), del comunismo (ormai morto e defunto, trasformatosi a sua volta nel peggior capitalismo) e dello stesso socialismo in tutte le varianti (la mummia che cammina). Eppure è proprio questo filone, quello che dovremmo cercare di salvare a tutti i costi, altro che rifondazione del comunismo; se non ci riusciremo, tutto è perduto. Naturalmente tutto lascia pensare che questo sarà l’esito finale, con una opposizione da macchietta, mentre continua il colossale equivoco della “trasferta africana”. Ci sono due tipi di compromesso: quello propagandistico che serve solo per tirare a campare, a colmare qualche falla, a fare il maquillage. È quello parolaio che fanno tutti. In questo modo inflazionano il socialismo e il riformismo, anche solo in senso nominalista, al punto che nessuno sa cosa sia veramente: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa… . Poi c’è quello che, per quanto un po alla volta, porta veramente in avanti, verso grandi vittorie e avanzamenti epocali (esempio: se arrivasse lo stipendio anche alle casalinghe!). Per me che sono un povero vecchio illuso, c’è ancora la differenza tra riforme minimaliste e le vere riforme di struttura (è qui che riforme e rivoluzione coincidono). Naturalmente col tempo è cambiato anche il mio atteggiamento verso la resistenza: resta ovviamente il più grande rispetto. Addirittura laicamente sacrale, per tutti gli eroi e per tutti i martiri (di tutte le parti che sia chiaro) ma la valutazione politica e filosofica è cambiata. Quando penso agli eroi partigiani non piango lacrime normali ma lacrime di sangue, al punto che poi mi devono fare le trasfusioni; ma piango anche pensando al disastro politico della sinistra, il quale evidentemente coinvolge, quanto mai dolorosamente, anche gli stessi partigiani. Infatti l’eroismo e la sagacia politica non sono la stessa cosa, così come all’incontrario, un sentimentalismo esagerato e retoricamente fine a se stesso, sulla morte degli eroi, poteva coincidere (come è successo) con l’adesione fideistica , direi religiosa, a uno schema politico pragmaticamente suicida e teoricamente sbagliato. Di sicuro la resistenza non è stata fatta da moderati, è stata fatta da eroi , ma come diceva Foscolo anche gli eroi hanno (necessariamente e ovviamente) le mani sporche di sangue. Soltanto degli ignoranti e ipocriti totali, potrebbero scandalizzarsi di ciò. Gli uomini della resistenza non hanno buttato certamente acqua sul fuoco ma, costi quel che costi, nel fuoco ci si sono buttati dentro. Oggi invece la esaltano come fanno i pompieri per gettare acqua e spegnere gli incendi dei conflitti sociali; ma non era propriamente questo lo spirito della resistenza. Quando appare qualcuno che vorrebbe cambiare per davvero le cose gli fanno il tiro al bersaglio a prescindere (come hanno fatto con i 5 Stelle). La resistenza è stata fatta (come tutti i grandi sconvolgimenti politici e sociali: il risorgimento, il 68) da una minoranza relativamente piccola. Che sono 100 o 200 mila persone, rispetto ai milioni restanti della popolazione? Infatti poi, quando si tratta di votare, questi scompaiono letteralmente: lo stesso referendum del 48 stava per volgere a favore della monarchia. Il vero spirito “radicale e intransigente” della resistenza è sempre stata tradito e dimenticato (se non perseguitato) dalla maggioranza silenziosa del regime. Adesso che la esaltano a tutto spiano, c’è da chiedersi se non è proprio questo il modo subdolo, per liquidarla senza che nessuno se ne accorga. La monarchia ha riempito di statue garibaldine l’Italia, ma nella realtà vessava e sbatteva in galera gli ultimi repubblicani. La stessa resistenza appena finita la guerra è stata vilipesa e dimenticata per anni.

Adesso ogni hanno viene celebrata in pompa magna, mentre la sua cartolina sbiadisce sempre di più, se non altro per il passare del tempo. Tuttavia ci sono dei pericoli ben più gravi che pesano sulla rinnovata forza della sua memoria. Uno l’abbiamo già detto: si esalta una cosa mentre nei fatti la si tradisce tutti i giorni, si portano ad esempio gli eroi ma guai a ritrovare anche oggi, la loro grinta e la loro rabbia. Dio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno, non con le armi ovviamente, ma con la vera e ritrovata determinazione politica. Così accadde anche al Risorgimento: veniva celebrato da personaggi paludati, che in realtà l’avevano già tradito in tutto e per tutto (soprattutto democristiani ma anche comunisti; basti pensare alla beatificazione di Pio IX). Così alla fine gli uomini che hanno fatto l’Italia ( certo malamente, ma almeno l’hanno fatta…) risultavano strane e bizzarre macchiette di una retorica ormai avulsa dalla storia, ma solo perché erano stati prelevati da un contesto in cui erano dei veri rivoluzionari. Temo fortemente che purtroppo, sarà così anche per la resistenza. Già si dice che il 25 aprile è anche il giorno di S Marco; ma quando al 25 aprile sarà celebrato solo lui, allora sarà finito tutto soppiantato, dalla palude demo-cristiana di sempre. Ma attenzione, questo accadrà anche per colpa di coloro che a sinistra, non hanno saputo difendere coerentemente quelle memorie, incuranti del fatto che anche loro saranno, protagonisti occulti, del suo sciagurato oblio. Infine c’è un’altra questione, se possibile, ancora più importante: anche sulla resistenza non c’è mai stata una vera resa dei conti su di un piano nobilmente e profondamente teorico. I tumori originari della sinistra sono sempre stai due , ma il bello è che si richiamano e rinforzano uno con l’altro: il massimalismo estremista, minoritario e settario da un parte, il riformismo capitolardo dall’altro. Detto in altri termini, per salvarsi da queste due derive perdenti e suicide, bisogna imparare come essere partito di piazza e di governo: come sposare realismo e utopismo benigno (cioè quello concretamente possibile…). Ma questo non potranno farlo le forze nostalgiche della democrazia cristiana o del comunismo, ma quelle di un rinnovato risorgimento socialista.

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Da un punto di vista militare la resistenza è stata fatta da piccoli gruppi. Parliamo cioè di gente che la guerra la sapeva fare sul serio e non di gruppi improvvisati, che purtroppo, soprattutto all’inizio, vennero facilmente eliminati dai nazifascisti. Questi gruppi erano:

– gli uomini di tutti le organizzazioni di sinistra reduci dalla guerra civile spagnola. Praticamente c’erano tutti: comunisti, socialisti, repubblicani, anarchici.

– i reduci dai disastrosi massacri di Grecia e di Russia, i quali non solo non volevano più combattere per il Duce, ma volevano fargliela pagare. Questi a loro volta si riversarono, a seconda degli orientamenti personali, nelle varie organizzazioni, compresi i Democristiani e monarchici.

– in particolare gli ufficiali monarchici.

-infine i comunisti che furono il gruppo maggioritario, non solo per la massa di aderenti, ma per la indubbia grande capacità organizzativa. Per lo più si dividevano in due gruppi: le brigate Garibaldi nel fronte “aperto” , i Gap in città ( con funzioni molto più difficili e pericolose).

Questa fu l’ossatura della organizzazione militare. Tutti gli altri, cioè il popolo (principalmente ragazzi che preferivano morire coi partigiani, piuttosto che con la “leva forzata” dei Repubblichini di Salò), si aggiunse in seguito e imparò a far la guerra in corso d’opera. Non bisogna assolutamente dimenticare il ruolo delle donne. IL ruolo delle donne fu eroico e fondamentale come quello degli uomini e forse di più.

A questo punto dobbiamo sfatare subito degli stucchevoli luoghi comuni:

– non è affatto vero che furono eroiche, ma per così dire, di complemento, cioè di supporto indiretto alle vere azioni militari. Certo ovviamente ci fu anche questo e fu fondamentale. Pensiamo al ruolo importantissimo delle staffette, ragazze che tenevano i collegamenti tra i vari livelli organizzativi portando e nascondendo materiale pericolosissimo, come messaggi cifrati, armi, viveri e medicine ecc. Pensiamo a tutte quelle che parteciparono in modo occasionale, ma comunque decisivo, per far sentire i partigiani come pesci nell’acqua. Ebbene oltre a questo, furono delle vere e proprie guerriere, le uniche che io accetto ed esalto, perché appartenenti a forze popolari rivoluzionarie. Facevano la guerra alla guerra; si può dire lo stesso di chi partecipa a un esercito istituzionale? Basti pensare che nel solo Piemonte, le partigiane uccise in combattimento furono un centinaio.

– altra cosa stucchevole fu dovuta a un falso senso del pudore, riguardo alle torture che subirono: infatti quasi tutte subirono gravissime forme di tortura sessuale, non solo la violenza, ma mutilazioni ecc. Ecco un altro fatto su cui calò la cortina del silenzio.

Tuttavia quando finì la guerra, incominciò subito la cortina del silenzio, della disinformazione (non avevano combattuto) e soprattutto la calunnia: erano come al solito delle “puttane” o delle streghe sanguinarie, troppo lontane dal cliché dell’angelo del focolare. Sta di fatto che quando ci furono le sfilate dei partigiani, nelle foto le si vede in ultima fila, in coda al corteo. Quelle donne così coraggiose e determinate, erano sicuramente piene di rabbia anche contro i pregiudizi dei loro stessi uomini; eppure li amavano, combattevano e morivano accanto a loro. Evidentemente quelle donne avevano ancora in mente non una liberazione per pochi, ma una liberazione “universalistica” per tutti. Si può dire lo stesso di tante odierne femministe, che sembrano delle vipere piene di veleno, di risentimento e di vendetta? Ancora una volta questo fatto, ci mostra come da subito, la resistenza si tradì con le sue stesse mani. Venne sempre strumentalizzata in senso propagandistico, aprendo o chiudendo strumentalmente il rubinetto della vera informazione.

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La resistenza è stata fatta da forze politiche molto variegate e contrastanti, rispecchiando ante litteram, la proverbiale conflittualità e la famigerata complessità, della cosiddetta democrazia italiana. Questa estrema conflittualità portò in qualche occasione, gli stessi partigiani a spararsi, come accadde a Porzus nel Friuli, quando partigiani comunisti uccisero una ventina di partigiani “democristiani” della brigata Osoppo. C’è da dire subito che quei partigiani, che avevano combattuto in Iugoslavia sotto Tito, erano rimasti sciaguratamente ai suoi ordini. C’era però anche un clima diffuso di diffidenza e di disprezzo.

Come mai tutto questo?

I partigiani democristiani (Brigate Verdi, formazione Osoppo ecc) in un certo senso redimevano, sia pure tardivamente, il ruolo della Chiesa durante il Fascismo. Il Fascismo fu un tavolino a tre piedi che poggiava su Mussolini, sul Re ed infine sulla stessa chiesa (anche se in modo talvolta “dialettico”). A chi cerca di sminuire tutto questo ricordiamo che fu addirittura un Papa in persona (tale Pio XI) a ribattezzare Mussolini come “l’Uomo della Provvidenza” (a motivo dei Patti Lateranensi). Ricordiamo che la chiesa già nella guerra civile di Spagna, risultò di fatto, alleata di fascisti e nazisti; non solo non contrastò la guerra d’Etiopia, ma la benedisse. Quando finì la guerra molti nazisti fuggirono in Argentina con passaporto vaticano. Insomma la chiesa, ha sempre fatto il gioco dei tre bussolotti, in attesa di fare da mosca cocchiera all’eventuale vincitore. Certo non sempre nel corso della storia le è andata bene, come quando i Lanzichenecchi (1527) le furono inviati contro, proprio da una potenza super cattolica come la Spagna. Così nel 1943 la chiesa, che in precedenza aveva benedetto i gagliardetti fascisti, ora appoggiava i nuovi eroi del popolo democristiani. Questo naturalmente non significa che anche nella chiesa, non ci sia stato chi contrastò il fascismo e anche pagò di persona, ma questo non può redimere la lunga legittimazione, collettiva ed entusiasta, data al regime. In tutti i casi ricordiamo che un vero riconoscimento dei partigiani democristiani reso in pompa magna, non fu dei primi tempi, finita la guerra, ma solo da 20 anni a questa parte.

In questa situazione venivano visti con sarcasmo e sospetto da molti altri gruppi, ovviamente principalmente, da quelli comunisti. Ricordiamo che un grande comandante partigiano di ispirazione cattolica, Primo Visintin (comandante Masaccio) disse: se gli italiani continueranno a rubare, il grande e terribile sacrificio dei partigiani non sarà servito a nulla. Questa semplice frase, nella sua drammaticità apodittica, esprime il giudizio finale sul destino storico della Resistenza, al di la di ogni complessità e dettaglio specialistico: venne tradita proprio dai rappresentanti politici di quelli che l’avevano fatta. Dai Democristiani che ebbero il potere assoluto per decenni, facendone un pessimo uso, e dalla opposizione comunista che non seppe impedirglielo (non poteva farlo, in base ai suoi presupposti ideologici sbagliati e comunque perdenti). In questo senso Democristiani e Comunisti hanno fatto l’Italia, ma alla fine l’hanno anche distrutta, come del resto hanno fatto i regimi precedenti. L’hanno fatto e disfatta i monarchici e poi i fascisti peggio che mai. È per questo che l’odierna celebrazione della Resistenza (sacrosanta, in senso laico naturalmente) ricorda anche la “cattiva edificazione” per salvare il regime, all’ombra di un tardivo e melenso compromesso “astorico”. Chi ci salverà dalle piaghe d’Egitto, anzi d’Italia? Chi ci salverà dalla “palude nichilista consumista” di una paese profondamente corrotto, in cui da 30 anni non nascono più bambini? Un paese in cui invece di pensare seriamente a tutto questo, si ritiene che la salvezza provenga magicamente, dalla “trasferta straniera”? Sarà Mario Draghi il nuovo uomo della provvidenza ?

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Per certi aspetti “incredibilmente”, ci furono anchemolti partigiani monarchici. Come mai accadde ciò? Alcuni non avevano mai accettato il disastroso e vergognoso matrimonio col fascismo; altri cambiarono idea e aprirono di colpo gli occhi, dopo terribili esperienze di guerra (in Grecia e durante la ritirata di Russia). Naturalmente questa situazione coinvolse anche molti altri, che aderirono alle altre formazioni diversificate ideologicamente. Inoltre per dei veri soldati e dei veri patrioti, era diventata una questione di vita e di morte, testimoniare un recuperato senso di fedeltà e verso la patria così derelitta. Infine era diventata una questione d’onore, anche da un punto di vista professionale del “vero soldato”, mostrare un totale antagonismo contro la ripugnante alleanza fatta con una banda di assassini e torturatori della peggior specie. Infine ovviamente, vi era l’estremo e disperato tentativo di salvare la stessa istituzione della monarchia.

I “partigiani” monarchici diedero spesso buona prova al nord, ma soprattutto nel rinato esercito di liberazione che muoveva dal sud, con l’appoggio degli Americani. Tuttavia dal punto di vista della compromissione politica, esprimevano lo stesso tipo di ambiguità e compromissione dei partigiani democristiani, ovviamente in un senso estremamente peggiorativo. Il discredito della monarchia che aveva validamente contribuito alla nascita del fascismo, alla violenta repressione della dittatura durante il ventennio, che aveva portato l’esercito a una sanguinosa disfatta e il paese al disastro, raggiunse il suo apice con due scellerate operazioni politiche e militari. Da una parte il tradimento dell’otto settembre 1943 (quando la monarchia mollò gli ex alleati nazifascisti di punto in bianco, lasciando il paese in preda a terribili rappresaglie, senza organizzare nessuna contro resistenza); infine la stessa vergognosa fuga del Re (il giorno dopo al 9 settembre) che abbandonò Roma ai nazifascisti in tutta fretta e senza colpo ferire. In particolare destò viva riprovazione e ripugnanza, l’importanza data al generale Badoglio che divenne l’uomo che sostituì Mussolini, dopo il colpo di stato operato dalla monarchia. In realtà Badoglio, che era fortemente responsabile delle catastrofiche e vergognose operazioni di cui sopra, in precedenza ne aveva fatte di tutti i colori. Infatti era stato, a suo tempo, uno dei principali responsabili della catastrofe di Caporetto (1917), nonché massacratore a vario titolo nelle guerre coloniali (soprattutto in Etiopia per l’uso famigerato dei gas). Adesso era diventato l’uomo di punta nel tentativo estremo di salvare la monarchia; ma naturalmente questo risultava insopportabile a tutte le altre formazioni partigiane. Alla fine delle ostilità, Badoglio accusato di crimini di guerra si salvò e morì nel suo letto (1956).

IL PARTITO D’AZIONE. Il primo partito D’Azione venne fondato da Mazzini nel 1853 e ha continuato a fare la storia del Risorgimento Italiano fino al 1867, quando venne sciolto dopo la vittoria totale della monarchia. Si ispirava alla gloriosa costituzione del 48, alla sovranità popolare, alla libertà di stampa, all’impegno dello stato e della classe politica per migliorare le condizioni dei lavoratori. Il secondo Partito D’azione venne fondato nel 1942 su ispirazione del primo, a riprova del fatto di quanto fosse importante e sentito, il collegamento col risorgimento in senso laico , popolare e di giustizia sociale. Il suo braccio armato venne chiamato Giustizia e Libertà, un gruppo che pur esiguo, compì grandi azioni militari e diede molti martiri uccisi sotto efferate torture. Bisogna dire che in realtà si era già distinto nella guerra di Spagna, assumendo adesso un preciso assetto organizzativo. In tutti i casi era composto da socialisti (Ferruccio Parri) e repubblicani (Silvio Trentin) a riprova della grande continuità tra risorgimento, partito repubblicano e infine partito socialista che riprese il suo testimone. Ferruccio Parri, uno dei capi storici della resistenza, fu il primo presidente del consiglio del dopoguerra, proprio per manifestare l’importanza della lotta partigiana. Tuttavia Democristiani e Comunisti nel giro di sei mesi lo estromisero chiudendo per sempre la pagina eroica della guerra popolare. Dissero che non aveva carisma, che era incompetente e aveva idee pericolose, insomma non era in grado di governare il paese ( tutte cose che abbiamo ultimamente sentito a proposito di Conte). Quando gli chiesero come si sentisse e cosa provasse dopo questa dolorosa esperienza, si limitò a dire:- Ah gli Italiani…

PARTITO SOCIALISTA

Il partito Socialista fondato nel 1892 fu l’erede del vecchio e glorioso partito repubblicano di cui assunse l’eredità patriottica laica ed anticlericale; inoltre esaltò quella componente che si ispirava alla necessità di profonde riforme sociali. Fu il primo partito di massa della sinistra che organizzò la disperata difesa e l’avanzamento delle classi diseredate ( contadini e operai), in un momento molto difficile a causa del violento classismo della monarchia. Tuttavia, grazie alla alleanza politica col ministro Giolitti, contribuì in modo determinante a realizzare la rivoluzione industriale al nord ma non sciaguratamente al sud (che Giolitti lasciò in mano alla “malavita”=mafia); fu il primo partito che si occupò della emancipazione femminile, infine riuscì a ottenere il suffragio universale (donne escluse). Purtroppo in seguito le cose andarono molto male: non riuscì a evitare la prima guerra mondiale e anche per questo motivo, subì la scissione di Livorno quando nacque (1921) il Partito Comunista Italiano. Tuttavia l’evento più catastrofico fu il tradimento di Benito Mussolini che era stato un importante leader della sinistra rivoluzionaria socialista. Un giorno chiesero a Lenin:- C’è qualcuno in Italia che potrebbe fare la rivoluzione socialista? Lenin rispose:- Si, c’è un solo uomo che potrebbe farla: quell’uomo si chiama Benito Mussolini. (peccato che poi la fece sul serio, ma non da sinistra, bensì da destra.) Questo evento fu catastrofico, non solo per l’ovvio motivo che Mussolini creando una dittatura vincente, praticamente distrusse violentemente e sanguinosamente la sinistra (che risorse, sotto la dura repressione, con grande difficoltà) ma soprattutto per un altro fattore. A partire da quel momento le masse italiane incominciarono a vedere nel Partito Socialista il partito del tradimento, comunque una formazione politica ormai inaffidabile (mentre tra democristiani e comunisti era, e resta, l’unico progetto valido). Così operai e contadini passarono in gran massa alle organizzazioni comuniste. Questo fatto ha avuto conseguenze incalcolabili. Infatti la cosa più grave fatta da Mussolini, non fu tanto una feroce dittatura ventennale, un guerra persa e il paese distrutto nel sangue e nelle macerie, ma proprio lo stato di svilimento e di sfiducia che si era venuto a creare verso il Partito Socialista. Per quanto terribili quelle disgrazie furono passeggere, infatti il paese comunque rinacque economicamente, ma rimase in balia di una democrazia malata e improponibile. Infatti, resistenza o non resistenza, fu proprio l’egemonia comunista uno dei fattori che impedì una valida dialettica politica di opposizione, in un paese che invece ne aveva un bisogno disperato. Durante la Resistenza il braccio armato del PSI furono le brigate Matteotti. Furono certamente importanti, ma sempre meno delle formazioni comuniste. In tutti i casi ebbero come leader Sandro Pertini straordinario personaggio che poi fu uno dei più apprezzati presidenti della repubblica. Pertini fu anche l’uomo che firmò la condanna a morte di Mussolini e impose la resa alle forze nazifasciste. Il destino dei socialisti fu molto amaro. In pratica si trovarono, colpiti da eterna indecisione, a sfogliare una doppia margherita del tipo: riformisti o rivoluzionari, lontani dal PCI o suoi stretti alleati, col rischio però di essere confusi e fagocitati. Fu proprio quello che avvenne alle elezioni del 48 che sancirono la sconfitta di tutta la sinistra, sotto l’egida comunista, e quindi anche della resistenza. In seguito i socialisti si trovarono schiacciati tra due colossi, democristiani e comunisti, ma senza la possibilità di fare l’ago della bilancia. In mezzo alla navigazione così tormentata e tragica della politica italiana (stragismo di stato per bloccare i comunisti a ogni costo, anche con le bombe) alla fine scelsero con Craxi la strada peggiore: quella di farsi largo a tutti i costi, diventando il partito principale della corruzione imperante. I comunisti, rivivendo con Craxi il nuovo tradimento di Mussolini, provocarono ed esaltarono la fine del PSI senza rendersi conto di operare non solo un fratricidio, ma di perseverare nel proprio stesso suicidio politico (si erano già sciolti nel 1989). Erano loro che da tempo si dovevano trasformare in un partito socialista (anche per evitare quella deriva craxiana ). Adesso con la sua fine (1994), sancivano inesorabilmente anche la propria, nel corso di una lunga e tormentata agonia. Paradossalmente potevano anche distruggere un partito socialista corrotto, ma poi lo avrebbero dovuto far rinascere. Così le forze che avevano combattuto assieme durante la resistenza alla fine si suicidarono insieme, a distanza di pochi anni, l’una dall’altra.

PARTITO COMUNISTA

Se uno venendo dal popolo (mio nonno e mio padre erano operai socialisti) ed essendo comunque di sinistra, guarda la storia e le vicende del PCI, non può non venirgli un “coccolone”, un tremendo nodo alla gola. È la storia di milioni e milioni di persone (comunque la parte sana del paese) che per un ideale hanno sacrificato tantissimo: molti anni di galera, la tortura e la morte. Penso a tutti i comunisti che sono finiti in galera sotto la dittatura, che sono morti in Spagna; a quelli che sono morti durante la resistenza; penso che cosa ha rappresentato il PCI nel secondo dopo guerra, soprattutto da un punto di vista culturale (neorealismo ecc). Da ultimo penso alle migliaia e migliaia di iscritti che per decenni hanno sacrificato le ferie per fare i festival dell’Unità. Penso alla gioia popolare di partecipare a queste feste, ma anche alla tristezza incombente, quando ormai si capiva che, tra una piadina e l’altra, stava andando tutto in malore. Se poi uno pensa a che cosa ha rappresentato il fallimento di questo partito, con tutte le terribili vicende che lo hanno accompagnato (vedi stragismo di stato) subentra la disperazione. Tutta questa gente che veniva da terribili sacrifici e ingiustizie sociali durate un secolo intero, sperava con tutte le proprie forze nell’avvento di una nuova era, una specie di paradiso in cui sarebbe finalmente sopraggiunta giustizia e verità… Ci si ispirava al materialismo di K.Marx ma purtroppo era un idealismo marcio ad uso popolare. Era una forma di occlusione ipnotica mentale, non molto diversa da quella religiosa o peggio mitica, intrisa dei peggiori archetipi. In poche parole il popolo, a causa della sua ignoranza e della sua disperazione, si auto-plagiava da solo, validamente aiutato da chi (i dirigenti) avrebbero dovuto invertire la rotta per tempo, e invece hanno continuato fino all’ultimo a fare i comizi sul Titanic. Un sogno, un sonno che è durato decenni e da cui molti ancora non vogliono risvegliarsi.

Ma se uno rivede tutto questo, con la più grande lucidità mentale, direi con la spietatezza scientifica che ricerca solo la verità, escludendo ogni retorica e ogni sentimentalismo, allora la disamina storica risulta impietosa. Quando Gramsci, pur essendo in carcere, si accorse che qualcosa in Russia non andava, facendolo notare, subito dopo i suoi compagni di galera incominciarono a prenderlo a palle di neve (con sassi dentro). Durante la terribile repressione della dittatura, i cospiratori comunisti dovevano prestare la massima attenzione, non solo alle spie fasciste infiltrate (tanti) ma anche alla paranoia dei presunti oppositori trotzkisti (?). Molti furono i gravissimi indizi che ci fosse del marcio in Danimarca (cioè nel compagno Stalin). Durante la guerra di Spagna venivano eliminati sistematicamente gli anarchici e a volte anche qualche comunista rompiscatole ecc. Si sapeva che in Ucraina c’era stata una terribile carestia (provocata dalla folle eliminazione della proprietà privata in ambito agricolo).

Tutti vennero a conoscenza delle terribili purghe staliniane che colpivano a centinaia, i vecchi eroi del primo bolscevismo. Il colmo si raggiunse col patto Molotov-Ribbentrop, dove nazisti e comunisti russi stabilivano apparentemente, una incrollabile alleanza. Un’altra faccenda spaventosa, di cui era a conoscenza Togliatti, che proprio allora si trovava rifugiato a Mosca, fu la tortura e l’uccisione di decine di comunisti italiani (eroi della guerra di Spagna) sempre accusati di essere segretamente trotzkisti. Più tardi, dopo la morte di Togliatti (1964) un suo parente stretto (Paolo Robotti) confessò di essere stato al corrente di tali atrocità, ma di essere sempre rimasto ugualmente comunista in nome di una superiore razionalità della storia (sic). Ecco questo è il punto: una suprema razionalità o piuttosto una suprema irrazionalità? Infine per concludere citiamo due episodi storici enormi: la invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 (ma come un popolo intero si ribella ai suo presunti salvatori?) e la stessa “rivolta” del 68. Allora il bersaglio della gioventù straincazzata non era solo la Dc ma anche, e persino di più, lo stesso PCI.

Purtroppo la disamina non finisce qui, anzi assume una prospettiva abissale. Il PCI non è stato solo responsabile di una mancata opposizione ultra decennale, che ha permesso alla DC di fare del paese tutto quello che ha voluto (nel bene, ma soprattutto nel male, nei mali d’Italia); è stato anche responsabile indirettamente, ma nello stesso tempo in modo purtroppo decisivo, del consolidamento e coordinamento (sotto forma di regime e di complotto permanente) di tutti i poteri forti e “malvagi”( se per malvagio intendiamo chi utilizza la strage come normale metodo politico). Infatti gli Americani pur di garantire a tutti i costi la vittoria dei Democristiani, hanno permesso a tutti questi poteri forti (in primis la mafia, ma subito dopo la chiesa, per finire con i servizi segreti , la massoneria, la magistratura; per non parlare di tutte le altre conventicole e lobby varie) di crescere e fortificarsi nell’ombra quanto volevano, di espandere ogni forma di corruzione: mentale, morale, materiale, politica ecc. In questo modo lo stato italiano non aveva nessuna vera indipendenza, risultando servo di potenze straniere, come Vaticano e America, per via democristiana, ma anche sovietica per via comunista. In questo modo era sottomesso, corrotto e frazionato da tanti altri contro-stati, ciascuno dei quali andava per conto proprio; ma attenzione, sempre pronti a unirsi in un unico complotto, quando si trattava di contrapporsi alla “sinistra”. Infine non dobbiamo dimenticare che durante gli sciagurati anni del terrorismo rosso, la polizia correndo dietro ai brigatisti, ha lasciato gioco forza che le mafie si espandessero ulteriormente, acquisendo definitivamente un potere pazzesco. Alla fine si è creato qualcosa di pazzesco, un qualcosa che va ben di la di qualsiasi malefatta (per quanto grande) o di un regime che per quanto traballante, resta sempre in piedi: si è creato cioè un super-regime e una società bloccati. Un qualche cosa che leva ogni speranza di salvezza, ma anche orni possibilità di cambiamento, a meno di un rivolgimento totale, che non sarebbe un semplice cambiamento di maggioranza in parlamento. Uno dei punti di forza di questo regime consiste nell’impedire sul nascere e preventivamente, ogni forma di vera opposizione (che poi solitamente assorbe in senso trasformistico). Lo ha fatto col PSI, col PCI e da ultimo col Movimento 5 Stelle. Una riprova di questo la vediamo nel trentennale crollo demografico, il cui significato ultimo, per quanto gravissimo, va al di di ogni semplice statistica: se non si inverte la rotta quanto prima, questo è il segnale inequivocabile, da un punto di vista simbolico e morale, di un popolo ormai in via di esaurimento, di un regime che su queste premesse prima o poi crollerà. Pertanto è incredibile che questo popolo, invece di cercare di salvare se stesso con tutte le sue ultime forze residue, pensa prima di tutto a salvare l’Africa, come se questo fosse il suo obiettivo principale. Allo stesso titolo pensare di sostituire i nostri bambini mai nati, con quelli degli “stranieri”, non è solo una follia ma un vero tradimento; ma come ci salviamo smettendo di essere quello che siamo sempre stati? Ultimamente è stato fatto notare che la Grecia con Alessandro Magno accolse (subì) la prima forma di globalizzazione; così l’impero Romano, tale per cui a Roma e in Italia alla fine c’erano (come oggi a Milano) più che altro stranieri. Non è stato detto che in Grecia morì per sempre il periodo d’oro e lo stesso dicasi per l’impero romano. Se tutto questo è vero allora si capisce che gli eroi della resistenza sono morti per niente e che, come già accadde al risorgimento, è stata tradita quasi del tutto. Proprio per questo bisognerebbe far rinascere Risorgimento, Resistenza, Socialismo in funzione finalmente antiglobalizzante.

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Durante la resistenza i democristiani dicevano dei comunisti: combattono una dittatura per instaurare una nuova dittatura. Finché sono rimasto comunista (sia pure del Manifesto) ho odiato questa frase con tutto me stesso, ma poi un po alla volta mi sono ricreduto. Del resto forse che lo stesso Manifesto non era stato espulso dal PCI? Non so come si possa negare che, per alcuni decenni, la componente stalinista fosse molto forte. Molti partigiani comunisti sognavano di continuare la guerra per imporre la dittatura del proletariato, ma se lo avessero fatto , come avvenne in Grecia, avrebbero fatto la stessa fine, quella di essere massacrati da Inglesi e Americani. Per fortuna deposero le armi, ma non deposero la loro ambiguità stalinista…In tutti i casi il problema non consiste tanto dalla verità postuma di cosa fossero veramente, ma quanto piuttosto sul fatto che gli Italiani allora non gli credettero: e come avrebbero potuto farlo, in base alle terribili notizie che venivano dall’Urss e dal terrore che, dando forza al PCI, la guerra civile potesse ricominciare di punto in bianco? Col tempo fecero di tutto per rifarsi una verginità democratica, così per convincere che non mangiavano più i bambini Gianni Rodari faceva volare in cielo le torte…con le ali. In certi momenti Tito e Ceausescu indicarono loro la strada, cioè abbandonare del tutto l’Urss e magari accordarsi con gli Americani. Non lo fecero mai e se lo fecero, ormai era troppo tardi. Più tardi le stesse BR, soprattutto nella componente operaia, puzzavano molto di vetero stalinismo sanguinario. Così i comunisti mantennero sempre tutte queste ambiguità irrisolte, e tali vollero restare fino alla fine, fino a quando non persero anche l’ultimo tram della storia. Così rimasero da soli sulla pensilina mentre l’ultimo tram spariva all’orizzonte. Da pseudo-rivoluzionari erano diventati pseudo.-riformisti fino a quando non approdarono al nulla che li risucchiò.

LE BRIGATE VERDI

Queste furono il braccio armato della Democrazia Cristiana. Si chiamavano così perché si ispiravano agli alpini. Una delle loro principali formazioni era intitolata a Tito Speri eroe mazziniano impiccato a Mantova; già da questo si capisce un po di confusione sulla reale portata anticlericale del nostro risorgimento. Mazzini era molto religioso ma totalmente avverso a quel potere temporale che, in un modo o nell’altro, quei partigiani stavano cercando di restaurare. Nel Piemonte si trovarono al centro di scontri furiosi (battaglia del Montirolo); nel Veneto si dice che cercassero di fare solo sabotaggio, per evitare al massimo lo spargimento di sangue. Addirittura avvertivano per tempo i ferrovieri prima dell’esplosione, in modo che potessero salvarsi, gettandosi nella scarpata. Sarà vero? Da parte mia, per quello che ho capito, veri cristiani e veri buddisti, non possono che astenersi da qualsiasi forma di violenza. Penso all’orto di Getgemani dove Gesù si arrabbiò moltissimo quando un suo fans, per difenderlo staccò un orecchio a uno dei soldati. Il poveretto venne rimproverato e l’orecchio riattaccato miracolosamente. Gesù avrebbe fatto lo stesso, magari rimproverando i partigiani cristiani e guarendo le ferite dei tedeschi? In tutti i casi è vero che i partigiani furono aiutati da molti preti, alcuni dei quali furono uccisi dai tedeschi.

Tra i capi ricordiamo Dossetti che poi si fece prete e morì in odore di santità: forse proprio per questo rimase defilato e ai margini della Democrazia Cristiana. Poi ci fu Enrico Mattei, personaggio famosissimo, uno dei padri della rinascita economica italiana (boom economico 1960). Tuttavia morì in un attentato aereo, si dice provocato dalla mafia su ordine americano, per tre motivi:

– voleva riavvicinarsi troppo ai comunisti.

– faceva concorrenza sul piano petrolifero alle sette sorelle americane (multinazionali del settore)

– per fare questo favoriva lo sviluppo (infrastrutture in cambio di petrolio) di paesi del terzo mondo; e anche questo non andava bene. Fu la stessa fine che fece Aldo Moro, ucciso in un attentato molto strano, per aver accettato la linea del compromesso storico col PCI. Due morti che parlano da sole sul tradimento della resistenza. Di li a poco la chiesa scomunicherà i contadini che votarono comunista nel 1948; lo avevano già fatto con tutti gli uomini del Risorgimento, ma non mi risulta che lo abbiano fatto con Mussolini o con i reucci cristianissimi che portarono al massacro della Prima guerra mondiale.

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Conclusione. Se mia nonna avesse le ruote sarebbe un tramvai e se la resistenza fosse stata fatta a maggioranza socialista e non comunista, il destino d’Italia sarebbe stato diverso. E anche quello della resistenza ovviamente, che invece fu subito ferocemente attaccata in modo pretestuoso. In un suo libro famoso Pansa denuncia e attacca massacri e torture operate dai partigiani comunisti. Prima di tutto i partigiani ripagarono i fascisti della stessa moneta, restituirono pan per focaccia; ma sicuramente in modo quantitativo e qualitativo assai minore. Basti solo pensare al massacro di 20.000 ebrei, alla distruzione di interi paesi. In quanto alla tortura i fascisti disponevano di centri super specializzati ( banda Carità e Koch) dove addirittura inserivano elettrodi nelle parti intime di partigiani e partigiane. Soprattutto c’è una considerazione da fare: in molti paesi europei gli uomini della resistenza fecero, più o meno le stesse cose, senza essere comunisti. Addirittura in Francia fu De Gaulle, uomo di destra, che guidò una feroce resa di conti che nessuno però, da quelle parti, ha mai contestato ( a parte i fascisti ovviamente). Anche li ci furono fascisti appesi per i piedi, ma non erano famosi come Mussolini. Certa ferocia dei partigiani comunisti non sarà moralmente giustificabile, ma è ben comprensibile ideologicamente, in base ai terribili avvenimenti che avevano colpito il popolo, che, ancora prima della devastazione della guerra, aveva sofferto crudelmente sotto la dittatura. A questi si aggiunsero quelli ben più terribili del conflitto mondiale e della guerra civile. Ad un certo punto di un filmato sulla morte di Mussolini (appeso per i piedi insieme a molti capi fascisti e alla sua amante Claretta Petacci a Milano, a Piazzale Loreto) si vede la continuazione di una scena ben poco edificante. Una volta deposto per terra, si scorge il suo corpo già tumefatto, letteralmente preso a calci soprattutto da piedi femminili. Uno direbbe, che irrazionalità, che viltà…Ho pensato e ripensato a quella scena, ma poi si sono chiesto: e se fossero le mamme dei duecento bambini, letteralmente bruciati vivi, per colpa di una bomba incendiaria americana, caduta sciaguratamente sull’asilo di Gorla (periferia di Milano); se fossero donne che avevano perso in Russia non solo il marito ma anche il fratello, o sorelle di partigiani morti orrendamente torturati? Penso ai partigiani ebrei che combattevano, dopo aver perso nei campi di concentramento, tutta la famiglia…Non so se questi, combattendo i fascisti, usassero guanti di velluto. Infine l’ultima considerazione: i fascisti avevano completamente torto, i partigiani completamente ragione, tutti, compresi i partigiani comunisti democratici…ma quanti erano? Chissà chi lo sa…

Ho due ricordi personali legati alla resistenza. Un partigiano mio amico O.S. mi raccontava di aver assistito da lontano (col cannocchiale) a una scena raccapricciante (documentata storicamente): una partigiana viva, tagliata in due da una sega circolare. Negli anni 70 abitavo vicino a un solarium dove si curavano le persone mutilate. A un certo punto io e mio padre incominciammo a vedere una scena ricorrente: una donna sui 50, ancora piacente, sempre scherzosa e sorridente, che si trascinava con le stampelle e una orribile gamba di legno, come quella dei pirati ( uno stecco col puntale di gomma). Io, allora ragazzo del 68 (fanatico?), rabbrividivo pensando alla terribile ingiustizia di quella povera donna, che non aveva nemmeno i soldi per comprarsi una protesi decente. Figuratevi il mio sconcerto, quando mio padre mi disse: è una partigiana che ha perso la gamba in combattimento. Ecco questa è la vera realtà d’Italia, in questa come in mille altre situazioni, al di la dei trionfalismi e delle sceneggiate propagandistiche: molti degli attori che recitano il copione a memoria, prima forse, si dovrebbero sciacquare la bocca. Ho sempre detto che i tumori della sinistra sono due: il settarismo minoritario estremista che fa il processo al mondo intero (tranne che a se stesso) che esalta la propria (presunta) purezza rivoluzionaria, senza vedere la propria (totale) incapacità di realizzazione politica, a parte straparlare e magari usare la violenza a vanvera. L’altro consiste in quel riformismo di bassa lega, che serve solo a salvare una triste routine, senza approdare mai a nulla di veramente importante e che in definitiva fa la gara a chi è il più borghese della compagnia.

In realtà ne manca un terzo, ancora più terribile: consiste in quella forma di manicheismo ideologico assurdo, che spacca il mondo in due, in base a considerazioni assolute: tutto il bene e la verità da una parte, tutto il male e la falsità dall’altro. In questo modo ovviamente, non solo salta completamente qualsiasi capacità di critica e autocritica, ma lo steso rapporto con la realtà. Infine su questo altare di feticismo e idolatrai ideologica, sparisce ovviamente anche il senso della libertà di espressione e il diritto di parola dell’avversario. Il politicamente corretto è quanto di più scorretto possa esistere dal punto di vista del dibattito democratico, operando una specie di censura preventiva. Eppure non è stato proprio Voltaire a dire:- Anche se non sono d’accordo con te, farò di tutto perché tu possa esprimere liberamente le tue opinioni… È un giochetto che la sinistra ha sempre fatto, ragion per cui ultimamente immigrati, femministe e omosessuali hanno sempre ragione, a prescindere. Ieri anche i partigiani dovevano essere per forza cavalieri senza macchia e senza paura. Tornando alla resistenza: i fascisti avevano ammazzato i sette fratelli Cervi che per noi erano, giustamente, un commoventissimo santa santorum; ma pensate come rimasi, quando seppi che i partigiani (comunisti) avevano ucciso i sette fratelli fascisti della famiglia Govoni…Quello non fu certo un bel giorno.

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